venerdì, 22 nov 2024 18:33
(RegioneInforma) Il REALISMO MAGICO NEGLI ARTISTI DEL NOVECENTO
20 ottobre 2005
Una mostra per raccontare i visionari primitivi eccentrici
(ACR) - La grande arte di scena a Potenza. Quella dei grandi artisti, quella che ha suggestionato per il realismo magico. Il sogno, l'irrazionalità, la follia, gli stati di allucinazione sono le tematiche che accomunano i cinquanta artisti e le 98 opere esposte a Palazzo Loffredo, nella galleria civica. La mostra "Visionari primitivi eccentrici, da Alberto Martini a Licini, Ligabue, Ontani", curata da Laura Gavioli, critica d'arte, con la collaborazione di Stefano Fugazza, Flavia Matitti, Francesca Romana Morelli, Valerio Rivosecchi, Laura Turco Liveri, si inserisce nelle iniziative dell'Amministrazione comunale "Città cultura". Un progetto di promozione e valorizzazione territoriale attraverso i percorsi culturali e artistici. Un modo per rilanciare l'immagine del capoluogo potentino e, con una politica attenta alle iniziative culturali, di porsi all'attenzione degli interessi sulla scena nazionale. I primi risultati confermano la scelta. Nel primo fine settimana, infatti, si sono registrate 1100 presenze. Un risultato più che soddisfacente. "Restiamo convinti - ha detto il primo cittadino, Vito Santarsiero, - del ruolo primario della cultura quale elemento centrale dei processi di crescita e sviluppo di una comunità, come restiamo convinti che gli elementi delle identità di un territorio, della sua memoria storica da portare a valore, vanno coniugati con gli elementi della permeabilità, della capacità cioè di una comunità di aprirsi e confrontarsi con l'orizzonte affascinante e senza confini della storia e della cultura dei popoli". Cinque sezioni tematiche per raccontare la storia artistica di un secolo: "Io è un altro", "Infanzia e primitivismo", "L'atelier e la città", "Natura e artificio", "L'idolo e il corpo". Il Novecento fantastico, quello che pone l'accento su una visione onirica per tramutarsi in creatività figurativa è la tematica sulla quale è stata allestita la mostra. Da una frase di Alberto Martini, il pittore mago, si può capire il senso profondo che rivestiva il fantastico "…chi vive nel sogno è un essere superiore, chi vive nella realtà, uno schiavo infelice. Dante fu certamente il maggiore poeta del sogno, della vita, del sonno e della morte". La mostra vuole proporre un'immagine frutto del pensiero, del sogno da svegli, della fantasia in libertà. Una realtà mediata, inventata e sospesa, fertile rifugio per molti che hanno trovato nella linea fantastica dell'arte la zona franca della loro più genuina creatività. "E' una realtà problematica - si legge nel testo di Laura Gavioli estratto dal catalogo pubblicato da Marsilio Editori - sospesa, piena di incognite, interrogativi o paure, molte volte nemmeno troppe espresse ed evidenti, bensì appena accennate, percettibili dallo sguardo sensibile, attraverso sottili estraniamenti: scene da sogno a occhi aperti. L'artista visionario è talmente dentro il proprio mondo poetico, dentro la propria realtà, da ritenere che quella soltanto si deve intendere coma la realtà dal momento che essa ha perduto, nella sua elaborazione, i connotati dell'oggettività per aderire a quelli della soggettività". La collocazione psicologica dell'arte si sposta dalla sfera della coscienza a quella dell'inconscio e la creazione segue i percorsi tortuosi, gli scatti repentini, i ritorni, le accelerazioni, le debolezze del movimento interiore. Il classicismo di De Chirico apre la strada al surrealismo, il quale aveva opposto al tumultuoso avvenirismo futurista l'idea di un'arte al di sopra della storia, metafisica, o di una classicità assoluta, al di fuori del tempo. L'arte è pura metafisica, non ha legami con la realtà naturale o storica che sia, neppure per trascenderla. Non ha, insomma, fini conoscitivi, né pratici, non ha funzione. Per inquadrare la corrente estetica surrealista basta dare uno sguardo al "Manifesto surrealista" di Andre Breton del 1924 per capirne di più. Breton definisce il surrealismo un "automatismo psichico con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale". Nell'inconscio si pensa per immagini e, poiché l'arte formula immagini, è il mezzo più adatto per portare alla superficie i contenuti profondi dell'inconscio. Nella prima fase della poetica surrealista, infatti, l'arte ha il carattere di un test psicologico, ma perché questo sia autentico è necessario che la coscienza non intervenga e che il processo di trascrizione sia assolutamente automatico. Così, se la coscienza è la regione del distinto, l'inconscio è la regione dell'indistinto: quella in cui l'essere umano non oggettiva la realtà ma è un tutt'uno con essa. L'arte, dunque, non è rappresentazione, ma comunicazione vitale, bio-psichica dell'individuo mediante i simboli. Artisti del Novecento storico italiano come Alberto Martini, Adolfo Wildt, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Felice Casorati, Scipione, Osvaldo Licini, Ferruccio Terrazzi, Antonio Ligabue, Fausto Melotti accanto agli artisti contemporanei che meglio esprimono quella sospensione visionaria come Luigi Ontani, Mimmo Paladino e Paola Gandolfi. Sarà possibile ammirare anche alcune opere grafiche dei precursori di questa corrente: Johann Heinrich Fussli, William Blake, Francisco Goya, Max Klinger, Odilon Redon, Henry Fantin-Latour e Alfred Kubin. Con Andrea Martini si apre la stagione dei visionari. L'artista interrogando il proprio "lucido specchio interiore" esplora i corridoi misteriosi del sogno e della visione. La sregolatezza dei sensi è la componente essenziale. Di Ligabue si può apprezzare la qualità della sua pittura ricca di umori, di addensamenti di colori che richiedono per esplorare una grande allucinazione, fatta di nervosi interventi di un pennello tagliente ed aguzzo che provoca sempre emozioni. Ogni sua immagine accende la fantasia, provocando inquietanti coinvolgimenti in un mondo torbido e arcaico. Per Ligabue dipingere era sempre un narrare, invenzione di azione, di un evento, spesso drammatico, anzi mortale. Mentre nelle opere di Fausto Pirandello è espresso il dramma della solitudine attraverso sorde tonalità quasi monocrome e cupe deformazioni formali di gusto espressionistico. Abbiamo dato un flash su quello che è esposto all'interno della Galleria civica, tratteggiando per sommi capi quello che accomuna tutti questi artisti, ossia un linguaggio artistico incentrato sul fantastico. "Ancora un affascinante viaggio – ha affermato il sindaco Santarsiero – nella pittura e nella scultura italiana del '900 con un originale contributo per meglio comprenderla e apprezzarla. Un po' Visionari anche noi, siamo convinti di poter vincere definitivamente la scommessa dello sviluppo della nostra terra anche grazie a questi momenti che, con altri come il cinespettacolo della Grancia, hanno dimostrato, con il successo di critica e pubblico ottenuti, come non esista alcuna marginalità geografica quando l'offerta artistica e culturale è di elevato livello". (I.D.M.)