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(RegioneInforma) A POTENZA IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA BASILICATA

24 maggio 2005

© 2013 - 2-_palazzo_loffredo.jpg

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(ACR) - In Basilicata, evento centrale della VII settimana della Cultura, che si sta celebrando in tutta l'Italia con iniziative volte a far conoscere ed apprezzare la ricchezza del patrimonio storico ed artistico della nazione, è sicuramente l'inaugurazione a Potenza del Museo Archeologico Nazionale. Intitolato a Dino Adamesteanu, figura emblematica di studioso e organizzatore che ha saputo aprire nuovi orizzonti alla ricerca archeologica, il museo di Palazzo Loffredo, completa un sistema regionale costituito da altri sette complessi museali (Melfi, Venosa, Muro Lucano, Grumento, Matera, Metaponto, Policoro). Nella mostra il visitatore potrà fruire di un quadro d'insieme sull'archeologia della regione, con un approfondimento sui ritrovamenti avvenuti nel territorio di Potenza, per la prima volta esposti al pubblico in forma definitiva. Avrà modo così di ammirare reperti provenienti dalle diverse aree della regione e apprezzare la complessa realtà archeologica di un territorio da sempre luogo di incontro tra genti di stirpe e cultura diversa, posto al centro del Mediterraneo. Il percorso museale si apre con la Precolonizzazione greca, ospitando ritrovamenti di notevole importanza: ornamenti e spade in bronzo e in oro, che risalgono al periodo compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C., provenienti dagli scavi in località Incoranata-San Teodoro di Pisticci e da Santa Maria di Anglona, quando la fertile pianura metapontina era popolata da centri indigeni dei Chones-Enotri. Segue l'esposizione riguardante le Colonie greche della costa ionica, fondate nel corso del VII secolo. Di Metaponto viene esposto, per la prima volta, un raffinato copricapo cilindrico appartenuto ad una sacerdotessa, opera di oreficeria tarantina. Altri ritrovamenti provengono da Siris, fondata nel I secolo a.C. da commercianti provenienti da Colofone a cui successe, nel 433, la fondazione di Herakleia. Dalla terra del vino, l'Enotria, quella parte di Basilicata compresa tra le aree interne delle valli dei fiumi Agri e Sinni, occupata dagli enotri tra il IX e l'VIII secolo a.C., provengono le parures con ornamenti in ambra e metalli preziosi, appartenuti a donne di rango elevato, documentando l'esistenza di rapporti commerciali sia con il Mediterraneo orientale che con altre regioni del Mar Baltico. Le relazioni con greci ed etruschi favorirono, nel corso del VI secolo, un notevole sviluppo culturale di quella parte di territorio, le cui élites locali acquisirono usi e costumi stranieri. Lo testimoniano anche le ceramiche greche sia a figure nere che rosse, quelle enotrie con ricca decorazione geometrica e i corredi funerari. Il Materano, inizialmente abitato da genti stirpe apula, stanziatisi sulle colline intorno al IX - VIII secolo a. C., venne poi occupato, tra la fine del V e la prima metà del IV secolo, dai Lucani che crearono una fitta rete di centri fortificati. Nei centri del basso Materano rimasero però le aristocrazie apule, i cui ricchi corredi funerari documentano il loro elavato tenore di vita. Le aree interne montuose della Basilicata settentrionale furono abitati dai Peuketiantes, noti per il loro uso di sepellire i defunti in posizione fetale. Nella mostra si espone uno dei ritrovamenti più eccezionali, che ha riportato alla luce, a Baragiano, un nucleo di sepolture risalente al VI secolo a.C. In una di quelle tombe sono state ritrovate parti di un'armatura greca, la bardatura da parata di due cavalli e un servizio di vasi attici a figure nere. Dall'abitato antico di Serra di Vaglio, ora parco archeologico, le ricerche effettuate in questi anni hanno fatto recuperare ricchi corredi, compresi tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C., che si suppone siano appartenuti ai re di quel popolo. Servizi di vasi in bronzo, strumentari da banchetto e ceramiche di produzione greca e di provenienza etrusco-campana, rinviano a un sistema di vita elitario tipico dell'aristocrazia greca. Dalle tombe di Vaglio provengono anche numerose armi, armature e maschere, tra le quali la maschera per cavallo in bronzo, adottata a logo del nuovo Museo Nazionale . La penultima sezione del percorso museale riguarda i Lucani, ovvero gruppi di stirpe osco-sannita provenienti dall'area centro italica che si trasferirono dalle montagne alle pianure costiere occupando le città greche di Poseidononia e Cuma, nell'attuale Campania, verso la fine del V secolo a.C. Con successivi trasferimenti, muovendosi dal Tirreno, la gens lucana riuscì a prendere il controllo della parte interna della Basilicata. Si formò così la Grande Lucania che, dopo il 356 a.C. fu divisa in Lucania e Bruttium. I Lucani giunsero anche a Serra di Vaglio e il loro insediamento venne difeso, nel IV secolo a.C., con una poderosa fortificazione, distrutta nel secolo successivo da un incendio. I Lucani, in conflitto con le colonie greche, organizzarono il proprio territorio su insediamenti di altura fortificati, basando il loro sistema anche su una nutrita rete di fattorie lungo le vallate fluviali. Nell'esposizione museale è stato ricostruito l'ambiente del santuario di Rossano di Vaglio, posto a pochi chilometri da Potenza che, com'è noto, venne frequentato, a partire dal IV secolo a. C., da tutte le genti lucane federate. Collocato in prossimità di una sorgente, era dedicato alla dea Mefite. Nel museo un particolare e suggestivo allestimento è dedicato a quelle località e agli ex voto che ornavano le statue della dea. L'ultimo percorso della mostra, che inaugura in neonato museo, è dedicato ai Romani che, alla fine del IV secolo a.C., conquistarono gran parte della Lucania, fondando le colonie latine di Venusia e Grumentum, località visitabili con i relativi musei e le aree archeologiche. Nel museo del restaurato Palazzo Loffredo è stato ricostruito un ninfeo, con pavimento a mosaico, di Cugno dei Vagni di Nova Siri, esemplificativo delle ville e residenze di senatori e ricchi proprietari terrieri presenti in diverse parti della regione che, sino al III-IV secolo d.C., caratterizzarono la nuova organizzazione del territorio. L'antica sede di Palazzo Loffredo, dove E. Viggiano, autore di "Memorie della città di Potenza", alla ricerca della "Potentia" romana, riferiva nel 1805 fosse stata scoperta "a pochi piedi di profondità (…) la strada antica composta di grandi pietre quadrate", torna a testimoniare un passato che rivive tra quelle mura, un tempo abitate dai conti Guevara, dai Loffredo e poi dagli alunni del Real Collegio, per farsi luogo di memoria e di identità storica e culturale. (I.S.)

Redazione Consiglio Informa

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