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(RegioneInforma) "UN CONTINENTE DESAPARECIDO": L'AMERICA LATINA VISSUTA E RACCONTATA
06 maggio 2005
(ACR) - America Latina: un continente che evoca una moltitudine di sensazioni, ricordi, modi di vivere e di pensare estremamente singolari, ma non per questo meno affascinanti e suggestivi. È il Paese della samba, della letteratura sentimentale e di protesta, del melting pot delle razze, delle identità e delle culture; è un orizzonte fatto di tante piccole realtà contrastanti, di spaccati storici singolari e di condizioni di vita, al limite tra la sopravvivenza e l'indigenza più assoluta. Un Continente tanto vasto che ha riscosso, almeno sino agli anni sessanta, un grande interesse da parte del Vecchio Mondo. Nel libro, scritto dal giornalista e conduttore televisivo, Gianni Minà, c'è soprattutto, un'intensa testimonianza di vita, più che un semplice reportage tra storia e dinamiche sociali sudamericane. Il testo, infatti, raccoglie, oltre alla sua esperienza personale, alcune delle voci più autorevoli del Continente: Samuel Ruiz, Gabriel Garcia Márquez, Eduardo Galeano, Rigoberta Menchú, Jorge Amado, Frei Betto, Pombo e Urbano, i compagni del Che in Bolivia. La tematica che fa da miccia, alla stesura di questo testo, riguarda il più piccolo dei paesi caraibici di colonizzazione prima spagnola e, poi, francese. Un piccolo lembo di terra che, insieme a Santo Domingo, costituisce l'isola che porta ancora il nome di battesimo, datole da Cristoforo Colombo, dopo la scoperta del 1492: "Hispaniola". Si tratta di Haiti: un luogo che sarebbe rimasto pressoché sconosciuto all'informazione mediatica dei giornali europei se non fosse stato teatro di vicende particolarmente esagitate, i cui riflessi sono visibili ancora oggi. Invece, con il suo libro, Minà ripercorre, da un punto di vista, estremamente critico, la storia di Haiti, un'isola che si è sempre trovata nell'occhio del ciclone. Pur essendo stata la prima repubblica nera e la seconda colonia dell'intero continente americano (dopo gli Stati Uniti) a ottenere l'indipendenza, nel corso della sua travagliata esistenza, non ha quasi conosciuto la democrazia. Dei suoi 42 presidenti, 29 sono stati assassinati e solo 2 (Aristide e il suo vice, Preval) eletti legalmente. Haiti ha, poi, subito il dominio e il controllo di quasi tutti gli Stati imperialisti (la Spagna, la Francia, l'Inghilterra e, oggi, gli Stati Uniti) ed è, attualmente, uno dei paesi più poveri del mondo, dove gli scontri sono all'ordine del giorno. "Così- riferisce l'autore del libro- per la comunicazione europea e italiana, l'America Latina, da tempo, è un continente "desaparecido", un continente che crea disagio, pregiudizio, perfino intolleranza intellettuale e del quale si preferisce non parlare." Difatti, come si può leggere ulteriormente nel testo, "in Europa e in Italia è difficile accettare, per di più dopo i travagli di molti nel rimuovere l'antico credo comunista, che in America Latina esista un'isola nei Carabi dove il socialismo, pur fra tanta mediocrità, ha costruito una società meno fortificante di tutte le altre del continente che si rifanno a modelli di sviluppo capitalista e neoliberista". Anche le azioni pastorali, avviate da monsignor Ruiz il quale lascia, tra le pagine del libro alcune delle testimonianze più intense, a poco servono, dato che il rispetto dei diritti umani viene, di regola, negato. Eppure, gli indigeni e le numerosissime comunità di emigrati, tra cui anche un numero per nulla esiguo di lucani, vivono in apparente armonia. È, probabilmente, la miseria di un'area molto fiorente in passato, in particolare per la sua produzione di canna da zucchero, a fare da elemento negativo. L'intervento delle bande paramilitari nordamericane, dunque, è, insieme allo stato di vera e propria miseria morale e materiale, la questione focale sulla quale convergono anche i pareri di chi, in quei posti, vi è nato e vissuto. Il fine ultimo con il quale l'autore ha redatto questo libro è quello che l'America Latina, pur con le sue emergenze e problematiche di sussistenza, non venga abbandonato a se stesso e che l'ignobile e sanguinoso fenomeno dei "desaparecidos" abbia, finalmente, termine. Un proposito e un'esigenza che coincide perfettamente con il sogno tanto auspicato ed emerso dai racconti delle personalità (pur nella loro diversità di modi e formazione) intervistate da Gianni Minà. (L.L)