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(RegioneInforma) "SULLA RIVA DELLO JONIO"

05 settembre 2005

Appunti di un viaggio nell’Italia meridionale

© 2013 - magna_grecia.jpg

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(ACR) - "Sulla riva dello Jonio", di Gorge Gissing, narra di un suo viaggio nell'Italia Meridionale. George Robert Gissing nacque a Wakefield il 22 novembre 1857, di famiglia piccolo-borghese, dai mezzi assai modesti. Quest'opera, suo unico libro di viaggio, è l'espressione di un amore per la cultura classica che durò tutta la sua vita e che lo portò, infine, coronando un suo antico sogno, a visitare le rive della Magna Grecia. Nelle pagine del libro, ai ricordi umanistici si alternano acute e vivissime "notazioni" d'ambiente e di costume, particolarmente significative. Notazioni d'ambiente che sono presentate nella traduzione di Margherita Guidacci. Ciò che ha caratterizzato la vita di Gorge Robert Gissing, è stato l'amore per il mondo classico, "l'unico amore del Gissing". È questo l'unico entusiasmo che riesce a illuminare le sue pagine, a conferire loro una vibrazione più calda. Romanziere molto "fecondo", rispecchia nei suoi libri la propria travagliata esistenza sullo sfondo dei problemi del tempo, in particolare la miseria. Infatti, nei suoi scritti, si è fatto portavoce della povertà che aveva intorno a sé, soprattutto, di quella che meglio conosceva, la miseria di Clarkenwell e degli altri foschi sobborghi di Londra. "Sulla riva dello Jonio" è il resoconto del pellegrinaggio che egli poté compiere, nella sua maturità, nella zona che vide i fasti della Magna Grecia. Leggendo il libro s'intuisce l'avidità con cui egli cerca le tracce delle antiche civiltà e l'esaltazione che prova in presenza di ogni, sia pur piccolo, reperimento, di ogni, sia pur "minima" scoperta. I nomi stessi di quel mondo antico gli "riscaldano il sangue". Lo si capisce, anche, da come egli parla del Crati o del Galeso, o dell'antica città di Siris, sepolta in un bosco "incantato e malefico". Un rudere in mezzo alla campagna, un tratto di lastrico romano in cui si imbatte, qualche modesto pezzo di scultura in un museo provinciale, sono per lui altrettanti incontri d'amore. Nel raccontare gli episodi e le impressioni immediate del suo viaggio riempie pagine vive ed entusiasmanti. "Sulla riva dello Jonio" è senz'altro, fra i libri del Gissing, il più ricco di colore. Con una tale intensità di sentimenti si può capire cosa rappresentasse, per l'autore, il viaggio nelle "terre classiche". Nel libro è evidente che, Gissing, nel raccontare gli episodi e le impressioni immediate del suo viaggio dà libero corso ai suoi pensieri, esprimendo tutta la sua positività. Gli scenari naturali sono descritti con l'accuratezza e con il "godimento di un paesaggista". "Non guarderò lo Jonio", scrive, "soltanto dal treno o dal vapore, ma con tutto il tempo a disposizione; vedrò le coste dove già sorgevano Taranto e Sibari, Crotone e Locri. I nomi della Grecia e dell'Italia mi attirano come nessun altro, mi riportano alla mia giovinezza e mi rendono le vivide impressioni di quel tempo in cui ogni nuova pagina di greco e di latino era per me una nuova percezione della bellezza.". E ancora, continua l'autore, " il mondo greco e romano è la terra della mia immaginazione… Nella Magna Grecia le acque delle due fonti si mescolano e scorrono insieme: come sarà squisito attingere un sorso". Gissing comincia il suo viaggio nell'Italia meridionale e, più precisamente, sulla riva dello Jonio, partendo da Napoli con il battello per Messina che fa scalo a Paola. Paola è la sua prima tappa anche se, secondo l'autore, non presenta speciali interessi, è, però, il punto della costa più vicino a Cosenza che "di interessi ne ha in abbondanza". La seconda tappa è, appunto, Cosenza che piace molto all'autore, "Cosenza ha interessi e meraviglie che danno la tentazione di girare tutto il giorno, è, a dir poco pittoresca". Il viaggio prosegue per Taranto, per Crotone, Catanzaro e infine per Reggio, ultima tappa del suo viaggio sulla riva dello Jonio. A lui che era stato un "esperto" della miseria, le "miserabili" condizioni di vita delle popolazioni della costa ionica non potevano certo sfuggire, ma il Gissing si dimostra in genere meglio disposto verso la "folla" italiana di quanto, nei suoi romanzi, lo fosse verso la "folla" inglese. Questa simpatia si spiega, secondo la Guidacci, per due motivi: la gioia di realizzare il suo sogno di umanista, che lo rendeva più aperto e benevolo verso tutto e tutti, e il senso di trovarsi solo di passaggio fra gli spettacoli tristi che si presentavano a deprimerlo. Il perché di quanto egli trovasse più sopportabile la miseria di Crotone, piuttosto che quella dei tuguri londinesi, lo giustifica quasi essenzialmente "per la vicinanza dello Jonio". Egli compie, senza rendersene conto, una curiosa trasposizione: la vicinanza dello Jonio rendeva, sì, quella miseria più sopportabile, ma solo per lui, che la vedeva, appunto, solo viaggiando lungo le coste e per il mare che bagna il Sud della italica penisola, senza doverla condividere, mentre la miseria londinese, era stata per lui la "cappa di piombo" che aveva offuscato e condizionato irrimediabilmente la sua gioventù. "Anche il suo stile" scrive nell' "Introduzione" Margherita Guidacci, "sempre ricco e sorvegliato in tutti i suoi libri, qui sembra farsi più musicale e disteso". "Sulla riva dello Jonio", conclude la Guidacci, "pure occupando una posizione, per così dire, periferica nell'opera del romanziere Gorge Robert Gissing, resta dunque una delle cose più notevoli che egli abbia scritto". Nel viaggio lungo lo Jonio, il Gissing raggiunge una maggiore serenità e, perfino, un maggiore calore umano. La sua opera è oggettivamente considerata, senza dubbio, uno dei libri più notevoli che, nell'ultimo secolo, siano stati scritti sull'Italia meridionale da viaggiatori stranieri. (a.c.)

Redazione Consiglio Informa

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