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(RegioneInforma) LA FRAZIONE DEL PANE EUCARISTICO A CARBONE
04 aprile 2005
(ACR) - La cultura greco/bizantina dell'Italia meridionale si è identificata quasi del tutto solo nel culto liturgico che tentò di mantenere una sua identità rispetto, da un lato, al culto greco- bizantino costantinopolitano e, dall'altro, al culto romano. Si possono, quindi, selezionare peculiari preghiere e riti liturgici del mondo italo – bizantino che non sono il frutto di un'originale elaborazione degli italo-greci, ma nella maggior parte dei casi sono stati introdotti in Italia da quei sacerdoti o monaci palestinesi e egiziani che emigrarono in Italia quando le loro terre furono sottoposte all'invasione araba. Tra VIII e IX secolo, infatti, i formulari della messa bizantina in Calabria, Campania, Basilicata e Puglia si arricchirono di elementi orientali: ciò ha consentito che determinate preghiere di origine orientale non andassero perdute e, nello stesso tempo, si sviluppassero, parallelamente alla liturgia costantinopolitana, riti diversi a cui, ovviamente, corrispondono anche visioni diverse a livello ideologico. Uno dei riti di derivazione orientale nella liturgia italo-greca è quello della frazione del pane eucaristico in tre parti; nel rito costantinopolitano è prescritta, infatti, la frazione in quattro parti. Si tratta di un rito di derivazione orientale; nella liturgia di Gerusalemme di San Giacomo era prescritta, infatti, la frazione in tre parti. Attraverso diversi libri liturgici dell'Italia meridionale si capisce, però, che pur essendo rispettato il rito locale della frazione in tre, si aveva contezza della differente tradizione costantinopolitana della frazione in quattro. Per questo motivo nel XII secolo il neoeletto vescovo di Gallipoli avvertì l'esigenza di mettere ordine nella questione e domandò direttamente al Patriarca di Costantinopoli direttive sulle modalità della frazione del pane. S. Parenti ha individuato un'eco della risposta del patriarca Michele III al vescovo di Gallipoli in una rubrica del manoscritto Vaticano greco 2005, eucologio del monastero di Carbone, cioè il libro delle preghiere della messa e di tutte le cerimonie essenziali di ogni culto cristiano. Secondo Parenti lo scriba di tale rubrica conosceva la lettera del Patriarca di Costantinopoli e ne aveva anche recepito la normativa. Come, dunque, nella maggior parte dei libri liturgici successivi a tale lettera, anche in quello di Carbone era menzionata la frazione del pane in quattro parti. L'interesse del libro di Carbone, in relazione a tale questione, non si esaurisce in questo elemento: nella seconda metà del 1300 uno scriba identificabile dalla grafia come originario di area salentina ha, infatti, apportato alcune modifiche al formulario eucaristico nel codice di Carbone e, tra queste, vi è proprio una correzione riguardo la frazione: scrive con precisione tutte le istruzioni sul modo di compiere la frazione del pane in tre parti. La dettagliata precisione del copista nel dettare tutte le istruzioni fa pensare che costui facesse riferimento ad un rito tutto sommato nuovo, quale in effetti esso deve essere ritenuto. Infatti un copista del XIV secolo che fa riferimento alla frazione tripartita non pensa più all'antico rito orientale italo-greco, ma a quello romano. In altri termini, nel rito romano dal secolo XI in poi entra in vigore la frazione in tre parti del pane eucaristico e proprio la messa romana contemporanea in cui avveniva questo tipo di frazionamento del pane costituiva il referente celebrativo dello scriba intervenuto sul codice di Carbone. L'intervento non aveva, dunque, come obiettivo quello di introdurre a Carbone consuetudini liturgiche della terra d'Otranto, come avviene invece in un atro codice del monastero lucano, il Grottaferrata G. B. XIV in cui sono state trascritte le preghiere introduttive del rito della confessione e le rubriche iniziali dei riti matrimoniali secondo la recensione propria della terra d'Otranto. Le aggiunte nell'eucologio Vat. gr. 2005 miravano, diversamente, ad introdurre a Carbone aspetti della liturgia romana che, inevitabilmente, nel corso dei secoli andò ad intaccare l'identità dei culti italo – greci. In tutti i libri liturgici greci infatti del XV secolo si parla solo della frazione in tre parti ma ormai solo di chiara origine romana ed anche nella prima edizione a stampa delle liturgie eucaristiche italo – bizantine pubblicata a Roma nel 1601 non si fa uno specifico riferimento al numero in cui deve essere frazionato il pane, ma si dice che il celebrante ne deve infondere una particula nel calice e questo atto rimanda alla divisione in tre del rito romano. (R. C.)