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(RegioneInforma) "I SENTIERI DEL SACRO": UN PERCORSO A IMMAGINI TRA FEDE E FESTA POPOLARE LUCANA
16 maggio 2005
(ACR) - Festa, mito, orizzonti esistenziali e coordinate spazio-temporali che perdono il ritmo della quotidianità per innestarsi in quello della devozione popolare e dell'eccezionalità. Momenti -eventi che, volta per volta, caso per caso, si modificano ed esprimono una molteplicità di elementi. Dalla festa in cui primeggia l'aspetto della quotidianità e della partecipazione comunitaria, alla valenza carismatica e sacrale dove l'elemento rappresentativo –spettacolare, tende a valicare il carisma stesso della festività per acquisire una tensione politico –sociale identificativo della comunità. Fino a quelle, come accade per la festa della Madonna della Bruna che, rispetto al passato, ha perso le caratteristiche culturali delle realtà socio –economiche pastorali ed agrarie per approdare ad una configurazione rappresentativa con funzione quasi esclusivamente spettacolare. Perdita di valori che sono alla base anche del 'Maggio' accetturese che, da rito alboreo e divinatorio, è divenuta una manifestazione della virilità e dello sforzo comunitario. Queste alcune delle idee chiave che Augusto Viggiano ha inteso rendere nella pubblicazione del suo recente catalogo, " I sentieri del sacro. Religiosità popolare in Basilicata". Patrocinato dal Consiglio regionale della Basilicata, l'opera mette in evidenza, nella sua globalità, alcuni caratteri distintivi dell'identità territoriale lucana. Esalta i miti, le tradizioni e le credenze di un popolo ben radicato nei propri valori e nelle radici della sua cultura contadina; da vita a forme e contenuti in modo estremamente affascinante, ovvero tramite il solo obbiettivo fotografico. Un caleidoscopio di immagini risalenti alla fine degli anni Settanta e l'esordio degli Ottanta. Sessantasei scatti carpiti da angolature diverse e particolari; una tecnica prospettica che va in stampa in un chiaroscuro di forte impatto. Ma, oltre all'immagine e alla sua forma, intento dell'autore è di veicolare sentimenti, emozioni, sensazioni dal tratto caratteristico della società agro-pastorale lucana. Si tratta, dunque, di un volume le cui immagini realizzano un vero e proprio racconto popolare, tra festa e fede. Le feste riportate nel volume si riferiscono alla Madonna, venerata di Viggiano, a quella del sacro monte del Carmine ad Avigliano, alla rappresentazione della Passione di Cristo che si svolge a Barile; all'assalto del carro di cartapesta durante i festeggiamenti, a Matera, per la Madonna della Bruna e, in fine, al "Maggio" di San Giuliano ad Accettura. Immagini, dunque, che oltre a contenere, a seconda dei punti di vista e della sensibilità, problematiche interne della cultura tradizionale e popolare contemporanea della Basilicata, riflettono l'ambivalenza metaforica tra religiosità e festività. Franco Cardini, nella prefazione al volume, prende in esame proprio questi due aspetti dichiarando che "il rischio che la società postmoderna sta correndo è l'abolizione delle feste mentre, quello della società industriale è l'eclissarsi del Sacro" indicando, pertanto, l'a-sincronia esistente tra un tempo mitico in lotta perenne con quello profano. Riportando le parole di Antonino Buttitta, "il tempo mitico -ha spiegato Cardini- è una sfida al tempo profano: questo è la successione di tempi perduti, quello un perenne recupero di essi". Il concetto di festa risiede, quindi, a suo parere "in un tempo 'alto', riqualificato, che sottrae la società al ritmo dell'usura e della corruzione del tempo orizzontale che sa solo distruggere, e la immette nel bagno ristoratore del tempo ciclico, eternamente ritornante all'eguale, che la rigenera". Queste interpretazioni di carattere storico- antropologico vanno in armonia con la gran parte delle fotografie realizzate da Viggiani, le quali mostrano luoghi, paesaggi, eventi, persone animali, statue e atteggiamenti dove persiste il senso del mito. Un mito che, come sottolinea ancora Cardini, "ricompone in unità quello che la storia sembra usurare e corrompere […] rivela le ragioni intime, il cerchio magico della tradizione e le fa conoscere ricorrendo al rito". Ma, c'è sempre il pericolo della 'profanazione' delle feste a sfondo religioso quando si sconfina in un territorio, "nel mistero di un significante -conclude Cardini- che per sua natura non ha bisogno di significati". L'opera di Viggiani, tuttavia, non ha pretese di invadere nella sfera del Sacro e del mito; non vuol essere banalizzazione del concetto di festa ma, piuttosto, una testimonianza che oltrepassa i tempi e le interpretazione. Gli scatti che egli propone sono pure documentazioni di moltitudini di gente in processione, lungo le strettole dei paesi o nei solchi impolverati e sdrucciolevoli dei monti lucani. Ciò che emerge, inoltre, sono quegli atteggiamenti di sublime prostrazione e di estasiamento alle quali, ancora oggi, si può assistere nelle festività paesane. Dinnanzi alle icone delle Madonne o nelle processioni che ricostruiscono i giorni della Passione di Cristo: questi gli esempi più pregnanti, racchiusi nell'immediatezza dello scatto di Viggiani che, in qualche modo, riannoda tempi e sentimenti in un vero e proprio viaggio tra percorsi interni e cammini esterni. Anche Enzo Spera, nella presentazione del volume, rimanda a quanto espresso da Cardini sul concetto di festa, ma soffermandosi in modo più specifico sul senso e l'immagine della festa extraurbana nel mescolare quotidiano e eccezionalità. A tal proposito "la festa contadina –evidenzia Spera- è la riaffermazione, fuori di ogni possibile metafora, della quotidianità, di quanto ogni giorno viene fatto e vissuto, sofferto e immaginato. È una specie di atto di presenza". Per chiarire questo aspetto, basti pensare al lavoro che si compie durante il giorno di festa, per la festa, che ha senso solo in quanto destinato al compimento di un cerimoniale. Spera distingue, inoltre, tra le cinque feste che "rimandano –a suo parere- a tre forme rappresentative profondamente diverse tra loro, collegate a modalità partecipative e comportamentali differenziate, che esprimono altrettante concezioni di come un evento, ritenuto comunque egualmente festivo, possa essere espresso". Il potere delle trasformazioni e delle intenzioni di una singola o di più comunità: questo il significato ultimo che le immagini costituenti l'opera di Viggiani vogliono lasciare, con discrezione, alla libera interpretazione. (L.L)