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(RegioneInforma) PIETRAPERTOSA E IL PARCO DELLE DOLOMITI LUCANE

11 ottobre 2005

© 2013 - pietrapertosa_1.jpg

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(ACR) - Cinque sono i comuni che fanno parte del Parco regionale naturale Gallipoli Cognato-Dolomiti Lucane: Accettura, Calciano, Oliveto Lucano in provincia di Matera e Castelmezzano e Pietrapertosa, in provincia di Potenza. Esteso su oltre 27.000 ettari, il Parco è nato per proteggere importanti beni naturalistici, storici ed etno-antropologici. In quell'area sorge infatti la foresta di Gallipoli Cognato che copre un territorio di oltre 4.200 ettari e il bosco di Montepiano, che annovera querce secolari e macchia mediterranea tra cui svettano alberi di leccio. Le Dolomiti Lucane, costituite da rocce di arenaria con guglie bizzarre, costellano in modo suggestivo il paesaggio roccioso dove sorgono i centri di Pietrapertosa e Castelmezzano, che ancora conservano l'antico abitato con il castello saraceno, chiese e conventi. I resti fortificati di un'antica città lucana, di cui sono venuti alla luce le antiche mura, emergono invece nella foresta di Gallipoli Cognato, sulla sommità del monte Croccia, da dove quei popoli indigeni dominavano l'Alta Valle del Basento e i versanti interni di quella parte dell'Appennino lucano. Quel territorio, ora protetto quale riserva naturale- antropologica dello Stato, un tempo era un avamposto edificato a difesa di Serra di Vaglio, centro federato di altri paesi lucani. L'insediamento di Croccia-Cognato, databile tra il VI e il IV secolo a.C., era protetto da un'imponente opera muraria, lunga circa due chilometri, costruita con blocchi di pietra perfettamente squadrati e realizzati senza l'uso di malta, secondo una tecnica architettonica tipica dei greci della costa ionica. Nello stesso territorio sono venuti alla luce altri reperti archeologici, tra Accettura e Oliveto Lucano e in località Palazzo dove, in un'antica caserma della guardia forestale, è stato realizzato il Centro visita del Parco con aule didattiche attrezzate. Tra quelle suggestive montagne svettano il monte Caperrino (1.400 metri) e il monte Impiso (1.319 metri) dominando le foreste circostanti con i loro alberi secolari. Qui, in particolare nel bosco di Montepiano, vengono scelti un albero d'alto fusto, un Cerro, ed una Cima, solitamente un agrifoglio, per celebrare la festa del Maggio che si svolge nei comuni di Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa e Oliveto Lucano. L'unione dell'albero "maschio" con la "regina dei boschi", rappresenta un suggestivo culto arboreo che evidenzia lo stretto rapporto della popolazione locale con l'ambiente circostante. È ad Accettura comunque che si svolge la festa principale del Maggio, intitolata a San Giuliano di Sora, con una processione caratterizzata dalle tipiche offerte votive delle variopinte "cente", utilizzate anche a Calciano, nella celebrazione religiosa in onore di Santa Maria della Serra. Nei pressi di quell'antica cittadina, posseduta in periodo feudale da Attendolo Sforza, vi sono i ruderi dell'antica chiesa della Rocca, mentre la chiesa di san Giovanni Battista conserva la pregevole opera del primo Cinquecento "Madonna in trono con il Bambino, san Giovanni Battista e san Nicola di Mira", attribuita a Bartolomeo da Pistoia. Anche ad Oliveto Lucano, che appartenne ai Cavalieri di Malta intorno al 1300, successivamente alla duchessa di Marinara e nel 1715 al duca di Castelmezzano Girolamo De Lerma, si conserva nella chiesa madre un'opera di un ignoto artista di scuola napoletana raffigurante la Madonna delle Grazie che versa il suo latte salvifico alle anime purganti, e ai lati san Francesco e san Cristiano, quest'ultimo protettore del paese. Oliveto è nota anche per le sue antiche porte in legno lavorate a intarsio, che documentano una fiorente attività artigianale in quel centro tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Costruite su commissione da artigiani locali, ne attestano la loro maestria e fantasia, nel decoro geometrico che rende singolari quei portoni di palazzi e cantine. Alle guide e ai dépliants del Parco e dei comuni che ne fanno parte, si è aggiunta ora una interessante guida sulle "Dolomiti Lucane- Pietrapertosa", realizzata dalla Pro loco di quel centro, che fornisce una visione d'insieme del vissuto di quei luoghi, dove ogni guglia ha un nome, un viso, un significato. Il castello saraceno di Pietrapertosa, poi normanno-svevo, domina dall'alto l'abitato e la campagna circostante, ricordando secoli di storia. Costruito dal principe Bomar prima dell'anno Mille, conserva all'interno scavato nella roccia, il trono della regina, forse quello dove sedette Costanza d'Altavilla. Una fortificazione inespugnabile che domina la vallata e che mostra oltre la soglia della porta ad arco i vari piani, la torretta, le feritoie e le celle dei prigionieri. Anche la chiesa madre, dedicata a san Giacomo il Maggiore, costruita intorno al 1400 e ristrutturata nei primi decenni del 1500, conserva all'interno preziosi affreschi cinquecenteschi, emersi nel corso dei recenti lavori di restauro sulle pareti laterali del presbiterio. Gli affreschi, attribuiti a Giovanni Luca da Eboli, raffigurano su un lato il Giudizio universale e sull'altro scene della vita di Cristo, tra le quali si distinguono ancora quelle raffiguranti le nozze di Cana e l'ingresso a Gerusalemme. Nella stessa chiesa sono venute alla luce altre nicchie affrescate cinquecentesche ed è stata ritrovata una stele funeraria di epoca longobarda, visibile nella parte laterale del presbiterio. Altre opere seicentesche di Pietro Antonio Ferro e di Attilio De Laurentis segnano la storia artistica e religiosa di quell'edificio sacro. Anche nella chiesa del convento dell'ordine francescano dei Minori Osservanti, fondata nel 1474, si conservano nel presbiterio pregevoli affreschi, realizzati da Giovanni Luca da Eboli nei primi decenni del Cinquecento, epoca in cui furono ultimati i lavori dell'annesso convento. Nella parete di sinistra è forse l'autoritratto del pittore, che affrescò scene della vita di Cristo sulle due pareti laterali del presbiterio, utilizzando la struttura del polittico sotto il quale, nella predella, scorrono scene di vita di san Francesco. Quel polittico venne sostituito poi da un altro interessante polittico a tavola, opera attribuita da Pierluigi Leone De Castris a Francesco da Tolentino. (I. S.)

Redazione Consiglio Informa

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