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(RegioneInforma) UN PROGETTO DI EDUCAZIONE NELLE SCUOLE: SAVOIA DI LUCANIA

11 ottobre 2005

© 2013 - passannanate.jpg

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(ACR) - Le notizie riferite all'antico casale di Salvia, che prende il nome dall'omonima erba che cresce sul monte dell'attuale Savoia di Lucania, sono poche e incerte. Soltanto di recente, nell'agosto 2003, il ramoscello di salvia è stato adottato a simbolo di quel comune della provincia di Potenza. La trama storica dell'attuale Savoia di Lucania è comunque ancora da ricercare e documentare, soprattutto per quanto riguarda i rapporti economici e sociali tra quell'area e il territorio interno della regione. Sporadici sono i ritrovamenti di oggetti in pietra scheggiata risalenti al paleolitico e al neolitico ed altri reperti archeologici frammentari di ceramica dipinta con vernice nera, risalenti al periodo romano. Le prime notizie certe risalgono alla presenza di monaci di rito greco, intorno alla fine dell'anno Mille, quando questi si fermarono in quei luoghi costruendovi una chiesa indicata come San Biagio di Salvia. Quella chiesa e il relativo casale sorto nelle vicinanze, passarono poi ai benedettini (come avvenne in quel periodo per molte altre chiese di rito greco) e il padre benedettino Coro, arcivescovo di Monreale, la segnalò a Guglielmo II di Sicilia. Lo stesso re donò così molte terre ai monaci di San Biagio, ponendole sotto la protezione di Guarinus de Salvia, cavaliere normanno alle dipendenze del conte di Pietrafesa, al quale era stato assegnato in feudo il casale di Salvia. Da quel piccolo feudo è documentata, nel 1167, la partenza di "due militi", ovvero due cavalieri e otto serventi, quando i normanni chiesero ai feudatari degli uomini da destinare all'armata nei Balcani. Nei primi anni del XIII secolo, quando Ottone IV scese in Italia meridionale per impossessarsi del regno di Sicilia, i monaci di San Biagio furono privati dei loro beni, riottenuti poi nel 1223, sotto il regno di Federico II, quando milite del feudo di Salvia era Robertus. Una notizia riportata nei "Regesti" di Federico II attesta che nel 1239 Robertus, con altri feudatari, avrebbe dovuto provvedere alla custodia di un certo numero di prigionieri longobardi. Ciò lascia supporre come, a quella data, esistesse a Salvia una struttura adibita a prigione. Dopo la morte di Roberto d'Angiò, i due casali, di Salvia e San Biagio, furono assegnati al conte di Conza, Giovannello Gesualdo, ma il suo successore, Ruggero, li perse per aver sostenuto Ladislao. Luigi II d'Angiò assegnò così il feudo di Salvia a Luigi Sanseverino, conte di Marsico. Quando Ladislao salì sul trono Salvia tornò nuovamente in possesso dei Gesualdo e, nel 1443, il conte di Conze e signore di Salvia, Carlo Gesualdo, si annovera tra i baroni che giurarono fedeltà al re di Napoli, Alfonso d'Aragona. A Carlo Gesualdo successe, nel 1475, Mattia e a lui Nicola, che vendette il feudo ad Antonio Caracciolo. La famiglia Caracciolo ne mantenne il possesso fino al 1579, per poi venderlo a Fabrizio Gesualdo. Passato poi ai Boncompagni Ludovisi, il feudo di Salvia fu venduto a Pietro Laviano nel 1658, la cui famiglia ne mantenne il possesso sino al 1806, anno in cui la legge abolì la feudalità e i suoi privilegi, anche in quel centro dove, come per altri, nel 1799 era stato innalzato l'albero della libertà. È solo a partire dal 1844, però, che la storia di Salvia, fino ad allora facente parte della provincia di Salerno, si intreccia con quella della Provincia di Basilicata. Quando Garibaldi intraprese la sua marcia trionfale verso Napoli, anche a Salvia, un buon numero di soldati guidati da Zaccaria Taglianetti contribuì al disarmo della gendarmeria borbonica. Lo stesso capitano si distinse poi nella repressione del brigantaggio in quell'area. Il 17 novembre 1878 Giovanni Passannante, nativo di Salvia, attentò a Napoli alla vita del re Umberto I, al grido di: "Morte al re, viva la repubblica universale, viva Orsini!". Il colpo sferrato con un piccolo coltello ferì solo leggermente il re e il ministro Cairoli che lo accompagnava. Subito arrestato, Passannante dichiarò ripetutamente nel corso del processo: "Non appartengo né ho mai appartenuto ad alcuna setta. Ho in dispregio l'Internazionale ed i cosiddetti Comunisti. Il mio ideale è la Repubblica Universale: però non sono aggregato ad alcuna setta penso ed opero per mio conto (…)". Condannato alla pena capitale, poi commutata dallo stesso re in quella dei lavori forzati a vita, Passannanate morì nel febbraio 1910 abbandonato e dimenticato da tutti, avendo pagato con la vita le sue idee. Il Consiglio comunale di Salvia dopo quel "gesto criminoso" di Passannante chiese che il nome della cittadina fosse mutato in Savoia di Lucania per dedizione al re, il quale, con Regio decreto del 3 luglio 1879, ne approvò la sostituzione. Il progetto teso a recuperare, conservare e trasmettere la memoria storica alle comunità di Vietri di Potenza e di Savoia di Lucania è stato portato avanti dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio della Basilicata, dal comune di Savoia di Lucania e dall'Istituto comprensivo di Vietri di Potenza e Savoia di Lucania, coinvolgendo gli alunni delle scuole medie dei due centri e la popolazione locale. Come per Vietri, di recente è stato pubblicato il testo "Savoia di Lucania. La ricostruzione storica del passato attraverso la conoscenza del territorio" (Appia 2 editrice, Venosa 2005). Alla ricostruzione storica di quel centro, la pubblicazione aggiunge interessanti informazioni sul borgo medioevale, sul castello, sulla chiesa madre, sulla ex chiesa di San Rocco e sulle chiese dell'Annunziata, di santa Maria e di santa Lucia, delineandone la storia urbana, del paesaggio, architettonica e del patrimonio artistico e religioso. Va segnalato inoltre come, nell'accordo di Programma Quadro tra la Regione Basilicata e il Ministro delle attività culturali, sia prevista la realizzazione di un polo museale con servizi annessi al castello di Savoia e nelle zone limitrofe. In quella sede è prevista la collocazione della "Collezione Vernotico", cittadino di Savoia che ha donato al comune la propria raccolta di libri, riviste, giornali, ecc. e, all'interno di un museo civico sulla storia dell'unità d'Italia, una sezione della "Fondazione Giovanni Passannante". È in progetto, infine, una scuola di restauro dei metalli, in modo da poter disporre di un qualificato laboratorio di analisi tecnologico e scientifico. (I. S.)

Redazione Consiglio Informa

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