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(RegioneInforma) PELLEGRINAGGI E TRANSUMANZA PER SAN MICHELE ARCANGELO
03 maggio 2005
(ACR) - La transumanza rievoca genti pronte a sfidare le avversità naturali, alle volte disposte a credere a sortilegi e magie per proteggersi dai morsi dai lupi e dai furti dei briganti. Ma nella realtà i pastori vivevano il culto dei santi in modo fervido e con la massima devozione, volti a privarsi del propri averi pur di ingraziarsi i loro favori. Nella pratica della transumanza si può notare come le forme di ritualità religiosa si svolgano in coincidenza di ricorrenze stagionali, quali la tarda primavera, periodo di propiziazione dei raccolti e corrispondente al ritorno sui pascoli montani, e l'inizio dell'autunno, vigilia della semina o della partenza dei pastori transumanti. Nell'Italia Meridionale le comunità pastorali, sin dal medioevo, adottarono l'Arcangelo Michele quale loro protettore. L'Arcangelo, guerriero di Cristo contro Satana con la spada sguainata, colpiva l'immaginazione popolare. Rappresentava l'eroe invincibile che rassicurava l'animo del pastore esorcizzando la paura dell'ignoto e simboleggiando nel contempo, la forza della fertilità e della germinazione. A ciò si aggiunge che le festività in suo onore, otto maggio e ventinove di settembre, coincidono con i movimenti transumanti tra i pascoli estivi dell'Appennino e le pianure del Tavoliere pugliese. In quest'ottica è giustificato il periodo di settembre per lo svolgimento della Fiera di Foggia, la principale fiera del Sud-Italia che si svolgeva dal venti aprile al venti maggio. In questa città, punto di arrivo di tutte le rotte transumanti, i pastori che tornavano dalla montagna e potevano sia vendere alla grande fiera annuale i frutti dell'allevamento, come la lana, e sia effettuare un pellegrinaggio di ringraziamento al Santo Michele Arcangelo del Gargano, oppure al santuario della Madonna dell'Incoronata. Oltre al santo guerriero sin dal 1066, data di costruzione del santuario, nella piana del tavoliere si diffuse il culto della Vergine Maria nel bosco sacro dell'Incoronata, la cui festa veniva celebrata nell'ultima settimana di aprile, alla fine della stagione di pascolo invernale con la vestizione della Madonna nera e la cavalcata degli angeli. In alcune zone le date stagionali della transumanza variavano in base alle ricorrenze religiose del luogo. A Monteserico, in Basilicata, l'affitto del pascolo estivo iniziava il venticinque marzo, festa dell'Annunciazione, anziché l'otto maggio. Invece a Venosa la partenza per la montagna avveniva il sette maggio in occasione del culto di Santa Maria delle Grazie presso una chiesa ipogea già dedicata a Santa Lucia, custodita da un eremita. Alla fine del Settecento in occasione della festività, secondo una antichissima tradizione, il clero e la popolazione venosina vi si recavano in processione e vi correvano "palii a piedi e a cavallo". Analizzando il grafico dei tratturi si può ricalcare la rete dei pellegrinaggi lucani. Nel reticolato dei tratturi che dalla Basilicata portavano i pellegrini al Gargano, attraversando la Puglia, compare il tratturello Tolve- Gravina che ci mostra il culto di San Rocco, raffigurato come un viandante seguito dal suo cane, a cui i pastori si rivolgevano per chiedere la protezione dall'assalto dei lupi e contro i morsi dei cani arrabbiati. Un culto che è testimoniato ancora oggi dai numerosi ex-voto che riproducono scene di pastori morsi da cani. Continuando l'analisi della rete tratturale è normale incontrare luoghi di culto e santuari dedicati a divinità pastorali siti nei medesimi posti oggetti di sosta. Infatti il pastore data la povertà e la semplicità di vita, quasi primitiva, era spesso portato ad utilizzare le grotte, luogo di ricovero delle greggi, quale luogo di culto dove invocare la protezione divina per affrontare i rischi di una vita pastorale fatta di disagi fortissimi (lupi, briganti e malaria). I santuari inoltre venivano innalzati solitamente dove esisteva un luogo di culto di una precedente tradizione religiosa, spesso di origine pagana ( in Lucania si veda il culto della dea Mefitis o di Heracles invocati per il rinnovamento del ciclo vitale delle stagioni, delle acque e degli animali). Anche l'iconografia tradizionale di San Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo sul Gargano, con il braccio alzato in atto di uccidere il drago, si ricollega ai moduli dell'eroe pagano Ercole Promachos, protettore di pastori ed armenti assai venerato nel mondo italico. Il culto di San Michele, diffuso anche in Basilicata, si riscontra in particolare nelle grotte-chiese ove sostavano le greggi: Acerenza, Matera, Montescaglioso, Pomarico, Sant'Arcangelo, San Chirico Raparo, Irsina sono solo alcune delle località più toccate dai pastori nomadi dove si trovano grotte e chiese dedicate a San Michele. La grotta rappresentava un luogo dove non solo cercare riparo ma poter svolgere anche piccole cerimonie sacre per celebrare le ricorrenze e gli atti votivi ai santi o per ricordare le morti delle genti che accompagnavano il lungo fiume delle pecore in viaggio. Ma San Michele era anche ritenuto artefice di punizioni e di salvezza; poichè la Lucania fu costantemente toccata dai terremoti e i colpiti invocavano la sua protezione anche in occasione di tali eventi. Ancor oggi la chiesa di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo è meta di numerosi pellegrinaggi per identificare i luoghi simbolo della spiritualità contadina che man mano si va affievolendo. Un luogo di venerazione che fa trasparire non solo un'atmosfera di profonda devozione ma soprattutto uno squarcio del modo di vivere di un mondo basato essenzialmente sulla vita nei campi e sulla pastorizia. Il santuario dell'Arcangelo richiama l'attenzione a cominciare dal suo ingresso. In superficie si trova una piccola chiesetta, non lambita dalle case circostanti sorte nei secoli, che però è solo un valico per condurre ad una gradinata che si addentra nelle profondità della roccia per giungere in una grotta. Un anfratto dove attorno alla statua dell'Arcangelo Michele, che sconfigge il demonio sotto forma di drago, è stata ricavata nella pietra una nicchia costellata di ex voto attorno alla quale è stata edificata la chiesa che risale all'anno 1000. (R.B.)