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(RegioneInforma) LE MONACHE DEL MONASTERO DI SANTA MARIA DELLA SCALA DI VENOSA
24 febbraio 2005
(ACR) - Le monache che nel 1612 si trovavano nel monastero di Santa Maria della Scala di Venosa appartenevano alla nobiltà cittadina più influente e avevano fatto professione dei voti. Erano in tutto ventinove. Suor Lucrezia Cenna , la Badessa, figlia del giurista, letterato e latinista Ascanio ; Suor Beatrice Barbiana, che al suo ingresso nel monastero aveva pagato centoquaranta ducati. Suor Donata Scotellata, Vicaria; Suor Catherina de Luca , dispensiera, figlia di Melchiorre e Pasqua de Bella, la figlia del fratello Camillo, Vittoria de Luca è tra le educande del monastero; suor Catherina entra in convento a cinque anni, mentre la regola prestabiliva l'età di ingresso a sei anni, oltre a lei va segnalata Suor Martia Baldinetto entrata in convento a tre anni. Vi è poi Suor Minerva de Bella, figlia del nobile notaio Geronimo e di Vittoria Tisci, che tra le Zitelle ha sotto la sua protezione Fulvia de Bella, figlia del fratello Scipione, dottore di legge a Lavello, mentre l'altro suo fratello era cantore della cattedrale di Sant'Andrea di Venosa ; Suor Minerva, inoltre, è cugina della de Luca per parte di madre. Suor Anna e Suor Clara Trancheda, sono due sorelle appartenenti a una famiglia nobile e antica molto presente nel monastero, oltre a loro, vi è il fratello, don Ettore, canonico e cappellano del convento , e l'altro fratello, Giuseppe, che ne è l'esattore laico. Suor Petronilla Bruna è la figlia di secondo letto del medico del monastero, Vincenzo Bruno e di Antonia Soprana, entrambi appartenenti a famiglie nobili venosine . Suor Barbara Spata e Suor Angela de Lauridia che avevano pagato il doppio dei ducati stabiliti perché "soprannumerarie", assieme ad altre diciannove professe tra le quali è ricorrente il cognome Tartaglia. Queste ultime hanno pagato il doppio per il loro ingresso, pur essendo entro il numero stabilito . Delle restanti non si hanno né carte, né documenti che ne attestino origini e doti. Va segnalata comunque la monaca, inferma, che nell'elenco figura con la postilla: «habet dilucida intervalla» suor Diamanta de Zuccaro. Vi erano inoltre sei Novizie e ventiquattro "Zitelle" , ovvero le ragazze che venivano educate nel convento. L'elevato numero delle educande fa pensare, ma non si hanno prove di alcun genere a riguardo, che parte del monastero fosse adibita a collegio, la qual cosa non era rara in istituzioni del genere in tutta Italia. La casa e il monastero, infatti, sono le maggiori istituzioni per l'educazione femminile e per la custodia dell'onore sia delle fanciulle che delle loro famiglie. Le ragazze venivano collocate nei monasteri dove zie o parenti fungevano da educatrici e da "garanti". La monaca di cui si hanno più notizie è Suor Beatrice Barbiana , discendente di una delle più antiche famiglie nobili venosine . Dalle carte del monastero si evince che eresse a sue spese per la Chiesa del monastero stesso, la cappella di San Michele Arcangelo «con un superbissimo paramento e per l'altare e per celebrare la santa messa, che qualsivoglia gran prelato e cardinale lo potria vestire». Tra i privilegi di questa famiglia ve n'era uno del Cardinale Baldassarre Coscia, che consisteva in cinque "castella". Suor Beatrice mandò i documenti di questi beni acquisiti a Roma a Vestrio Barbiana affinché non si perdessero. Nella platea se ne fa solo menzione, non ci sono infatti neanche le copie di detti documenti. Il monastero era governato da un procuratore laico, Scipione Ciavalisco, e da un esattore, Giuseppe Trancheda. Vi erano inoltre due serve, Rosa e Andrea. (C.G.)