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(RegioneInforma) ALLA SCOPERTA DELLE VETTE E DEGLI ABITANTI DEL POLLINO

15 febbraio 2005

© 2013 - pino_loricato.jpg

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(ACR) - Due cartelli color verde e bianco, di cui uno sbarrato da una linea rossa a cosa ci fanno pensare? Senza dubbio ai confini che l'uomo ha disegnato fra una regione e l'altra della nostra penisola. Ebbene, immaginate che almeno in un caso la natura abbia voluto esprimere la propria in merito, e sostituire una continuità laddove la definizione dell'uomo ha fissato una soluzione. In questo caso vi trovereste a cavallo fra due regioni del Sud, confinanti fra loro e accomunate proprio al loro limitare da un paesaggio, da un mondo floro-faunistico che invece li rende l'una prosecuzione dell'altra. E, soprattutto, sareste immersi nel suggestivo scenario del Parco Nazionale del Pollino. A metà, come gli arti di un gigante, fra la Calabria e la Basilicata, questa vastissima distesa naturalistica si offre come una distesa ampia, di quasi duecentomila ettari, in cui gli Appennini dominano e caratterizzano l'estrema fascia dello stivale. Arrivare dalla Calabria o dalla Basilicata poco importa: il paesaggio varia di ben poco, e solo laddove l'intervento umano è giunto più o meno intensamente. Le vette elevate spesso, soprattutto d'inverno nimbate dalla nebbia e ricoperte dalla neve , fanno da habitat per specie animali e vegetali che altrove sono ormai introvabili. Il Parco del Pollino è stato ufficialmente istituito nel 1973, e questo evento lo ha consacrato nell'albo delle riserve naturali d'Italia, incrementandone certamente un maggior interesse anche turistico. L'immagine di un'area tanto vasta e incontaminata posta agli avamposti del Mediterraneo, a breve distanza dal mare e caratterizzata da rocce, prati, pascoli, gole accentuatissime e picchi elevati, con cime che sfiorano il cielo, ha ormai conquistato un posto di rispetto nelle argenterie dei tesori d'Italia e nel cuore degli italiani. Moltissime infatti le presenze che ogni anno le strutture turistiche registrano, sia in estate, quando si ricerca fra le fresche radure del Parco il refrigerio dalla calura, sia in inverno , quando le abbondanti nevicate trasformano il Parco in un immenso paradiso bianco. I comuni, quasi tutti di piccola e media estensione, che si sono trovati inglobati entro i confini territoriali del Parco del Pollino, cinquantasei in tutto, fra i trentadue della provincia di Cosenza, i ventidue della provincia di Potenza e i due della provincia di Matera, sono un esempio di perfetta integrazione dell'uomo con la natura, che qui si rendono l'uno complementare dell'altra, ed entrambi cooperano per la valorizzazione di questo immenso monumento sotto le stelle. Che qui si possono scrutare naso in su per trecentosessantacinque giorni all'anno quando il cielo notturno è terso. Gli amanti degli astri non vorranno far altro che alzare lo sguardo, per nulla distratti dai rumori metropolitani, qui universo sconosciuto, o distolti da altre luci che non siano quelle celesti. Paesi albergo, paesani ospitali, sempre pronti ad offrire un piatto tipico, rifugi immersi nella natura, dalle architetture perfettamente integrate nel paesaggio, sentieri disegnati nei boschi, fra i prati,e poi ancora specchi d'acqua limpida, fresca e frizzante, fanno la gioia di grandi e bambini, magari disabituati a trovarsi di fronte una marmotta, un cervo, una lontra o un cinghiale. L'uomo in questo paradiso c'ha vissuto da sempre, e sfido a non trovarne immediata spiegazione. La natura lussureggiante, le grotte naturali e la grande varietà di fauna deve aver da milioni di anni assicurato un sicuro riparo e un pronto banchetto per i primi abitanti della zona. E infatti testimonianze in tal senso rappresentano i ritrovamenti paleontologici e archeologici nell'ambito del Parco. Resti di un esemplare di <> nella Valle del Mercure e di <> nella grotta del Romito accompagnano i resti di castelli, rocche, conventi paleocristiani e monasteri basiliani nell'ideale viaggi a ritroso alla ricerca di forme di vita qui sedimentatesi assieme alle rocce. Ovunque, nel Parco, la vita è confortata e segnata dai ritmi della natura, e anche l'opera dell'uomo si è con essa accordata. Compreso il valore immenso dei luoghi in cui nasce, l'uomo che vive in questi posti ha imparato a trarne il massimo dei benefici, realizzando con quanto la natura permette uno stile di vita che si è ben ramificata anche nel settore terziario. Un'economia agraria, artigiana, che punta sul settore agroalimentare e ricettizio, e trova nel genuino senso dell'ospitalità e nell'innata custodia del folklore e delle proprie tradizioni gli ingredienti vincenti della sua formula magica. Che sia un paese piuttosto che un altro, dei cinquantasei che sono dislocati nel Parco, quello che comunque colpisce il turista è il desiderio di fermarsi più a lungo possibile, in questa anticamera del paradiso, ammesso che una ve ne sia. Chi ama arrampicarsi qui può trovare pareti rocciose di ogni altezza e difficoltà, chi invece adora abbandonarsi ad un più tranquillo trekking non ha che l'imbarazzo fra i ramificati e variegati sentieri , dove se si desidera, guide esperte sono pronte a guidare gruppi di esterrefatti visitatori fra rovi, ginestre, biancospini, peonie, orchidee vischio e agrifoglio. E, naturalmente, imbattersi in quello che del parco del Pollino è diventato emblema. Il Pino Loricato. La sua sagoma è inconfondibile, come pure il suo fusto, coperto di squame proprio come l'antica "Lorica" romana, da cui ha mutuato il nome. Come un imperituro guerriero quindi, il pino sorveglia il Parco, ne difende l'impareggiabile magnificenza, e ricorda che la natura è perfetta, e quando l'uomo si ispira ad essa, alle sue forme, alle sue leggi, il connubio è non solo possibile, ma meraviglioso ( M.R.).

Redazione Consiglio Informa

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