venerdì, 22 nov 2024 19:15

Vai all'archivio
Stampa Invia

(RegioneInforma) IL TERRITORIO E LA MEMORIA STORICA: VIETRI DI POTENZA

20 settembre 2005

© 2013 - vietri1.jpg

© 2013 - vietri1.jpg

(ACR) - Si può dire che da sempre il territorio rappresenta il teatro per eccellenza per comprendere il concreto rapporto che intercorre tra l'uomo e la storia di quei luoghi. La conoscenza dei luoghi diventa dunque fondamentale per la ricostruzione storica del passato e numerose e diverse sono le discipline e le scienze che hanno apportato ulteriori approfondimenti, necessari ad una più completa comprensione del passato che orienti le azioni del presente. Se l'archeologia ci ha restituito la storia composita degli antichi insediamenti nell'ambito dell'attuale territorio regionale, delineando l'assetto organizzativo e sociale delle popolazioni indigene e il loro rapporto con il mondo greco e romano, la geologia, ad esempio, ha meglio puntualizzato, nel corso del Novecento, la struttura geologica del sottosuolo sia in rapporto ai fenomeni naturali, sia alle potenzialità e ricchezze custodite, sia in relazione agli insediamenti antropici. Anche il succedersi ciclico di disastri e calamità naturali, quali terremoti e frane, ha portato ad una migliore conoscenza della sismicità del territorio regionale che ha obbligato ad una nuova legislazione antisismica, ad un consolidamento degli abitati e al recupero dei centri storici. Al di là di quanto già si conosceva in termini storici su vari centri ed aree della Basilicata, la ricostruzione post-sismica ha fatto emergere, anche all'interno delle strutture dei centri abitati, presenze più antiche, soprattutto in chiese, castelli, palazzi che aggiungono ulteriori tasselli e conoscenze, non solo alla storia dei singoli edifici, ma anche a quella più complessiva economica, religiosa, politica e sociale. Si è dunque accumulato un processo di conoscenza che oggi si cerca in vari modi di consegnare alle stesse comunità locali in modo da trasferirne una memoria storica capace di costruire identità e appartenenza. È cresciuta così anche la consapevolezza della valenza del patrimonio culturale e ai concetti di tutela e fruizione dei beni culturali si sono aggiunti quelli della conoscenza e della conservazione, divenuti un obbligo e un diritto irrinunciabile della collettività. La possibilità di concludere accordi con le scuole, prevista dal recente codice dei beni culturali, è un motore ulteriore per diffondere la conoscenza del patrimonio culturale attraverso l'elaborazione di percorsi didattici, la predisposizione di materiali e sussidi, la formazione e l'aggiornamento dei docenti. Nelle scuole medie di Vietri e di Savoia di Lucania, dirette dal dirigente scolastico Mimì Raffaele Venetucci, tale sperimentazione si è realizzata con un interessante progetto "La ricostruzione storica del passato attraverso la conoscenza del territorio". Portato avanti dagli insegnanti e dagli alunni delle seconde e terze classi della scuola media dei due centri, con la collaborazione della Soprintendenza per i beni architettonici e per il Paesaggio della Basilicata, il progetto ha usufruito del patrocinio dei due comuni. Confluito in una mostra organizzata dalla Soprintendenza, ha dato inoltre vita alla pubblicazione del testo "Vietri di Potenza. La ricostruzione storica del passato attraverso la conoscenza del territorio", cui seguirà quello su Savoia di Lucania. Il volume (Appia 2 editrice, Venosa 2005), si avvale dei testi di Tonino Garzia e Antonio Rosa, funzionari della Soprintendenza, che hanno collaborato con docenti ed alunni a realizzare un'opera pregevole che raccoglie documenti d'archivio e materiali iconografici inediti. Il catalogo presenta degli "Appunti per una storia di Vietri di Potenza", realizzati dagli alunni della scuola media. Contiene inoltre schede sull'abitato, sulle fasi evolutive e le emergenze architettoniche di quel centro, soffermandosi sulle aggressioni al patrimonio culturale e sulla necessità di una puntuale educazione, responsabilità e tutela. Al primo convento dei Cappuccini, costruito nella seconda metà del cinquecento dal conte di Potenza Carlo de Guevara e ampliato dal duca di Vietri, Fabrizio De Sangro, per ospitare una biblioteca, successivamente distrutto per costruirne uno nuovo di dimensioni maggiori, intorno alla metà del seicento, viene dedicata un'apposita scheda, riferita al patrimonio artistico e religioso. Nella chiesa si conserva, tra l'altro, un crocifisso in cartapesta realizzato da San Gerardo Maiella (1725-1755), simile a quello che si trova a Mater Domini di Caposele (Avellino), forse donato dallo stesso santo alla famiglia di don Onofrio Coppola, l'arciprete che all'epoca lo ospitò nella sua casa. Nella chiesa madre di San Nicola di Mira sono emersi, inoltre, reperti archeologici e strutture murarie dell'antica fabbrica risalenti ai secoli XI-XII, che fanno supporre l'esistenza di un impianto basilicale con aula a tre navate, ispirato all'architettura bizantina. In un'altra antica struttura religiosa, l'ex oratorio di San Giovanni, è venuta alla luce di recente, dopo un violento temporale, un affresco, prima nascosto sotto la tompagnatura, risalente al duecento. Si aggiunge a quelli asportati dalla Soprintendenza dei beni artistici e storici di Matera, originariamente presenti nell'abside centrale, nella nicchia posta a desta e sulla parete sinistra, per evitare la perdita di un prezioso patrimonio artistico che rinvia a influssi iberici. In attesa di un'adeguata sistemazione dell'area riguardante l'ex oratorio, va segnalata la perdita della cinta muraria medioevale che racchiudeva il primo nucleo abitato di Vietri, il cui punto di raccordo, rispetto all'espansione successiva, è la Torre dell'orologio, ricostruita due volte dopo i terremoti, del 1857 e del 1980. Nelle schede, a cui sono collegati mappe, piante, disegni, documenti e foto, si forniscono ancora interessanti notizie sulla chiesa della Madonna delle Grazie e su quella della Madonna del Carmine, fondata nel 1689 da Carlo De Sangro e sulla chiesa dell'Annunziata. Altre notizie riguardano la cappella privata di San Michele Arcangelo, in stato di abbandono, e quella eretta nel 1728 dalla Congrega di Gesù, Giuseppe e Maria. Tra i palazzi che segnano la storia civile e sociale di Vietri, una storia particolare ebbe il palazzo Grassi-Belli, dove venne fondato un ospedale nel 1832, in adempimento del testamento di don Pasquale Grassi-Belli, che funzionò sino al dopoguerra, per poi essere destinato ad ambulatorio medico. Attualmente è utilizzato in parte per abitazioni, in parte per svolgere attività ricreative e culturali gestite dal comune. (I. S.)

Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player