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(RegioneInforma) NUOVI AFFRESCHI NELLA CHIESA DI SAN BIAGIO
21 marzo 2005
(ACR) - Nella Chiesa di San Biagio, dedicata al protettore di Rapolla, si scoprono sempre nuovi dipinti. Sulle murature interne, in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione, è apparsa una splendida immagine medievale di Santa Caterina, perfettamente riconoscibile perché rappresentata con la ruota sacrificale. Questa scoperta, che si affianca a quella di altri affreschi già venuti alla luce anni fa, fa presagire che nella chiesa possano nascondersi altri dipinti di epoca antica. In essa si conservano resti di una cripta rupestre, ridotta ad una nicchia inglobata nell'edificio in muratura, ove il perimetro laterale destro, addossato alla parete rocciosa, occultava una piccola abside interamente affrescata. Il vano conserva un affresco rappresentante la scena della Crocifissione con la Madonna, Maria Maddalena e San Giovanni. Nelle pareti laterali altre due immagini raffigurano San Biagio e San Nicola. Anche questo fu un rinvenimento casuale che un muratore fece durante alcuni lavori di restauro. Non si hanno notizie certe sulla fondazione della chiesa: di essa non vi è traccia nelle Bolle Pontificie né nelle pagine della storia. L'unica notizia che segnala la sua presenza è quella di Giustino Fortunato che alla data del 7 giugno 1276 la include nell'elenco delle sei parrocchie del paese di Rapolla. Dunque può presumersi che nell'anno 1276 la chiesa di San Biagio esistesse e che fosse già un'affermata parrocchia regolarmente funzionante, con una numerosa presenza cristiana. C'è chi afferma che la chiesa sia molto antica, ma non vi sono elementi per asserire ciò. Ha un'architettura modesta, un modello quasi unico nel suo genere, caratterizzato dalla commistione di stile latino e bizantino, con una torretta che si innalza dal tetto. Si può supporre che prima di essere chiesa fosse una laura, per la scoperta di una nicchia con pitture bizantine di notevole valore artistico. Oltre a questi affreschi la chiesa conserva altri manufatti di notevole valore artistico quali: la statua lignea di Santa Maria Inelice, capolavoro d'arte locale del XII secolo; la statua di San Biagio; l'acquasantiera. Con ogni probabilità la statua di Santa Maria Inelice e quella di San Biagio, intagliate da un unico pezzo di legno (un tronco di sorbo) con la stessa tecnica e prodotte nello stesso periodo, sono opera di un unico scultore del XII secolo. A tale proposito, c'è un dubbio atroce che attanaglia i rapollesi dai tempi della Grande Guerra. All'epoca la statua di San Biagio presentava un unico difetto. Era troppo pesante, ragion per cui ogni volta che la si doveva portare in processione era necessario impegnare sei o sette persone per volta, che dovevano darsi il cambio ogni trecento metri. La Congregazione, per risolvere il problema, decise di mandare la statua presso un laboratorio d'arte sacra nel napoletano, in modo da renderla più leggera. Essendo stata alleggerita davvero tanto, sorse il dubbio che si fosse operato qualche imbroglio. Fu dunque nominata una commissione di falegnami e bottai del luogo per esaminare attentamente il legno, con un particolare esame di confronto, per constatare se i sospetti avessero un fondamento di verità o meno. Da un attento esame delle venature, della consistenza e della fattura del legno non furono riscontrate differenze, per cui si convenne che probabilmente non era stata operata alcuna contraffazione. Recentemente si è pensato di renderla ancora meno pesante attraverso l'eliminazione del baldacchino. Nella chiesa di San Biagio si conserva anche un'acquasantiera. Si tratta di un oggetto senza particolare pregio artistico, ma, in quanto opera dei Frati scultori di San Francesco, testimonianza e frutto del lavoro artigianale locale risalente all'anno 1617. Il manufatto è stato ricavato da un unico blocco di pietra rossa di Rapolla. Il recupero della Chiesa e dei tesori artistici che essa contiene, rientra nel più vasto progetto di riqualificazione ambientale della zona San Biagio, per il quale l'Amministrazione Comunale di Rapolla ha chiesto un finanziamento alla Regione Basilicata con i Por 2000-2006. ((R.A.)