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(RegioneInforma) "OTTANTACINQUE POESIE SU RIVELLO" DI NOVELLA CAPOLUONGO PINTO
08 giugno 2005
(ACR) - I proventi che giungeranno da questo volume verranno offerti, dall'autrice, nell'ambito delle iniziative di solidarietà a sostegno di Emergency, la grande organizzazione umanitaria creata da Gino Strada, impegnata a portare cura e sollievo alle vittime della guerra e, soprattutto, ai bambini colpiti dalle bombe e dalle mine antiuomo. "85 poesie su Rivello", scritto da Novella Capoluongo Pinto, è, come si evince dal titolo, innanzitutto un libro su Rivello, è un intenso dialogo con il paese, al quale la poetessa si rivolge con quel "tu" confidenziale, presente in gran parte delle liriche. Rivello, infatti, assume nel libro, le sembianze di una persona vivente, è un "essere" amato, si concretizza in una relazione con l'autrice che si prolunga nel tempo, divenendo sempre più intima e profonda. A partire da quando era ragazza, momento in cui ha la passionale scoperta, man mano l'affetto matura attraverso gli anni, fino a rivelarsi come legame inscindibile che segna per sempre l'esistenza della poetessa. Nata a Santara (India), Novella Capoluongo, vive a Potenza e insegna Educazione Fisica presso la Scuola Media "D.Savio". Molti, oltre la poesia, alla quale si dedica da sempre, i suoi interessi, non ultimi, la scherma e il teatro. Ha sempre e comunque, nel proprio cuore, il paese paterno, luogo dove da bambina è ritornata periodicamente. Luogo, che da adulta, ha scelto e continua a frequentare, dove ha una casa, "la dimora del tempo liberato". Luogo da dedicare a se stessa, alle memorie, agli affetti più profondi: "il luogo delle radici che non si intendono recidere." Rivello, quindi, paese dove suo padre era nato e dove trascorre alcuni periodi dell'anno, le ha ispirato il suo primo libro. Paese di suggestiva bellezza, antico borgo sul colle, che si affaccia sulla valle del Noce, circondato da una cerchia di monti, " Disteso sulla collina, / digradante verso il Noce / risplendi superbo, regale / nella tua serenità secolare, / mentre il tempo / ti sfiora soltanto, / col tiepido clima / della media altitudine.". La bellezza di cui parla l'autrice è la bellezza della natura, del paesaggio che lo circonda, ed è anche quella del paese, dei suoi vicoli, delle sue antiche mura. E' luogo di silenzio e di pace, di una bellezza rasserenante. Sin dalle prime poesie, è questo che affascina "l'animo giovanile dell'autrice" che così gli si rivolge: "tu possiedi già / tutto l'appagamento / che dà la pace, / e non s'incrina, all'imbrunire, / il luminoso cristallo / del tuo silenzio.", "ancora una volta il tuo incanto / ha placato il mio cuore turbato". Dalle passeggiate solitarie in campagna emerge, come d'incanto, l'essenza di Rivello come in "e il paradiso è certo". Dalla poesia della Capoluongo emerge un mondo diverso, quasi una realtà di sogno in cui evadere per ritrovare un senso più profondo e vero dell'esistenza, una pace interiore altrove irraggiungibile e qui, invece, trovata con naturalezza. I suoi versi toccano temi, situazioni, sentimenti ben radicati in un contesto preciso, molto "lucani" ma, al tempo stesso, parlano un linguaggio universale e scavano in modo originale e personale nei grandi temi della poesia, poesia della memoria, del rapporto tra città e paese, modernità e tradizione, poesia degli affetti nel senso più pieno del termine, affetti familiari "in primis". Nel libro, dedicato ai genitori, è presente l'intera famiglia dell'autrice, la madre, i figli, il marito, soprattutto, ma la presenza che acquista una centralità indiscussa nell'opera è quella del padre. E' questa che lega la poetessa con il paese, è lui che le ha in segnato ad amarlo. E in modo naturale, il tema, così poetico e profondo, del rapporto con il padre si connette con il tema del paese, fino a una sorta di identificazione, " Quanto ti rassomiglia / il tuo paese!. Simile è la sorte, comune la spiritualità, "Nei tuoi grandi occhi tristi / traspariva / l'eterna realtà dell'esistenza / escano quasi sempre sconfitti / gli umili…" ma "risplendono le loro anime / libere dalla servitù / e dalla mediocrità cortigiana". E ancora "Ora lo so con certezza / tu hai conosciuto / il reale valore delle cose.. / hai voluto ritrovare / la pace del borgo nativo .." Ma la visione di Rivello cambia dopo la morte del padre tanto amato, diviene sempre più articolata, più critica. L'anno della morte di Gerardo Capoluongo è l'anno del terremoto che il 9 settembre1998 colpisce con particolare forza il centro storico di Rivello, determinandone un parziale abbandono. Da questo momento nelle poesie dell'autrice si avverte il dramma, un pericolo di morte del millenario organismo, " è in agguato il silenzio / profondo, sopraffacente… grande è la nostalgia / di voci profonde di campane.. / di un più intenso e vigoroso pulsare di vita. / Tacciono, ora, le tue basse case di pietra / … muti / si snodano i vicoli e le scale, / e i portali, e le chiese, e i balconi chiusi". A tratti la consapevolezza della poetessa si tramuta in angoscia e scrive, "senza voce è la campana di San Nicola" e divorante "è la mia angoscia / nel percepirti immobile, / come oltre la vita". Aumentano le immagini negative che portano all'inevitabile, case vuote, vie sinistramente deserte, il diffondersi di stati d'animo negativi, eppure Rivello conserva la sua bellezza, l'amore per esso rimane vivo, più struggente, "è lunga e triste l'attesa / di vederti tornare a nuova vita / e mentre ti avvolge una spirale di nebbia / io percepisco splendida / anche la tua desolazione". Emerge con forza la speranza che questo borgo antico, che ha attraversato secoli saprà resistere e superare la bufera. Infatti, l'autrice, la speranza non l'ha persa, ora di nuovo suona la campana di San Nicola, "mi sembra vivo / anche il tuo silenzio / perché, forse, io sento che sta per finire / il tuo inverno / perché, forse, tu senti iniziare / un nuovo fervore di vita". Purtuttavia, non basta che la Campana di San Nicola sia tornata a suonare, "bisogna che un nuovo entusiasmo ridia vita alle scale, ai vicoli, alle case, e questo il messaggio positivo che viene a noi tutti Divellesi dalle poesie di Novella Capoluongo Pinto". Un messaggio che nasce da un grande amore per il paese e da una profonda consapevolezza dei legami con la natura, la storia, la memoria. Tutto questo Novella ce lo dice con il linguaggio della poesia, con la sua ricchezza di immagini, con una parola sempre chiara, uno stile moderno. Autentici valori animano queste poesie, lo conferma, non che ce ne fosse bisogno, l'intento dell'autrice di far dono dei proventi della sua opera ad Emegency. (a.c.)