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(RegioneInforma) VENOSA ROMANA: LA CITTÀ E IL SUO MUSEO
12 luglio 2005
(ACR) - Costruita su un centro già occupato da un popolazione osco-sannitica, la colonia latina di Venusia fu fondata dal console L.Postumio Megello nel 291 a.C. La città sorse su un vasto altopiano esteso su circa quaranta ettari, delimitato da due valloni. Cinto dalle mura, il centro si sviluppava secondo un impianto stradale articolato su due assi principali, coincidenti con gli attuali Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi, e su una serie di altre vie minori perpendicolari. La colonia mantenne inalterato nel tempo il proprio tessuto urbano a isolati regolari fino al V-VI secolo d.C. Il processo di edificazione avvenne nella città in diverse fasi cronologiche: in modo particolare dopo la Guerra sociale (90-89 a.C.) e una deduzione coloniale nel Secondo triumvirato (43 a.C.), che determinò un mutamento socio-economico e politico nella società. Lo sviluppo abitativo riguardò soprattutto le costruzioni private, mentre il periodo più florido della città si ebbe in età imperiale, così come dimostrano la costruzione dell'acquedotto, dell'anfiteatro e delle terme, edifici che poi subirono ulteriori rifacimenti. Non vi sono stati ritrovamenti, invece, del Foro e dei templi che si presume si trovassero nell'attuale zona oggi occupata da piazza Orazio. A Venosa numerose sono però le testimonianze riferite ad edifici di carattere sacro ma un'area di culto è attestata soltanto nella zona dell'anfiteatro, dove, nel 1935 è stata ritrovata un'edicola votiva con ex-voto anatomici. Le necropoli erano, invece, sicuramente disposte lungo le principali strade extra-urbane, come l'antica via Appia (attuale via Melfi) e la strada che conduce a Canosa. Lungo via Melfi sono visibili i resti di un monumento funerario noto come "tomba di Marcello". La città era dotata inoltre di due complessi termali. Il primo, risalente al I secolo d.C., è visitabile nell'attuale Parco archeologico ed è composto da diversi ambienti, pavimentati con lastre di marmo o con mosaici, così come il "frigidarium" dove sono raffigurati degli animali marini. L'altro complesso termale è identificabile con la struttura nota come Casa di Orazio, posta nelle vicinanze dell'attuale piazza Municipio. A Venosa sicuramente esisteva anche un teatro, ancora non identificato, anche se il ritrovamento di un talamone (che rinvia al mito di atlante che sorregge il mondo sulle spalle) di età tardo-repubblicana ne fa supporre l'esistenza. L'anfiteatro, invece, costruito nel I secolo d.C. su altre strutture abitative di età repubblicana, è composto da un circuito esterno a pilastri e da un corpo centrale diviso in tre settori sostenuti da corridoi anulari e da ambienti di servizio posti nei sotterranei, dove si custodivano gli attrezzi e egli animali destinati agli spettacoli. Nel cortile del castello "Pirro del Balzo" vi sono i resti anche del "Castellum aquae", che testimoniano il continuum di una storia che riaffiora dal sottosuolo cittadino, mostrando ad ogni passo i segni tangibili del reimpiego e utilizzo di reperti storici della romanità, lungo le vie e negli edifici pubblici e privati. Lo stesso Museo archeologico nazionale di Venosa, collocato all'interno del castello, testimonia visivamente la vita della colonia romana specialmente nelle sezioni che ripercorrono la vita di quella colonia e di quel territorio, dalla fondazione all'età imperiale. Evidenti sono i richiami ai monumenti visibili nel Parco archeologico, laddove si documenta l'impianto urbano, gli edifici pubblici della città con l'esposizione di materiali risalenti all'età repubblica: terrecotte, statuette ed ex-voto, monete emesse dalla zecca di Venosa, ceramiche ed altri oggetti di uso quotidiano. Nella sezione che comprende il periodo tra la fine della Repubblica e l'età Augustea ai documenti provenienti da Banzi ("auguraculum" e "Tabula bantina") si aggiungono le numerose epigrafi, in prevalenza funerarie, che forniscono il quadro della stratificazione sociale della colonia. La collezione di scultura del Museo si è arricchita di una testa di Diadumeno, opera in marmo del II sec. d.C., che imita un modello bronzeo della seconda metà del V secolo a.C., opera dello scultore greco Policleto. L'esposizione museale va oltre il periodo romano, comprendendo l'età Tardoantica ed Altomedioevale, documentando la presenza, in tombe longobarde, di ornamenti in oro e in argento. Altro aspetto importante, nella storia della città, è legato alla presenza di una colonia ebraica, documentata tra il IV e IX secolo d.C., e dalle catacombe ebraiche nel territorio venosino. Ma nel Museo trovano spazio anche l'Incompiuta, caratterizzata dal riutilizzo di materiali di edifici di età romana, rilievi funerari e il complesso episcopale della SS. Trinità, edificato tra il V e il VI secolo d.C. su strutture di età imperiale, come dimostra il mosaico rinvenuto all'interno. (I. S.)