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(RegioneInforma) GIOVANNI DE GREGORIO: l'ARTISTA RISCOPERTO DELLA PITTURA TARDO MANIERISTICA LUCANA
19 agosto 2005
(ACR) - "Pietro Afesa della provincia di Basilicata fu ottimo pittore e fiorì circa nel 1650. Vi sono sue pitture nella chiesa dei frati conventuali di Marsico Nuovo ove il quadro dell'Altare Maggiore, che rappresenta l'Assunta, è opera lodatissima dagli intendenti. Così dipinse in altre chiese del Vallo di Diana, e nella città di Sala ove la chiesa di S. Sofia, oggi diruta ed abbandonata, è tutta dipinta a fresco da lui, con freschezza mirabile di colore, ed una vaghezza che incanta, massimamente ne' panni cangianti che son meravigliosi. Dipinse ancora la Cappella di S. Prisco fuori di detta città anch'essa diruta ed abbandonata, ove vi sono ancora figure bellissime, che si conservano ad onta del tempo, perloché delle sue opere riportò sommo vanto. Costui fece i suoi studi per la Lombardia, e capitando in una città di quelle parti udendo la fama di un tal Pittore (del quale e della città non è a noi pervenuta la notizia del nome) per vederlo operare vi si accomodò per servitore: ma vedutolo bozzare e ritoccare un quadro, se ne fece beffe, e colto il tempo, in cui il padrone non era in casa, gli dipinse una mezza figura che da lui fu ammirata; e così divulgassi il caso; dipinse in quella, ed in altre città, opere molte; ma sempre perseguitato d'avversa sorte, atteso ché erano scarsamente riconosciute le sue virtuose ed onorate fatiche, e finalmente assai povero si morì". Questa una delle ricostruzioni e critiche più sottili che il De Domininici ascrive a Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa (dal nome del paese nel quale nacque e che, oggi, porta il nome di Satriano di Lucania). Tra gli esponenti più originali del tardo manierismo meridionale, il Pietrafesa operò prolificamente tra la Provincia di Basilicata ed il Principato Citra, in Campania. Diversi studiosi e intenditori d'arte, come ad esempio, Rossella Villani e Franco Bruno, lo hanno inserito, insieme con altri due artisti locali, Pietro Antonio Ferro e Donato Oppido, nel panorama pittorico lucano della prima metà del Seicento. "Un panorama che – a giudizio di Villani - assume a modello la cultura figurativa napoletana che tanto piace alla borghesia locale, la quale tenta di uscire dall'isolamento geografico, sociale e culturale acquistando opere provenienti direttamente dalla capitale del viceregno o, commissionando lavori ad artisti locali dotati di talento, formatisi alla scuola napoletana. Questi continuano a gravitare nell'orbita della tarda maniera tentando, tuttavia, di innestarvi delle note personali e originali, che rispondano sì ai gusti e ai modelli della committenza ma che, al contempo, riflettano le proprie esperienze e sensibilità". Dunque, da queste osservazioni, rivivono gli elementi caratterizzanti la pittura della prima metà del Seicento che tanto ha influenzato l'artista Pietrafixianus. Un pittore che, conscio del peso della tradizione, si sforza di coniugare i modelli di riferimento con la personale esigenza di creare un'arte originale, che esuli dagli stereotipi tardomanieristici in lui sedimentatisi. La sua è, difatti, una vera e propria ricerca personale che ha radici profonde nella sua terra natia e che trova sfogo nei numerosissimi e "sofferti" dipinti dal marcato sfondo religioso. Affreschi e allegorie di devozione che sono segno di un percorso pittorico ragionato e sentito e che, allo stesso tempo, richiamano alla concezione profonda dell'artista: una pittura come elemento in grado di sollecitare "miracoli"; capace di veicolare influssi divini sulla materia– così come attesta Bruno - attraverso una sorta di magia naturale che si serve dello Spiritus mundi. Nella carica simbolica delle sue opere, però, oltre al rigore formale della composizione sacra rimane, indelebilmente fissato, il portamento e la fierezza, tipica della gente lucana. In particolare vanno segnalate quelle opere dell'816 rinvenute da Anna Grelle e esposte, in seguito, nella mostra "il Vallo. Scoperte e restauri nel Vallo di Diano", tenutasi a Padula nel 1989, successivamente integrate, approfondite e sistematizzate da Silvano Saccone, in occasione della mostra "Petrafisianus pingebat". Altre opere di Giovanni de Gregorio sono state rinvenute nella chiesa del SS. Rosario a Maratea e messe in mostra, nel 1993, dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della Basilicata e da quella ai Beni Architettonici, Ambientali, Artistici e Storici di Salerno e Avellino. Le prime opere di Giovanni De Gregorio, firmate e datate con Petrafisianus pingebat MDCVIII, risalgono al 1608 e sono la Pietà nella chiesa di S. Francesco a Potenza e il S. Antonio della Chiesa della Madonna del Rosario nel convento di S. Antonio La Macchia a Potenza. Sempre nello stesso anno, o poco dopo, (Petra… (feanus) AD. MDCVI…) esegue la Madonna dei Mali per la chiesa della Trinità a Potenza, ora nel Museo Provinciale. Secondo il De Dominici, nel 1609, egli affresca il chiostro, non più esistente, dei padri conventuali di Potenza. Con la sigla PFn. P. 1610 egli data e firma la Madonna della Consolazione con i Santi Agostino,Stefano, Maria Maddalena e Monica della Chiesa di S. Stefano a Sala Consilina. Nel 1611 egli termina il polittico con S. Francesco, S. Leonardo e scene di santi francescani nella chiesa conventuale dei Cappuccini di Polla. L'anno successivo firma e data l'Annunciazione nella chiesa di S. Michele a Potenza. Il 1613 è invece l'anno dell'Apparizione delBambino a S. Antonio da Padova nella Parrocchiale di Missanello. Nel 1615 il pittore firma e data con "Petraefisianus pingebat 1615" la Madonna delle Grazie e Santi Onofrio e Carlo Borromeo nella chiesa di S.Stefano a Sala Consilina. Tra il 1615 e il 1620, il Pietrafesa esegue la Trinità incoronazione della Vergine nella chiesa di S. Antonio ad Anzi. Nel 1620 la firma Petrafisianus MDCXX compare sulla tela con la Donazione della pianeta a S. Idelfonso da Toledo nella Parrocchiale di Abriola. A distanza di sei anni esegue gli affreschi da lui firmati e datati nella chiesa di S. Giovanni Battista a Satriano, suo paese natale. L'anno successivo firma e data la Deposizione dalla Croce della chiesa del Convento di S. Sofia a Castelcivita. Il 1629 è l'anno della Incoronazione della Vergine nella chiesa di S. Antonio a Tito. Al 1631 è datata l'Apparizione del Bambino a S. Antonio da Padova nella chiesa di S. Francesco a Pietrapertosa. Nel 1633 l'artista firma e data il Polittico francescano della chiesa conventuale di Piaggine. A distanza di sedici anni -Petrafisianus pingebat 1649- esegue la Madonna con Bambino e i Santi Francesco d'Assisi, Lorenzo e Gaetano nella chiesa conventuale di S. Antonio a Balvano. Al 1653 risale l'ultima sua opera datata e firmata, la Crocifissione con S. Domenico nella chiesa delle Domenicane di Matera. Alle opere firmate e datate se ne aggiungono altre a lui attribuite sulla scorta delle affinità stilistiche in esse riscontrate. Potenza. Chiesa della Trinità, Madonna dei mali. (foto S.B.A.S. - Matera). Si tratta della Natività nella chiesa di S. Maria ad Nives a S. Angelo le Fratte, eseguita probabilmente nel secondo decennio del Seicento; la Madonna di Costantinopoli e le SS. Caterina e Barbara nel convento dei Cappuccini di Polla databile tra il 1615 e il 1620; la Madonna con Bambino tra i SS. Giovanni Battista e Carlo Borromeo nella chiesa di S. Lucia ad Anzi, la Madonna del Rosario nella chiesa di S. Maria Assunta ad Albano e gli affreschi nella chiesa di S. Maria degli Angeli a Brienza e nel convento di S. Antonio a Balvano, nel corso del terzo decennio; l'Immacolata nella chiesa dei Cappuccini di Castelcivita, l'Assunzione della Vergine nella chiesa della SS. Annunziata ad Eboli e, intorno al '30, l'Apparizione della Vergine a S.Felice da Cantalice; gli affreschi nella chiesa della SS. Annunziata a Cancellara; la Deposizione di Moliterno della fine degli anni '30 e, infine, le opere degli ultimi anni, quali la Trinità terrestre nella Parrocchiale di Castelmezzano, la Madonna del Rosario nella Parrocchiale di S.Angelo le Fratte e l'Eterno padre nella chiesa dei SS. Matteo e Margherita a Sicignano degli Alburni. A queste Anna Grelle aggiungerebbe anche una inedita Natività, datata 1641, nella chiesa di S. Nicola a Picerno. In definitiva, si può davvero parlare di un artista a tutto tondo, avvolto dal mistero, largamente imitato ma, soprattutto, di un lucano animato da autentica religiosità e da valori tradizionali tanto veraci da tradursi in una pittura dalle pennellate forti e marcate. (L.L.)