venerdì, 22 nov 2024 23:14
(RegioneInforma) LAVORO, RISCHIO ESTINZIONE PER I CINQUANTENNI
10 maggio 2005
(ACR) - Oggigiorno un nodo problematico di notevole rilevanza è rappresentato dal sottoutilizzo degli ultracinquantenni nel mercato del lavoro. Tale dinamica, collegata ai trend demografici, è motivata da due determinanti fattori: rischia di creare pericolose ripercussioni sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali già oberati pesantemente dall'attuale congiuntura e in più tale fenomeno diviene disfunzionale all'interno dello stesso mercato di lavoro che tende a scaricare sui lavoratori più anziani, liberandosene prematuramente il costo di crisi e ristrutturazioni aziendali. I dati ci confermano che in Basilicata ogni cento persone con un'età compresa tra i 55 e i 64 anni ne lavorano soltanto 31. La discriminazione dei lavoratori ultracinquantenni rischia di acuire un disagio già esistente e di rappresentare – con l'intensificarsi dei fenomeni di invecchiamento - un elemento di diffuso allarme sociale; la strettezza della curva di occupazione rappresenta un elemento moltiplicatore della percezione di precarietà, di per sé già elevata. Si introducono pertanto elementi di rigidità nella domanda che non consentono né di avvalersi della flessibilità nel tempo, né di utilizzare il potenziale di esperienza e di maturità che i lavoratori ultracinquantenni possono garantire. Le dinamiche demografiche disegnano un nuovo scenario; se nel 2002 si contano 17 lavoratori ultracinquantacinquenni e 25 anziani ogni 100 persone in età attiva , nel 2010, a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, non aumenterà la forbice, ma si eleveranno entrambe le percentuali, rispettivamente a un 19 per cento e un 27 per cento. Dal 2015 la differenza tra le percentuali comincerà ad aumentare e raggiungerà i 10 punti; dal 2035 la forbice assumerà un'ampiezza ben più elevata, che modificherà profondamente lo scenario demografico della nostra regione. Di conseguenza la forbice tra la percentuale di popolazione ultracinquantenne in attività sulla popolazione attiva totale e la percentuale degli anziani (oltre i 65 anni) sulla popolazione in età attiva diviene, con il tempo, sempre più ampia. È interessante constatare anche il margine di differenze che ha subito la curva dell'attività di uomini e donne attraverso profonde trasformazioni nel corso degli ultimi decenni: gli uomini del 1970 già a 15-16 anni erano inseriti nel mondo del lavoro e vi rimanevano saldamente fino ai 60 anni e oltre ; nel caso del 2000 non solo è posticipato l'ingresso, ma si osserva una brusca caduta dell'occupazione intorno ai 55 anni. Quindi la parabola relativa ai maschi del 1970 era significativamente più ampia di quanto non si registri nel 2000, con un ingresso nel mercato nel del lavoro più anticipato e un'uscita più ritardata. Nel 2000, al contrario, appare diverso il discorso relativo alle donne che conoscono tassi di occupabilità molto più elevati (eccetto, anche in questo caso, per le età più giovani); anche per loro si osserva tuttavia una brusca caduta intorno ai 55 anni e, nell'età intorno ai 60, i valori del 1970 e del 2000 tendono ad eguagliarsi. L'aumento dell'occupazione nella fascia di età 55-64 riguarda in modo sensibilmente superiore le donne; in tal caso, i valori percentuali registrati per gli uomini vengono quadruplicati; sono proprio le donne infatti che a un'età matura, probabilmente liberate da pressanti responsabilità familiari, tendono a riaffacciarsi al mercato del lavoro trovando, in molti casi, strumenti idonei a un proficuo inserimento. La Basilicata viene configurata come una delle regioni che, senza possibilità di regresso, tende ad espellere i meno giovani dai circuiti professionali. Nonostante questo forte ritardo si registra una contrazione dei flussi di uscita dal mercato del lavoro della popolazione in età matura. Nel 29,4 per cento dei casi in Basilicata si è smesso di lavorare a causa del prepensionamento, nel 27,8 per cento del pensionamento e, a seguire, per ragioni di malattia e/o sopraggiunta disabilità (15,3 per cento del totale) o episodi di licenziamento (poco meno del 12 per cento). Questa tendenza evidenzia le lacune di un sistema che non garantisce o crea incentivi finalizzati a scoraggiare l'abbandono prematuro del posto di lavoro e anche la promozione di interventi di formazione continua e la diffusione di una qualità e accessibilità del lavoro anche per gli anziani part-time. Tra il 2002/2003 , pur non osservando un significativo aumento della popolazione complessiva in età 55-64, si registra un notevole +9,8 tra le forze lavoro, contro il +4,6 relativo alla fascia 35-54. Similmente, aumentano gli occupati nella fascia di età più elevata (raggiungono quasi un +11 per cento, una quota più che doppia rispetto alla fascia 35-54) e, tra i 55-64enni, diminuiscono sensibilmente, nel medesimo periodo, i disoccupati (-14,1 per cento). La presenza di lavoratori tra i 60 e i 74 anni risulta preminente nella Pubblica Amministrazione (25,2 per cento) , in agricoltura (14,6 per cento) e nel commercio (21 per cento). Tra gli anziani prevalgono i lavoratori autonomi (61,3 per cento) contro i dipendenti (38,7 per cento). La Basilicata conosce una diffusione ancora limitata sulla relazione tra diffusione del part-time e facilità di reinserimento nel mercato del lavoro di donne e anziani, sebbene non legata da un meccanismo di causa-effetto: soltanto tra i 30-39enni si osserva un utilizzo più elevato del part-time tra gli occupati. Si calcola per questi lavoratori una percentuale pari al 67 per cento, contro il 64 per cento degli ultracinquantenni. Il tasso di occupazione appare connesso inoltre al livello di istruzione: tra i sessantenni una persona su due in possesso della laurea è ancora occupata, contro una su tre diplomata e una su sei con la licenza della scuola dell'obbligo. (Mar.Fas.)