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(RegioneInforma) DA MARATEA A ROTONDA VERSO LA CALABRIA. DAL DIARIO AI DISEGNI DI RILLIET

25 gennaio 2005

© 2013 - maratea.jpg

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(ACR) - Espletate le operazioni di imbarco, la fregata "Carlo III" salpò dal porto militare di Napoli per il Golfo di Policastro, verso le nove di sera del 27 settembre 1852. A bordo vi erano i militari appartenenti al Secondo Battaglione del Tredicesimo Reggimento dei Cacciatori, quelli del Quarto Reggimento e il medico chirurgo svizzero Horace Rilliet. A quest'ultimo, già autore di uno scritto di un viaggio del Battaglione in provincia di Avellino, si deve il più noto testo "Colonne mobile en Calabre (Tournée en Calabre)" riferito al viaggio di re Ferdinando in Calabria. In realtà ciò che Rilliet descrive nella sua opera è più il paese visitato che il re visitatore poiché, come ebbe a scrivere Benedetto Croce, il chirurgo elvetico "guardava e disegnava, osservava e annotava quanto gli si offriva giorno per giorno, ora per ora; ma si era ben istruito intorno alle vicende accadute negli ultimi cinquant'anni nella terra che stava per visitare e aveva consultato e studiato molti libri per prepararsi all'opera sua". "Se il suo racconto-sottolineava ancora Croce- è tenuto sempre nel tono impressionistico e leggermente umoristico così nella prosa narrativa e descrittiva come negli schizzi pieni di brio e di grazia che lo accompagnano pagina per pagina, il fondo è serio (…) paesaggi, scene, costumi, aneddoti, figure e figurine della più varia gente si susseguono nelle sue pagine". A Sapri, luogo scelto per lo sbarco, la truppa del Quarto Reggimento raggiunse la riva con piccole barche mentre il Tredicesimo Reggimento su due piroscafi "navigò a gonfie vele verso Maratea", situata "ai pie' d'una roccia su di una angusta spiaggia". Vi sbarcò il Secondo Battaglione mentre il Primo fu condotto ad Acquafredda, il borgo più vicino a Sapri. Fu lì che il comandante del reparto, poiché asini e muli non potevano trasportare "bagagli, cucine e casse" tra rocce ripidissime, assoldò una sessantina di "donne di ogni età" per portare sul capo chi una cassa, chi "un barilozzo",così come raffigurate, dallo stesso Rilliet, in un disegno. Il giorno dopo il Primo Battaglione raggiunse i soldati rimasti ad attenderli a Maratea superiore, "tra begli alberi" posti vicino a un monastero. Da lì i militari raggiunsero a piedi, a tappe forzate, Trecchina, i cui abitanti, muniti di torcia sulla soglia della porta, offrivano vino e frutta ai passanti. Discesi attraverso il Timpone della Seta nella Valle del Noce, ne attraversarono il fiume cercando di evitare "passi falsi sui ciottoli sparsi sul fondo". Dopo due miglia di strada lungo le rive di quel fiume giunsero nel corso della mattinata a Lauria, alle cui porte "belle cascate d'acqua cadono dalle rocce e formano un ruscello che ne bagna le basi". Ospite per la notte a casa di un calzolaio, Rilliet trascorse il ventinove settembre a Lauria, descrivendo abitudini, mestieri e costumi di quegli abitanti e una farmacia dove "un vecchio buon uomo" offriva "caffè, orzata e un liquore alcolico" chiamato "diavolone". Per il battaglione fu possibile anche apprezzare il vino del paese, forte "come acquavite", ma giunto l'ordine di partenza, il 30 settembre i soldati dovettero rimettersi in marcia per raggiungere la strada consolare posta "a dieci minuti più in alto da Lauria Superiore". Percorsero la nuova strada interna del Galdo che si snodava fra montagne rocciose prive di vegetazione, tra burroni, ponticelli e parapetti di pietra. La strada attraversata fu rappresentata dal chirurgo svizzero in un suggestivo scorcio che documenta il percorso del battaglione e quello della vecchia strada. Su uno sprone roccioso posto a ridosso della strada un pastore, con mantello e cappello a punta, poggia le mani su un fucile, tra pecore che brucano e caprette. Superata la vallata, la colonna mobile e Rilliet giunsero a Castelluccio Superiore, dove il medico trovò accoglienza in casa del canonico. La Guardia Reale, che aveva seguito la strada maestra, alloggiò, insieme al re, a Castelluccio Inferiore nei locali del monastero. Il disegnatore svizzero tracciò un prezioso disegno della piazza di quel centro, con la presenza di soldati tra gli abitanti del posto. Quando i battaglioni si ricongiunsero transitarono, osservati dal re, sotto i balconi del monastero per marciare in direzione di Rotonda, dove fecero il loro ingresso "al suono di grancasse e di trombe, con un superbo chiaro di luna". Della piazza, attraversata dalla strada consolare, Rilliet scrisse che aveva l'aspetto di un "deliziosa terrazza e che disponeva "di buone botteghe" che potevano servire anche caffè e gelati. Il medico svizzero disegnò uno di questi negozi dove i militari ebbero modo di fruire di un momento di pausa. Dopo aver lasciato Rotonda, le truppe furono nella Pianura di Campoteniese, tristemente nota per essere divenuta teatro di fatti d'armi nel 1806 e nel 1848 e per essere, quelle valli, asilo di briganti. A Campotenese sono dedicati gli ultimi due schizzi di Rilliet riferiti al territorio lucano, prima di addentrarsi in Calabria. Il primo descrive la strada, che percorre Campotenese, fiancheggiata da ogni lato da alti pilastri che ne indicano il tracciato, in caso di neve abbondante. Sullo sfondo di un paesaggio montuoso e desolato dove "risuona solo il grido rauco dell'aquila o dell'avvoltoio" e "regna il silenzio più assoluto", solo qualche pastore solitario e diffidente appare e poi scompare, con il suo pittoresco costume. "Qualche volta uomini armati, a cavallo, avvolti da larghi mantelli", così come Rilliet ne raffigura uno in primo piano, "attraversano rapidamente la pianura; sono guardie di sicurezza". L'ultimo disegno si fonde interamente con la narrazione del chirurgo svizzero: "All'inizio di questa pianura si trova una vecchia torre in rovina, che serve da rifugio alle capre e alle pecore che pascolano in numerosi greggi tra le rocce. Là vicino, sull'orlo della strada, si vedono cinque colonne in muratura. Esse sono servite da appoggio alle teste di altrettanti briganti che furono decapitati qui una decina d'anni fa per avere depredato il fisco in questo stesso luogo". (I.S.)

Redazione Consiglio Informa

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