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(RegioneInforma) "ASCOLTA- SHÊMA'"

25 maggio 2005

E’ il primo lavoro realizzato da una scolaresca della regione nell’ambito del progetto del Consiglio regionale di creare una sezione di cultura rivolta a tutte le scuole della Basilicata

© 2013 - quinto_orazio_flacco.jpg

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(ACR) - L'obiettivo è quello di "far conoscere i lavori più significativi realizzati dagli allievi lucani delle scuole di ogni ordine e grado, stabilendo, nel contempo, una trama di rapporti sul territorio per una proficua comunicazione scientifico-letteraria". Il libro è scaturito dal progetto didattico ideato dai docenti Rosa Capoluongo, Silvana Massabò, Nicoletta Sabatella, Vitina Telesca e realizzato dagli alunni della classe II B del Liceo Classico "Quinto Orazio Flacco" di Potenza, durante l'anno scolastico 2003/2004. La volontà espressa dal massimo Ente territoriale, trova la sua prima concretizzazione in questo testo, creato dagli alunni del Liceo Classico di Potenza, "che è stato sempre, per il capoluogo e per la regione, un punto di riferimento, vuoi per l'antichità di questa istituzione, vuoi per gli illustri figli di questa terra che ivi sono stati formati". La prefazione è impreziosita dai versi di Giuseppe Ungaretti: "Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola / scavata è nella mia vita / come una abisso". E' da sempre, dai tempi aurorali della letteratura, che i poeti hanno interrogato il loro abisso per darci la parola disvelatrice. "Ascolta- Shemà" è particolarmente significativo in tal senso. Il percorso di studi di italiano, greco, filosofia, inglese, ha consentito ai ragazzi di acquisire le competenze per interrogare, a loro volta, l'abisso e comunicare la loro parola. Un percorso, quello degli alunni, di crescita culturale e di maturazione che li ha visti entusiasti nei confronti della possibilità di creare, curiosi del mezzo teatrale, anche se timorosi di esporsi in prima persona, dovendolo metere in scena il proprio lavoro. Il testo creato e rappresentato ha offerto loro la possibilità di verificare non solo le proprie competenze culturali ma, soprattutto, ha offerto un'importante possibilità di fare esperienza. "Hanno dovuto interrogare il loro abisso" scrive Rosa Capoluongo, una delle docenti che ha collaborato alla ideazione del progetto, "per comprendere che la vera onnipotenza è l'umiltà che spalanca tutte le vie della conoscenza, che la libertà nasce dalle catene delle regole, che l'autodeterminazione è possibile solo grazie alla tolleranza, che la gioia è conseguenza di sofferta coerenza. Il loro mondo, la loro vita sono così fioriti nella parola che ora dicono. Ascoltiamola!". Il testo è composto da un Prologo e da Tre Atti che "raccontano" la storia di Isaac. "Vi invito a guardare, / con pietà e terrore, / la storia di Isaac" che "Al bivio tra il dover essere e l'essere, / egli, presumendo/ di poter mutare l'ontologicamente determinato / si è separato da sé, / precipitando nei tentacoli della colpa occultata." Isaac, un uomo schiacciato dall'angoscia, dalla sofferenza per aver perso, durante la guerra nei campi di concentramento, la moglie Sarah e il figlio David e dai sensi di colpa per aver tradito il suo popolo. "Tornando indietro lo rifarei?", è il suo dilemma, "Nuovamente collaborerei con il nemico nella speranza di salvare la mia famiglia, nonostante il disprezzo della mia gente?" L'incubo ricorrente di Isaac è l'uccisione della moglie e del piccolo David, " Non riesco a liberarmene. Quell 'incubo non mi dà più pace, sempre uguale, ogni notte…." confida a Emmanuel, amico di vecchia data con cui ha condiviso la traumatica esperienza del campo di concentramento. Continuando la lettura, scopriamo che gli resta una figlia, Micol, con la quale non ha più rapporti perché ha sposato un tedesco, " ha sposato il nemico", fatto questo concepito come un altro tradimento della sua famiglia nei confronti del suo popolo. Alla fine, Isaac andrà a vivere da lei, la sua angoscia lo porterà alla pazzia, non accetterà la morte della moglie e del figlio David che "vede" e con il quale parla. Grazie, tuttavia, alla figlia, al marito di quest'ultima e all'amico Emmanuel, ritroverà il senno, "Dovremmo cercare di far rivivere a tuo padre la tragedia della morte di Sarah e David che egli ha completamente rimosso. Solo così potrà cominciare ad elaborare il lutto". Sicuramente ricco di contenuti il messaggio lanciato dai giovani autori. Oltre al far riaffiorare le nostre profonde radici culturali, nel testo è decifrabile, come sottolineato nella presentazione del presidente De Filippo, una serie di personaggi "portatori senza pegno" di molteplici paure e angosce che attanagliano lo spirito umano. Oltre a tutto ciò, si fa anche riferimento al modo e alle strategie da adottare per venirne fuori, tornando ad essere se stessi e a riprendere le caratterizzazioni della propria quotidianità, in una sorta di gioco che si ripete puntualmente, non alienando comunque, cause ed effetti , nonché soluzioni variegate dai risvolti talvolta evidenti, ma anche e spesso reconditi. La speranza, secondo il costume di vita adottato non sempre per inerzia o, peggio comodità, fa capolino fra i versi tra loro ben concatenati e congegnati in maniera semplice ma, consegnati ad un intelletto capace di intendere e di razionalizzare alcuni tra i momenti più difficili vissuti dal proprio "io", in una continua ricerca di continuità e di riappropriazione della spiritualità e della corporeità non fine a se stessa, bensì foriera di sviluppi talvolta inaspettati e, pur sempre, impregnata dalla solidarietà e "corrotta" da una umanità che cerca di far rivivere e riprendere le capacità di esternazione e l'abilità propria del rapportarsi con l'esterno. (AC)

Redazione Consiglio Informa

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