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(RegioneInforma) LE CANTINE, ORGOGLIO E RICCHEZZA DI ROCCANOVA
15 febbraio 2005
(ACR) - Sono il vanto di un intero paese. L'orgoglio e la caratteristica principale. Sono le cantine di Roccanova, antiche strutture in roccia arenaria, utilizzate da secoli per invecchiare il vino, e ritenute da sempre un patrimonio da tutelare. Una «ricchezza» da valorizzare e conservare. Così come vuole fare l'Amministrazione comunale che quelle cantine non solo ha deciso di preservarle ma di acquisirle per trasformarle in un simbolo del lavoro della gente di Roccanova. Come? Modificando le particolari strutture di arenaria che sono state costruite nel cuore del borgo antico in un vero e proprio spazio museale. Un «Museo della lavorazione dell'uva e della produzione del vino» che possa servire come volano per la promozione turistica del paese e come simbolo della tradizione popolare dell'area da mostrare alle nuove generazioni. E per non far rimanere l'idea del museo un semplice intento, recentemente, gli amministratori di Roccanova sono passati dalle parole ai fatti. Pubblicando un bando per acquisire le cantine (rivolto esclusivamente ai proprietari di tali strutture che intendono cederle) ed individuando nella sezione sulla riqualificazione dei centri storici del «Programma Operativo Val d'Agri» i finanziamenti per realizzare il progetto. In particolare, i fondi provento delle royalty (pari a 270mila euro) saranno utilizzati per risistemare alcune delle più belle strutture del centro storico (che verranno acquisite dopo che i tecnici comunali avranno effettuato un sopralluogo per verificare l'adeguatezza dei locali stabilendone anche il valore). Alcune di queste, poi, saranno trasformate in un parco delle cantine con la «Cantina dei vini del sud» (al cui interno è previsto uno spazio dedicato al Grottino), altre, invece, in un museo del vino. Insomma, un'idea di non poco conto se si considera che Roccanova è chiamata la «città del vino» proprio per quell'antica tradizione legata al Grottino, ma soprattutto, un progetto che potrebbe rappresentare un'occasione concreta per la crescita del paesino della Val d'Agri, in particolare a fini turistici. Come precisa il sindaco del paese, Rocco Greco. «Stiamo avviando una serie di iniziative che unitariamente dovranno portare di un recupero della parte antica dell'abitato» commenta il primo cittadino. Un recupero in cui l'estetica, la funzionalità, l'ospitalità e la storia si intersechino. Così come avviene, ad esempio, nelle iniziative legate al «bed and breakfast» o al «borgo-albergo». D'altra parte, le cantine costituiscono anche un «unicum» nel panorama architettonico dell'area. Strutture che hanno origini antichissime come confermano i fossili che, all'esterno di alcune di esse, si possono intravedere. Il loro recupero e la valorizzazione, però, è solo un primo, piccolo tassello. Una parte di un mosaico più ampio finalizzato alla promozione di un intero paese, di un'area, quella della bassa Val d'Agri, che dell'uva e del vino ha fatto un simbolo di prosperità e vanto. Roccanova, infatti, sin dall'epoca romana ha avuto una forte tradizione vinicola. Una consuetudine di cui si trova traccia nei numerosi scritti e nei tanti ritrovamenti archeologici. A cominciare dall'Historia Naturalis di Plinio Gaio Secondo il vecchio che narra di un vino che veniva dalla bassa Val d'Agri, per poi proseguire con le «Statistiche murattiane» che elencando i vigneti di Roccanova li definisce eccellenti. Ma che il vino della bassa Val d'Agri possa essere ritenuto eccellente è confermato anche dal riconoscimento di Indicazione geografica tipica ottenuto circa 4 anni fa. Una prima certificazione a cui in tempi brevi potrebbe esserne aggiunto un altro: il marchio di denominazione di origine controllata. Da alcuni mesi, infatti, sono in corso una serie di incontri per ultimare l'iter per la certificazione. Un «cammino» che deve passare innanzitutto per l'individuazione delle varietà di vigneti da coltivare, privilegiando quelli autoctoni (sino ad un massimo di tre). Poi per la creazione di un Consorzio di tutela che riunisca tutti i produttori ed aumenti il numero di cantine in attività. Ed infine, per la realizzazione di un disciplinare di produzione che indichi le regole per l'impianto e la coltivazione dei vigneti e per la lavorazione e l'invecchiamento del vino. Al termine di tutto questo iter, quindi, la documentazione verrà inviata al Ministero per il riconoscimento della certificazione. Insomma, passaggi decisivi per un comune che alla tradizione storica ora intende affiancare anche le usanze enogastronomiche. Per valorizzare e promuovere il territorio. Per richiamare turisti e conquistarli con le bontà della tavola ma soprattutto con il suo vino. (A.I.)