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(RegioneInforma) IL FUTURO DELL'OLIO LUCANO SI GIOCA TUTTO SULLA QUALITÀ
24 maggio 2005
(ACR) - La Basilicata intende valorizzare il proprio olio. In regione si contano circa un centinaio di etichette : da Montescaglioso alla zona del Vulture, a quella del Sauro e di Montemurro. Ma qual è la storia dell'olio lucano? E quanto incide sull'economia della nostra regione? Le origini dell'olio in Basilicata sembrano risalire ad epoche molto lontane. Lo testimoniano i reperti archeologici. Tracce di olive, foglie e noccioli - soprattutto nell'area del Metapontino - rimandano al VI secolo avanti Cristo. Ovviamente qualità, quantità e tecniche di coltivazione degli ulivi hanno inevitabilmente subito delle modifiche. Ma questo è naturale in un lasso di tempo così ampio. Oggi sono cinque le aree in cui l'ulivo viene coltivato: Vulture, Medio Agri Basento, Colline Materane, Melandro e Pollino. Si tratta, in generale, di una superficie di 32mila ettari e di circa 4 milioni di piante. Nella provincia di Potenza c'è una olivicoltura di autoconsumo e un'altra produttiva. Quest'ultima è concentrata soprattutto nel territorio del Vulture-Melfese: 6mila ettari suddivisi in oltre 7mila aziende con un milione e 400mila piante. Nella provincia di Matera, invece, il discorso si fa più corposo. Qui la coltivazione dell'olivo risulta più diffusa su tutto il territorio: più di 19mila ettari di superficie distribuiti in circa 17mila aziende, con 2milioni e 400mila piante. Purtroppo, ad accomunare le coltivazioni olivicole, tanto per la Collina Materana quanto per il Potentino, è l'estrema frammentarietà. Il 50 per cento delle aziende ha meno di due ettari destinati alla coltura. Si tratta, per lo più, di aziende a conduzione familiare, in cui il livello di meccanizzazione aziendale resta basso e l'età media tende a innalzarsi. Il risultato è che, aumentando i costi di gestione, soprattutto quelli relativi alla potatura e alla raccolta, aumentano in generale i costi di produzione. Il che provoca, in definitiva, una minore competitività delle aziende locali. Allora gli olivicoltori lucani si trovano, ora più che mai, dinanzi alla svolta della modernizzazione, e alla consapevolezza che il futuro dell'olio deve giocarsi tutto sul versante della qualità. Da questo punto di vista si sta lavorando, e anche molto bene, già da un po' di tempo. Si pensi agli iter avviati per la certificazione di qualità per l'olio del Vulture e per quello delle Colline lucane. Risulta, tuttavia, indispensabile far conoscere la bontà dell'olio lucano anche fuori dai confini regionali, per renderne manifeste le lodate e pregiate caratteristiche. A questa idea, del resto, sembrano ispirarsi anche le "strade del gusto", i nuovi itinerari enogastronomici che intendono proprio divulgare e far conoscere le risorse del territorio attraverso i prodotti tipici lucani. Nato da una collaborazione tra Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura) e Apt (Azienda di promozione turistica di Basilicata), il progetto è stato presentato nel corso di «Naturalmente lucano», quarta esposizione di prodotti agroalimentari. Le strade dell'olio, dunque, insieme a quelle del pane, del vino, dei salumi e dei formaggi svelano percorsi fatti di sapori, cultura, storia e tradizioni dei diversi paesi lucani: dalle zone del Metapontino a quelle dell'Alta Val d'Agri, dall'Alto Sinni alle colline del Vulture e della Valle del Bradano, fino alle coste del Tirreno e alle sommità del Pollino, passando per i Calanchi e le Dolomiti lucane. Si è pensato, tra l'altro, di collegare i diversi componenti della filiera. Pertanto, le aziende di produzione, di trasformazione e di commercializzazione dell'olio sono state collegate al territorio con le sue emergenze storiche, ambientali, culturali, artistiche e archeologiche. L'Alsia, quindi, come curatrice del progetto ha in primo luogo avviato una prima indagine territoriale, per individuare quali sono le aziende che producono, trasformano e commercializzano l'olio, dove operano e quanto prodotto lavorano. Una specie di dettagliata "cartina geografica" di tutte le strutture che di fatto sono attive nella filiera dell'olio. Fatto ciò si passerà a individuare, tramite schede di adesione, le aziende che intendono prendere parte al progetto delle «strade del gusto» e a tutte le attività promozionali ad esso connesse. Si tratta di circa un centinaio di aziende che, una volta individuate, saranno collegate a strutture alberghiere, agrituristiche, ristoranti, aree turistiche e a tutte le iniziative presenti sul territorio (sagre, manifestazioni ecc.). Le strutture della Val d'Agri, per esempio, potranno essere collegate ai siti archeologici di Grumento, quelle del Materano ai Sassi, così come quelle del Vulture ai Castelli Federiciani. Tutto in nome della promozione di un territorio davvero molto ricco e ancora da scoprire. (k.s.)