giovedì, 21 nov 2024 20:26

Vai all'archivio
Stampa Invia

(RegioneInforma) "GIOVANNI NINNI, VITA E OPERE DI UN MEDICO VENOSINO"

25 luglio 2005

© 2013 - ospedale_antico.jpg

© 2013 - ospedale_antico.jpg

(ACR) - "Giovanni Ninni vita e opere di un medico venosino" è la ricostruzione, per l'appunto, della vita e dell'opera del medico venosino, Giovanni Ninni. Ricostruzione affidata alla "riproduzione delle pagine più significative della sua vasta casistica operatoria. Tali pagine, quasi un'antologia, evocatrici di antiche esperienze per i vecchi medici, sono di utile lettura per i meno vecchi e i più giovani, per le lezioni di Clinica Chirurgica che si possono trarre e gli insegnamenti di etica professionale che vi affiorano". Autore dell'opera è Guido Barbieri decano dei chirurghi lucani. Arrivato in Basilicata da Roma, sua città natale, nel 1951, ha operato ininterrottamente prima a Tricarico, poi a Matera e, quindi, a Potenza. Nel 1992, anno del suo pensionamento è stato nominato Primario Emerito di Chirurgia e Socio Onorario della Società Lucana di Medicina e Chirurgia. Libero docente e Specialista in Chirurgia, ha al suo attivo settantadue pubblicazioni scientifiche. A Tricarico ha prestato la sua opera come Primario chirurgo e Medico di guardia e, nonostante, gli scarsi mezzi a disposizione e le difficili condizioni ambientali, il giovane Barbieri operò le urgenze che si presentavano e si cimentò in delicati interventi. E' possibile che proprio il ricordo di queste esperienze "tricaricesi" abbia contribuito a coinvolgere sentimentalmente l'autore nella ricerca sulla vita e le opere di Giovanni Ninni. "A Venosa – ricorda nelle pagine introduttive - indugia a leggere una lapide che ricorda Giovanni Ninni e poi un'altra, si incuriosisce, si informa, si documenta e essendone attratto, ricostruisce, senza tradire la storia, la vita e le opere del chirurgo venosino". Barbieri affida la ricostruzione dell'opera di Giovanni Ninni alla riproduzione delle pagine più significative della sua vasta casistica operatoria. Tali pagine costituiscono un valido contributo alla storia dell'arte medica, non prive, anche, di spunti di interesse antropologico. Giovanni Ninni nasce a Venosa il 27 febbraio 1861, il padre Gaetano, appartenente a una antica famiglia venosina, esercitava la professione medica nel comprensorio di Venosa, la madre, Giuseppina Vinci Pantini, era anch'essa originaria di una famiglia venosina. "Ragazzo di ingegno", scrive l'autore, " pronto e vivace fu educato in un ambiente sano, dove il dovere era una religione, la dirittura morale una legge, l'onestà una dote spinta fino allo scrupolo". Frequenta le scuole elementari nella sua città natale, viene, poi, inviato a Napoli, ospite di uno zio materno, dove le aspettative non vennero deluse. Infatti, qui consegue la maturità classica "honoris causa", riconoscimento concesso solo a un ristretto numero di giovani eletti. Figlio di un medico, volle continuare la nobile tradizione paterna iscrivendosi, nel 1879, alla facoltà di Medicina di Napoli. Determinanti, per tale decisione, anche i consigli dati ai suoi genitori dal "conterraneo" Francesco Frusci, autorevole docente dell'Ateneo partenopeo, che da questo momento lo guiderà non soltanto nella scelta della facoltà universitaria, ma anche dopo la laurea nel lungo cammino della carriera ospedaliera. Mantenne sempre alta la passione per lo studio e sempre elevata la media conseguita nei vari esami e ciò gli permise di ottenere, per eccezionale concessione della facoltà medica, l'ammissione all'esame di Laurea già alla fine del quinto anno, avendo superato tutti gli esami. Si laureò con il massimo dei voti nell'agosto del 1886. Due anni più tardi superò brillantemente il concorso per un posto di assistente presso la Clinica Chirurgica dell'Università. Nello stesso anno vinse il concorso di Aiuto presso l'Ospedale degli Incurabili, dal 1890 al 1893, passò, con la stessa qualifica, all'Ospedale dei Pellegrini. Negli stessi anni, dal 1888 al 1896, ricopre l'incarico di universitario che anche per la sua produzione scientifica, lo porta a conseguire la libera docenza in Medicina Operatoria, ed entra così ufficialmente nella vecchia gloriosa Scuola Libera Napoletana. E ancora, nel 1898 consegue una seconda docenza in Traumatologia e, in seguito, in Clinica Chirurgica. Nel frattempo, negli ultimi anni Ottanta, è idoneo al concorso per la cattedra di Medicina Operatoria nelle Università di Palermo e Genova. Finalmente, nel 1910, il suo grande sogno si realizza con la nomina a Primario Chirurgo dell'Ospedale dei Pellegrini di Napoli, dove ha svolto la sua intensa attività interrottamente. Ninni è anche attivo politicamente. Dal 1896 al 1910 viene eletto nel Consiglio Provinciale, partecipa alle vicende politiche locali, senza tuttavia distogliersi dagli impegni professionali. Quando prematuramente scomparve egli era ancora nel pieno fervore della sua attività di chirurgo. Nel 1922 Giovanni Ninni muore sul "campo", per una infezione contratta durante un intervento operatorio, "tragico epilogo di una vita esemplare". E' stato uno dei primi in Italia a suturare il cuore, il primo a suturare il pancreas. "Aveva offerto contributi originali alla chirurgia d'urgenza dell'addome e del torace e, tuttavia, nella grande trattatistica, non compare il suo nome sicché viene spontaneo chiedersi quali possono essere state le motivazioni che hanno indotto l'autore del saggio a voler "sonare l'amnesia" degli storici". "Come chirurgo e operatore fu indubbiamente prestigioso", e leggiamo nel libro "di immenso valore risulta oggi il suo contributo relativo al trattamento delle "ferite del cuore" che lo pone, a pieno titolo, tra i precursori della chirurgia cardiaca". Eseguito per la prima volta a Roma, nel giugno del 1896, da Guido Farina, questo difficilissimo intervento venne ripetuto due anni dopo nel giugno del 1898, da Ninni che per primo in Napoli suturava un'ampia ferita penetrante nel ventricolo cardiaco di sinistra. La sua produzione scientifica, prevalentemente di carattere chirurgico, è costituita da 47 pubblicazioni, frutto della sua attività di chirurgo e di studioso. Tra le sue pubblicazioni, una più importante dell'altra, un posto di primaria importanza spetta al "Compendio di Medicina Operatoria", una guida agli esami per gli studenti di medicina. Libro di grande utilità anche per la classe medica, un libro senza pretese, di grandissima utilità per coloro che desideravano dedicarsi allo studio dell'anatomia chirurgica o anche per richiamare alla memoria il ricordo di un dato, di un muscolo, di un vaso momentaneamente perduto. Fu un'edizione intensamente ricercata e presto esaurita. "Nel racconto delle sue esperienze di chirurgo", scrive l'autore, "che opera sul campo ho preferito riportare testualmente le parole del protagonista per non alterare minimamente il senso. Attraverso la lettura delle sue opere sono emersi episodi di vita professionale, senza dubbio insoliti, per la maggior parte risolti felicemente, ma non senza qualche insuccesso, com'è nel destino di ogni chirurgo". "Temperamento", continua ancora l'autore, "profondamente sentimentale riproduceva il meglio della natura lucana: intelligenza pronta, tenacia di propositi e di sentimenti, impetuosità sempre generosa, un'anima in perenne giovinezza, ammantata talora di candida ingenuità. La sua natura esuberante dava un colorito vivace e un tono caldo anche alle piccole cose, sempre pronto per ogni atto di bontà, per ogni opera di giustizia e di carità con cui si prodigava nell'esercizio della sia professione". Barbieri, nel testo, è riuscito a porre nel giusto rilievo la figura di questo eminente chirurgo con i suoi sentimenti e le sue idee, e a mettere in evidenza la sua storia più genuina di intellettuale. (a.c.)

Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player