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(RegioneInforma) "LA CHIESA MADRE: SANTO SPIRITO"

23 maggio 2005

Questo il titolo della pubblicazione patrocinata dalla Parrocchia di Castelsaraceno

© 2013 - castelsaraceno.jpg

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(ACR) - Il lavoro di Teresa Armenti e Ida Iannella è un vero itinerario esplorativo e propositivo della storia della Chiesa Madre "Santo Spirito" di Castelsaraceno. Infatti, grazie alla professionalità delle autrici, l'opera fa rinvenire e "lucidare" un tesoro antico e fa scoprire la validità e la preziosità del carismatico tempio. Le autrici: Teresa Armenti, che vive e opera da sempre a Castelsaraceno, dove insegna "lettere" nella locale scuola media e si interessa di poesia, di storia e di tradizioni popolari ed è impegnata continuamente con l'amica e collega, Ida Iannella, nella ricerca storica e archeologica della sua terra. Ida Iannella, nata anch'ella a Castelsaraceno, dove ha vissuto e insegnato "lettere" fino al 1991, anno in cui si è trasferita nella provincia di Salerno. Attualmente vive a Sarno e insegna al Liceo pedagogico di Nocera Il lavoro di ricerca di anni, tanti viaggi. tanto tempo e impegno sono gli elementi caratterizzanti di questo libro. Basti pensare che sono trascorsi quattrocentocinquant'anni dall'edificazione del tempio al suo "testamento storico". La Chiesa è sempre stata il fulcro della nascita e della vita dei centri abitati, ivi compresi quelli più piccoli, pochi, tuttavia, gli storici che, nell'arco di quattro secoli, si sono interessati di Castelsaraceno e della sua Chiesa. Castelsaraceno, comune della Basilicata, in provincia di Potenza, che appartiene alla diocesi di Tursi-Lagonegro, è stato ricostruito nel 1086 dai monaci italo-greci. "Non sappiamo con certezza", scrivono le autrici, "se nell'attuale sito della Chiesa Madre fosse stata già eretta una chiesa più piccola e che, con il passare del tempo, questa fosse stata inglobata in un'altra più grande, ma dall'esame della struttura architettonica si rileva che essa è andata ingrandendosi mano a mano che venivano aggiunte le cappelle laterali". Non è stato semplice, quindi, reperire materiale storico riguardante la Chiesa Madre del paese natio, per questo, le autrici, hanno confrontato, decodificato gli appunti del parroco Iacovino e hanno ricercato tra i registri parrocchiali. Dagli studi è emerso che le vicende strutturali della Chiesa hanno seguito di pari passo quelle geofisiche. I terremoti, spesso, l'hanno resa pericolante e, in particolare, quello del 1980 ha privato la comunità del "suo tempio" e, "per tredici anni, la popolazione ha dovuto adattarsi nelle cappelle, subendo i disagi della ristrettezza e del freddo" . Finalmente, il 27 novembre del 1999, la Chiesa Madre è stata riaperta al culto. La celebrazione della Santa messa è stata officiata dall'Ordinario Diocesano, Mons. Rocco Talucci, tra i presbiteri concelebranti, erano presenti anche i tre parroci di Castelsaraceno, che hanno retto le sorti della parrocchia negli ultimi quarant' anni. Dal libro emerge una descrizione dettagliata della Chiesa Madre, dedicata ma non consacrata, allo Spirito Santo; fu edificata nel 1542 da Ugone Sanseverino, duca di Castelsaraceno, come "si leggeva nell'archivio di pietra della porta principale e da altri millesimi intagliati a scalpello su alcune colonne "Sancti Spiritus Adsit Nobis Gratia, 1542 ", che tradotto significa "La grazia dello Spirito Santo venga in nostro aiuto". L' antica iscrizione, trovata durante i lavori di ristrutturazione della facciata esterna è stata collocata sull'architrave della porta principale. Tutta la struttura è in stile romanico, a tre navate, e anche se le sue origini potrebbero risalire al periodo protomedioevale, l'impianto così come si presenta attualmente, ha subito sicuramente gli influssi rinascimentali. La struttura iniziale ha "subito" la morfologia del luogo, caratterizzato dalla scoscesità del terreno, tanto che risulta ancora imperfetto l'allineamento assiale del presbiterio. La facciata principale è lineare, sul lato destro si erge il campanile con alto basamento, con aperture ad arco a tutto sesto, terminante in una cupoletta emisferica. I recenti lavori di restauro, effettuati dal 2001 al 2003, hanno riportato l'edificio alla sua bellezza originaria, mettendo in evidenza l'antica struttura in pietra. "Questi lavori e le manomissioni, più o meno consistenti operate nel corso del tempo", srivono ancora le autrici, "hanno messo a dura prova la stessa identità originaria del tempio sacro che, certamente, ha visto trasformazioni interne continue a causa dei terremoti, cambiando volto con il mutare del gusto estetico". La Chiesa presenta una pianta di tipo basilicale, caratterizzata da due navate laterali, e da una navata centrale, che culmina nel presbiterio, coronata da una cupola emisferica e sopraelevata da un tamburo. Durante l'esecuzione dei lavori, dietro l'altare è stato scoperto un cunicolo che, probabilmente, collegava la Chiesa al palazzo baronale. "Nel portale in pietra, in corrispondenza dell'accesso alla canonica, è venuta fuori la seguente iscrizione : "24 Sept. 1569 Soli Deo Honor", vale a dire: " 24 settembre 1569 - Onore all'unico Dio". "Lo scopo del nostro lavoro", è la conclusione di Armenti e Iannella, "è quello di far conoscere l'impegno di quanti hanno contribuito alla realizzazione dell'edificio sacro, di comprendere l'evoluzione architettonica della struttura con i tesori che essa conserva, opera di discutibile valore artistico, ma soprattutto di grande valore storico, sociale e spirituale". (A.C.)

Redazione Consiglio Informa

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