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(RegioneInforma) "LA COMMENDA DI GRASSANO ATTRAVERSO UN INEDITO CABREO DEL 1737"

17 maggio 2005

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(ACR) - Il saggio che in questo libro viene pubblicato è estratto dagli Atti del III Convegno Internazionale di Studi Melitensi: "Gli archivi per la Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta", tenutosi a Taranto nel 2004. Il libro dal titolo "La Commenda di Grassano attraverso un inedito Cabro del 1737" contiene notizie, indagini sulla storia dei Cavalieri giovanniti, promosse dal Centro Studi Melitensi, indagini che, nell'ultimo decennio, hanno messo in risalto l'importanza determinante, dal punto di vista dell'organizzazione territoriale, dei Baliaggi, dei Priorati, delle Commende. Il libro pone l'attenzione sulla Commenda di Grassano, studiata da Nicola Montesano e Antonella Pellettieri, grazie al felice rinvenimento di un Cabreo del 1737 avvenuto presso la National Library di Malta. "L'inserimento dei Giovanniti", scrive Cosimo Damiano Fonseca, Direttore del Centro Studi Melitensi e autore della prefazione, "cambiò completamente la "facies" di questo borgo, citato per la prima volta in un documento del 1270 e dipendente completamente da Tricarico, che da "casale" divenne "terra" sviluppandosi intorno al palazzo commendale. Non a caso si suole attribuire la fondazione di Grassano all'arrivo dei Cavalieri gerosolimitani". "Ed è proprio da Grassano", continua ancora, Fonseca, "che ha preso il via il Progetto delle "Città Melitensi", vale a dire l'individuazione di quelle realtà insediative urbane strettamente collegate alla presenza dei Giovanniti". Il libro nasce in virtù degli studi di Nicola Montesano e Antonella Pellettieri sulla Commenda di Grassano. "La prima notizia", scrivono gli autori, inerente la presenza a Grassano dell'Ordine dei Cavalieri Giovanniti, ci viene offerta da una lettera che Papa Urbano V, il 4 giugno 1368, indirizzò a Tommaso Sanseverino, milite di Tricarico, con la quale si chiedeva di restituire la precettoria di Grassano al priore di Barletta". Non si hanno molte fondi sulla comunità di Grassano, se non qualche piccola notizia ricavata dai Registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti dai Filangieri e dai quali si apprende che la Curia regia donava a Rostaino de Romulus il casale di Grassano che prima era appartenuto al proditore Ugonotto Alemanno. Altre frammentate notizie si hanno da un inedito scritto del Conte Giuseppe Gattini inerente le commende di Matera e Grassano e conservato nel fondo Gattini presso l'archivio di Stato di Matera. In questo scritto si fa menzione quale primo Commendatore, di cui si ha notizia sicura, un certo Fra' Trailo Sansone di Troia nell'anno 1365. Qualche altra notizia ci è offerta dal Gattini che, dal 1435 al 1471, indica un elenco abbastanza preciso di commendatori di Grassano. "Cercando di mettere un po' di ordine a questo insieme di notizie", scrivono gli autori, "si può dedurre che Grassano divenne un centro demico autonomo fra il 1277 ed il 1320. Prima del 1365 esso apparteneva ai Cavalieri Giovanniti, dopo il 1368 e prima del 1435, subì un momento di grave crisi. Nel 1447 la tassazione focativa angioina ci dice che in questo casale erano presenti 16 fuochi, 12 in più rispetto al cedolario del 1320". Secondo gli autori è giusto supporre che "solo durante il 1400 il centro incominciò ad avere una piccola fase di sviluppo trovando nella commenda giovannita la ragione della sua esistenza e sopravvivenza". La scarsità delle fonti non permette di formulare ipotesi su quando la casa fu edificata e circa il momento preciso in cui si insediarono i cavalieri, a questa mancanza di documenti si aggiunge un'altra difficoltà dovuta alla totale mancanza di resti architettonici che in qualche modo possano ricordarci la presenza giovannita. Nel 1737 su volere del commendatore Antonio Chyurlia, il "regio compassatore" Arcangelo Perrucci di Gravina, fu incaricato di redigere un Cabreo la cui realizzazione durò oltre un anno. Nel primo foglio è disegnato l'intero territorio di Grassano con l'indicazione dei fiumi, delle strade, del mulino ad acqua. Dal Cabreo apprendiamo che la dimora del Commendatore, dalle fonti denominata "castello", si arroccava intorno alla chiesa di SS. Giovanni e Marco e si componeva di diversi membri. Fu restaurata in molte sue parti dal Commendatore Frà Domenico Antonio Chyurlia che la resse dal 1729 al 1767, "fu sicuramente questo", a parere degli autori, "il momento di maggior splendore per la Commenda di Grassano". Il Cabreo del 1737 rimane tra quelli meglio conservati e risulta particolarmente prezioso poiché in esso sono state ritrovate molte piante e rilievi della Commenda di Grassano, ma anche di tutte le grancie. Presso l'Archivio di Stato di Matera, nel 1991, è stato versato un fondo gentilizio appartenente alla famiglia Materi. La lettura di queste carte", sottolineano Montesano e Pellettieri, "ci ha permesso di ricostruire chi fossero gli ultimi due affittuari della Commenda di Grassano. Il commendatore don Francesco Marulli nel 1797 affittò per ben otto anni l'intera commenda e tutte le sue grancie a don Pasquale Materi, al figlio e ai suoi eredi, per duemila e seicento ducati. Alcuni anni prima la Commenda era stata affittata a don Gaetano Federici di Montalbano. Il Palazzo Commendale, nel Cabreo, è descritto come una grande casa isolata, ma attaccata alla Chiesa Madre. Si entrava da un portone posto vicino a quello di questa Chiesa, il piano soprano, piano nobile, a cui si poteva accedere tramite una scala posta nel cortile, era composto da una grande sala e da due altri appartamenti posti a destra e a sinistra di questo salone. Il piano terra era costituito una parte dai depositi per il grano che avevano l'uscita anche sul giardino. Poi, c'era un altro piano sottano, nel quale si trovavano due stalle, una più grande e una più piccola. Inoltre, c'era una "pagliera", una grotta a uso abitativo, una stanza per i guardiani, un'altra utilizzata come carcere. Questi ultimi ambienti erano ubicati al di sotto della Chiesa e sono gli unici ancora esistenti. Purtroppo, leggendo il libro scopriamo che oggi, a Grassano, non è rimasta traccia del passaggio dei Cavalieri Maltesi. Il palazzo commendale è stato completamente abbattuto e nella Chiesa madre non è rimasto nulla che potesse in qualche modo ricordare la grandezza e lo splendore di questa Commenda che permise lo sviluppo agrario ed economico del piccolo paese lucano. Il piano nobile e il piano terra sono completamente scomparsi e, al loro posto, c'è un grande sagrato sito fuori la navata sinistra della Chiesa. La navata sinistra, secondo Montesano e Pellettieri, fu costruita sicuramente intorno al 1800 poiché essa fino al 1737 risultava inesistente ed era accorpata all'interno del palazzo commendale. Il lavoro di Montesano e Pellettieri evidenzia l'importanza di questo Cabreo testimoniata dal fatto che la presenza di un disegno in pianta ed in progetto di questo edificio lo rende un preziosissimo strumento di studio e una inestimabile fonte iconografica poiché ci ha permesso di ricostruire totalmente il palazzo commendale. Dai Cabrei la Commenda di Grassano risulta essere la più ricca insieme a quella di Matera. Indubbiamente fu grazie alla presenza dei Melitensi che Grassano si salvò da un sicuro declino, l'arrivo dei Giovanniti costituì un grande ausilio per il piccolo casale di Grassano che da quel momento progredì e si ampliò. Il casale si popolò, 4 fuochi del 1320 divennero 14 nel 1447 e i Giovanniti furono gli unici padroni di questo paese sino alla Legge del 1810 che promulgò la soppressione delle Corporazioni "non di interesse sociale". Con la soppressione della commenda anche il paese decadde per poi riprendersi nei secoli successivi. (A.C.)

Redazione Consiglio Informa

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