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(RegioneInforma) REGIA DOGANA ALFONSINA:INIZIO E FINE DEL CAPITALISMO PASTORALE IN BASILICATA
29 ottobre 2005
(ACR) - La Regia Dogana Alfonsina incentrava il suo grande potere di controllo dell'economia sul monopolio della gestione della transumanza nel meridione, ma la transumanza, intesa sia come cambiamento verticale del pascolo e sia come spostamenti orizzontali di greggi, nel territorio lucano è ambientato molto prima della dogana alfonsina. L'usanza di portare giù dai monti gli animali durante la stagione invernale risale addirittura dai tempi della Repubblica Romana Nel 1442 gli aragonesi, con l'aiuto dei Visconti, ultimarono la conquista del regno, con la salita al trono di Alfonso d'Aragona il Magnanimo (1416-1458). A seguito dell'adozione di un rigido sistema feudale da parte degli angioini, Alfonso I° si trovò possessore di terre afflitte da una grave decadenza economica. Sull'esempio della Mesta di Spagna che disciplinava le utilizzazioni dei pascoli della Corte Regia sin dal 1273, Alfonso D'Aragona istituisce nel 1447 la Dohana Menae pecudum Apuliae, mediante il privilegio del 1° agosto 1447, indirizzato al primo doganiere, il catalano Francesco Montluber. Accanto alla imposizione del tributo detto "fida" la cui entità era proporzionata al numero di capi immesso sul territorio, e l'uso di pascoli di terreni pubblici e privati, Re Alfonso, volendo conferire alla transumanza il carattere di una industria interamente organizzata e controllata dallo Stato, concesse anche benefici ai pastori quali: esenzione del pagamento del dazio sui viveri necessari al sostentamento degli addetti agli armenti; esenzione dal pagamento di tutti i pedaggi per l'attraversamento su ponti , passi e tratturi essendo questi già inclusi nel prezzo della fida; concessione del sale a prezzo calmierato; tutela dei pastori e del capitale nei trasferimenti lungo le "vie erbose"; possibilità di farsi rappresentare da speciale rappresentanti chiamati "deputati" nelle vertenze davanti alla magistratura; libertà di pascolo per gli animali itineranti con il divieto costante e specifico ai Comuni e ai feudatari di fidare animali forestieri solo dopo aver soddisfatto le richieste dei cittadini residenti; facoltà di non sottoporsi alla giustizia baronale, lunga, costosa e con risultati incerti, ma di servirsi di un foro speciale doganale; prelazione della vendita della lana dei locati presso la fiera di Foggia (siccome il ricavato serviva anche per il pagamento dei debiti contratti per intraprendere la transumanza e per poter pagare la fida doganale); ai locati inoltre venivano riconosciuti sgravi fiscali sul dazio della contrattazione calcolato sul valore dei prodotti contrattati, sul diritto di fondaco applicato sui prodotti trattati su mercati non regolamentati dalla dogana. Per far fronte alle enormi spese che la Corte sosteneva, i feudatari erano costretti a porre dazi sul mercato delle vendite al minuto (plateatico), sul diritto di scannaggio (ius coltelli), sul pascolo (fida) degli animali che i forestieri conducevano nel territorio. L'istituto della Dogana fu soppresso in tutte le sue diverse e caratteristiche articolazioni con la legge del 21 maggio 1806 ; infatti il comma 1 dell'art. 44 del capitolo 5 recitava "il tribunale di Foggia e tutti i suoi dipendenti cesseranno dalle loro funzioni il dì primo del prossimo Agosto". La regia dogana di Foggia deteneva possedimenti a Melfi , Leonessa e Cisterna, tutti territori che al termine della gestione doganale furono convertiti alla coltivazione cerealicola di tipo estensiva. Tale conversione si spinse ad un punto tale che, verso la fine del '800, furono dissodati anche i tratturi, ovvero le strade rurali indispensabili agli animali per raggiungere i pascoli del tavoliere e per arrivare agli abbeveratori siti nell'Ofanto. A seguito di ciò sorsero varie diatribe legali promosse soprattutto dagli enti ecclesiastici che si videro privare di vari pascoli poiché deliberatamente ed abusivamente occupati dai contadini della zona Vulture-ofantina. Ma furono soprattutto gli eventi storici a dare il colpo più duro alla transumanza. Verso la fine dell'ottocento il disfacimento della grande proprietà feudale ed ecclesiastica e la liquidazione degli usi civici sulle terre private favorirono l'individualismo agrario che sfociò nel cosiddetto "minifondo". Ciò permise la nascita di piccole aziende agro-zootecniche che a causa delle loro dimensioni operavano per il solo obiettivo dell'autosufficienza alimentare. Successivamente nello stesso senso opereranno la Riforma agraria e la politica di assegnazione delle terre incolte ai contadini, sottraendo preziose risorse territoriali ai pastori e,di fatto, impedendo loro l'esercizio del pascolo. La conseguenza sul piano sociale è stata che un gran numero di famiglie sono rimaste bloccate su poderi di 3/4 ettari (rispetto a una media europea di 100 ettari) insufficienti alla creazione di aziende rivolte al mercato;si è avuta quindi una riduzione degli addetti, del valore della produzione e dei redditi conseguiti dagli operatori del settore. Solamente verso il 1976, con le leggi del 20 marzo e del 15 luglio, si è ricominciato a riscoprire e valorizzare le vie tratturali; in Basilicata una ricerca sulle mappe catastali tra il 1909 e il 1911 ha permesso il recupero di alcuni tratturi e bracci. (R.B.)