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(RegioneInforma) IL MUSEO DELL'ALTA VAL D'AGRI E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI GRUMENTUM

12 luglio 2005

© 2013 - sito_grumento.jpg

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(ACR) - Un'occasione di attrattiva turistica, culturale e di conoscenza del territorio della Basilicata e della sua storia antica è rappresentata sicuramente dalla rete dei musei nazionali archeologici. Presenti in diversi centri della regione, inglobano anche dei parchi archeologici, dove sono riemersi i resti delle città, delle loro strutture e della loro vita. Tra questi va segnalato il Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri e il Parco archeologico di Grumentum. La struttura del museo che, come è stato scritto, evoca "la visione di un astronave incagliata nel terreno", evidenzia non solo i contenuti della ricerca archeologica ma anche il viaggio compiuto per riportare alla luce un passato che si offre in mostra al visitatore. Nelle vetrine del museo sono esposti i risultati degli scavi realizzati negli undici comuni dell'Alta Val d'Agri, i cui reperti coprono un arco temporale che va dalla Preistoria alla Storia. Nella prima sala è documentato un percorso che va dal Pleistocene al Paleolitico. Dalla località di San Giuliano di Grumento Nova provengono i resti di un "elephas antiquus" (frammenti di arti, molari e zanne) e altri grandi mammiferi che, durante il Pleistocene, abitarono il bacino lacustre formatosi all'epoca delle Grandi Glaciazioni, ora occupato in parte dal lago artificiale del Pertusillo, le cui acque servono la Basilicata e la Puglia. La presenza umana è documentata da sporadici strumenti litici raccolti qua e là nella valle. È al termine delle Età più recenti della Pietra (Neo-Eneolitico) e con il subentrare dell'Età del Bronzo che il popolamento dell'Alta Val d'Agri si intensifica. Sulle alture a ridosso del fondovalle dell'Agri si stanziarono gruppi di pastori appartenenti alla cultura detta "appenninica", che praticavano la transumanza tra le aree montane interne e le coste. Furono questi gruppi a entrare in modo diretto o indiretto in contatto con elementi di provenienza egea, assorbendone i modelli culturali e acquisendo manufatti in cambio di prodotti caseari. In questo senso va annotato come le ceramiche appenniniche, modellate nell'impasto nero o bruno lucidato, sono arricchite da eleganti decorazioni, come quella a meandro e puntinato proveniente da Moliterno. Nella seconda sala è testimoniata la fase che va dall'Età arcaica a quella ellenistica. In una vetrina sono esposti armille, anelli, orecchini in bronzo, attrezzi in ferro e bacili in bronzo di produzione etrusca. Altri resti, come la ceramica a vernice nera, candelabri, spiedi, coltelli, cinturoni, bacili, grattugie, documentano come l'elemento indigeno entra in contatto con quello greco, soprattutto con le colonie della costa ionica. Nel cuore della regione si affermano infatti gli Entri, le cui aristocrazie guerriere esprimevano il loro potere politico ed economico in corredi ricchissimi, dove sono presenti numerosi oggetti in bronzo e materiali preziosi come argento, ambra, avorio e oro. In una tomba di Marsico, risalente alla seconda metà del VI secolo a.C., la produzione di vasellame di tradizione ionica e due bacili in bronzo di provenienza etrusca si abbinano alla ceramica indigena, mentre oggetti per arrostire le carni indicano l'adesione al modello greco del symposion. Rinvenimenti fortuiti attestano in modo sporadico la ulteriore presenza indigena in Alta Val d'Agri, a cui suppliscono i resti risalenti al IV secolo a.C. riferiti a necropoli, più che ad abitati e ad insediamenti produttivi. Le tombe di Montemurro hanno restituito, invece, un quadro di una comunità con personaggi di rango, sia maschili che femminili, accanto ad altri di minore importanza. Nel corso dei lavori di edificazione del Museo sono venuti alla luce, inoltre, resti relativi al culto pagano della dea Mefite, praticato e documentato soprattutto nel santuario di Rossano a Vaglio. Nella terza sala sono esposti, infine, i ritrovamenti della città di Grumentum dalla sua fondazione fino all'Alto Medioevo. Uno spaccato di vita di quella città è fornito da alcune esposizioni che spiccano tra le altre, quali la testa di Livia in marmo rinvenuta nell'area del foro di Grumento, risalente al I secolo d.C., mentre altre statue rinvenute attendono ancora il restauro. Interessante inoltre l'esposizione de "Il costume dei romani", allestita all'interno del Museo in collaborazione con l'Istituto professionale di stato per l'industria e l'artigianato di Moliterno. Altre vetrine sono dedicate ai culti imperiali e alla casa dei mosaici. Quest'ultima, costruita nella seconda metà del I secolo a.C. ed abitata fin verso la metà del IV secolo d.C., appartenne ad un personaggio importante della città o ad un collegio di liberti. Diversi reperti riguardano, inoltre, la produzione, i commerci, le necropoli, mentre stele funebri fanno da corona a pannelli espositivi dove si narrano le vicende della città. Un bassorilievo raffigurante San Laviero, risalente al 312 d.C., conduce verso l'uscita del museo, accompagnando il visitatore sui luoghi della storia. Nel Parco Archeologico è ancora visibile la città romana di Grumentum, costruita nella prima metà del III secolo a.C., quasi contemporaneamente a Venusia (291 a.C.) e a Paestum (273 a.C.) e dotata di un impianto urbanistico che resterà immutato per quasi dieci secoli. La via Herculia che da Venosa, attraverso Grumentum, giungeva ad Heraclea e un'altra strada che da Grumentum intercettava la via Popilia sul versante tirrenico, fece di Grumentum un sito strategico per i Romani. La città, che sorge su un terrazzo collinare posto nei pressi del fiume Agri, era circondata da mura con quattro grandi porte per il passaggio dei carri e tre per il transito pedonale. Fu in quei pressi che si svolsero due battaglie fra romani e cartaginesi: la prima nel 215 a.C., la seconda fu combattuta nel 207 a.C. tra il console Claudio Nerone e Annibale. Con l'avvento della guerra sociale Grumentum, divenuta colonia romana tra gli italici che insorsero contro Roma, attraversò una lunga crisi protrattasi sino all'Età augustea (42 a.C.). A partire da tale data si ricostruì quanto distrutto dalla guerra, si avviò la costruzione del teatro e delle terme e si intervenne in modo radicale nell'area del Forum e del Capitolium. Intorno alla fine del I secolo a.C., la città fu così rifortificata e abbellita. Nel 370 d.C. Grumentum divenne sede episcopale sino al 954, anno in cui la sede passò a Marsico Nuovo. Poco distante dall'anfiteatro, all'interno del Parco si trova la chiesa cattedrale dell'Assunta, risalente al IV-V secolo d.C. La presenza della popolazione a Grumentum è attestata sino al VI-VII secolo, quando gli abitanti abbandonarono la città per trasferirsi sui colli circostanti, dove sorsero gli attuali paesi. Gli ultimi sporadici abitanti la videro rasa al suolo dai Saraceni. (I. S.)

Redazione Consiglio Informa

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