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(RegioneInforma) SVILUPPO ECONOMICO NEL RISPETTO DELL'AMBIENTE
04 novembre 2005
L’assessore regionale Mollica è intervenuto al convegno su “Etica e Bioeconomia” a Tricarico
(ACR) - "Etica e bioeconomia", questo il titolo del convegno che si è svolto a Tricarico presso l' "Ostello delle Fonti", e questo il tema di grande attualità e interesse non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per la classe politica che deve ridefinire la propria programmazione tenendo conto dell'evoluzione della società, dei problemi e delle risposte immediate. "Spero che non sia lontano il giorno in cui l'economia occuperà quel posto di ultima fila che le spetta, mentre nell'arena dei sentimenti e delle idee saranno protagonisti i nostri reali problemi: i problemi della vita, dei rapporti umani, del comportamento umano, della religione". Con questa frase di John Maynard Keynes, il professore Roberto Burlando, del Dipartimento di Economia dell'Università di Torino ha aperto la sua relazione su "Economia psicologica e benessere". "Bisogna ricostruire - ha sostenuto Burlando - una teoria economica fondata sulla realtà e non su descrizioni immaginarie, matematicamente sofisticate. Importante è la valutazione socio-ambientale e quella etica e localmente solidale per intraprendere questo discorso che s'inquadra in un'ottica diversa dall'economia standard". Significativa la frase apposta sulla copertina del libro del professore Mauro Bonaiuti "Obiettivo decrescita", che recita: "chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista". Un breve cenno storico per delineare la nascita della teoria economica. Nell'introduzione del libro di Bonaiuti si legge: "La teoria bioeconomica di Georgescu-Roegen rappresenta il primo e più rigoroso tentativo di articolare l'economia alle scienze della vita e , indirettamente, alle scienze sociali. (…) Questa infatti, per nulla incline ai facili compromessi legati alle teorie dello sviluppo durevole o sostenibile, che tanto hanno affascinato, tra gli altri, i cultori dell'ecological economics in questi anni, cercava risposte rigorose e coerenti agli ideali di un'economia giusta e compatibile con le leggi fondamentali della natura, ideali che oggi riemergono con rinnovato slancio della società civile. (…) La teoria neoclassica ha mostrato i limiti, essenzialmente di natura entropica, a cui è soggetto il processo di crescita economica. Se ogni attività economica comporta l'irreversibile degradazione di quantità crescenti di materia ed energia, ne discendono per l'economia due importanti conclusioni. La prima è di ordine pratico: l'obiettivo fondamentale dell'economia moderna, la crescita economica illimitata, risultando in contraddizione con le leggi fondamentali della natura, va abbandonato o, comunque, radicalmente rivisto. La seconda è di natura metodologica: la rappresentazione pendolare del processo economico, secondo il quale la domanda stimola la produzione e quest'ultima fornisce il reddito necessario ad alimentare nuova domanda, in un processo reversibile e apparentemente in grado di riprodursi all'infinito, andrà sostituito da una rappresentazione circolare ed evolutiva, il cui processo economico risulti radicato nell'ambiente biofisico che lo sostiene. Occorre favorire lo spostamento della domanda dalla produzione di beni tradizionali ad alto impatto ambientale a quei beni per i quali l'economia solidale o civile possiede uno specifico vantaggio comparato, cioè i beni relazionali. Si tratta di una specifica domanda di qualità della vita, di attenzione, di cura, di conoscenza, di partecipazione, che comporta una profonda trasformazione dell'immaginario economico e produttivo". Dalla teoria all'applicazione pratica. "Il progetto pilota - ha spiegato, Francesco Bertorello, presidente dell' "Associazione Etica e Bioeconomia" - applicato alla bioeconomia ha per obiettivo quello di creare un nuovo modello occupazionale, partendo dalla valorizzazione degli stock presenti sul territorio. Le attività sono tutte micro imprese concepite come cellule di produzione e di consumo. Una quindicina le attività da sviluppare, tutte collegate fra loro, che vanno dall'agricoltura, alla ricerca alla zootecnia. Con questo modello si vuole avviare un processo di sviluppo endogeno a basso impatto ambientale, creando occupazione nel primo anno per 10-15 persone per arrivare a 50 persone al terzo anno e fatturare, in 3 anni, 2 milioni di euro". L'interesse per questa nuova visione nasce da una constatazione personale, essendo il professore originario dell'Africa. "Negli ultimi trenta anni - ha dichiarato Bertorello – ho notato una minor presenza dell'etica nella vita mondiale. Ci si vanta di far donazione, si dice di far cooperazione, invece, anche nel G8 di Genova, il Governo italiano doveva risolvere il debito eco dei paesi del terzo mondo, invece, non l'ha fatto. E' importante recuperare il valore dell'etica e di metterlo in primo piano nella vita di ciascuno individuo. La bioecomomia è un nuovo modello economico che non si basa più sull'economia meccanica che nasce con la rivoluzione industriale all'epoca di Newton, ma prende in considerazione le leggi della termodinamica. Gli attuali modelli economici, quello dell'economia liberale e quella di mercato, sono sbagliati perché in contrasto, diametralmente opposti. Il percorso è quello di mettere in atto un nuovo modo di programmare le attività, lo sviluppo di un territorio che terrà in conto nuovi indicatori: la nozione di tempo per cui non ci sarà più la perequazione tra l'operaio e il primario perché il loro tempo è sempre tempo. Questo diminuisce l'ingiustizia, ravvicina le posizioni reddituali, diminuisce la posizione conflittuale. Secondo elemento, è quello di un'economia che si sviluppa coinvolgendo la comunità e che fa delle risorse del proprio territorio uno strumento economico per vivere bene, fondato, anche, sulla ridistribuzione del reddito". Rocco Albanese, rappresentante della Cooperativa di giovani che ha intrapreso il percorso del Progetto pilota, ha presentato i risultati di un'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del territorio di Tricarico. "Un'indagine - ha spiegato Albanese - che è stata condotta su un campione di 150 famiglie tricaricesi. Il lavoro è stato diviso in due parti: le abitudini alimentari e la conoscenza della sostenibilità in genere. La prima parte ha mostrato uno spiccato senso dell'autoconsumo di alimenti fatti in casa. Il progetto è nato l'anno scorso dopo il primo convegno dell'associazione per sensibilizzare l'opinione pubblica. Successivamente, abbiamo pensato, con la guida del professore Bertorello, di applicare un programma bioeconomico sul territorio. E' già stato individuato un territorio della Comunità montana del Medio Basento che sarà dato in gestione alla cooperativa di giovani". "Un'occasione - ha sostenuto il presidente della Comunità Montana Medio Basento, Francesco Auletta, - per la Comunità montana importante, come laboratorio della bioeconomia. Il centro sperimentale è stato individuato nel Casone. Prima di tutto dobbiamo sottoporci una domanda, se noi amministratori ci crediamo e poi possiamo accettare la sfida. Dobbiamo aprirci al territorio, perché i nostri comuni non sono reperti archeologici e bisogna sottoporre una progettualità, un pacchetto al Governo regionale per evitare la continua emorragia dello spopolamento e dimostrare che veramente, come sostiene il presidente De Filippo, si può andare oltre i confini della Basilicata". La necessità di istituire un Dipartimento regionale di programmazione è stata avanzata dal presidente del Consorzio Turismo Basilicata, Gerardo Mariani, per dare un servizio utile ai cittadini, un interlocutore a cui possono rivolgersi. "E' necessaria una programmazione della Regione per attivare un discorso di sviluppo sostenibile. L'apporto di tecnici per i progetti è necessario, perché i politici devono pensare a mettere in atto il lavoro proposto dai tecnici. Inoltre, è importante velocizzare la spesa, poiché molte pratiche non possono essere liquidate dal momento che sono incamerate in pastoie burocratiche. Di conseguenza, gli imprenditori si rivolgono alle banche, perché da Roma in giù, non esiste una compagnia di assicurazione che faccia pratiche di fidejussione". Sulla programmazione si è soffermato Ubaldo Bardi, o meglio sull'analisi ragionata della programmazione. Dal significato etimologico applicato al campo politico, vale a dire il documento di insieme delle idee e delle intenzioni di un partito e/o di un gruppo politico, al percorso dell'attuazione. "Le leggi che governano lo sviluppo - ha detto Bardi - devono essere conosciute, altrimenti non si va nella direzione giusta e si potrebbe avere l'effetto contrario. Si deve capire cosa produce un insediamento produttivo in un'area. Se globalmente l'intervento produce più uscite che entrate si è fatto sottosviluppo". "La contraddizione - ha sostenuto il consigliere regionale, Gennaro Straziuso - è che l'economia regionale, al contrario di quanto si pensi, è retta dalla Fiat, dal polo del salotto e dall'agro-alimentare del metapontino. Dovremmo sviluppare un tipo di economia che va nella direzione della tipicità, della vocazione di questo territorio, ossia l'agricoltura. Se poi vogliamo essere globali dobbiamo metterci in rete, programmare e dare delle priorità". Per essere competitivi, secondo il sindaco di Tricarico, Raffaello Marsilio, a livello globale dobbiamo interrogarci e iniziare a programmare il nostro futuro facendo delle scelte convinte. Le chances di farcela sono buone e la posizione di centralità nel Mediterraneo rappresenta per noi una ricchezza da sfruttare". Occorre effettuare un'inversione di rotta in senso culturale, a parere di Michele Radice, già presidente del Consiglio regionale di Basilicata. "Bisogna credere nelle nostre possibilità - ha affermato con convinzione Radice - nelle nostre risorse. Solo adesso, ad esempio, stiamo apprezzando il valore dei tartufi. Si è capito che possono essere una fonte di reddito, come i boschi. Questa regione deve utilizzare al meglio le risorse intellettuali e umane. La programmazione va concertata perché non è solo emanazione dall'alto. Ora il tempo massimo per programmare è cambiato, si è passati dai 5 o anche più anni a un massimo di tre anni e, in corso d'opera, bisogna rivedere la programmazione perché gli scenari cambiano velocemente. Inoltre, è fondamentale recuperare tutto il patrimonio di conoscenze che sta andando perso perché non c'è un trasferimento generazionale. Con la legge sul turismo rurale si possono recuperare i centri storici, le attività tradizionali, culturali. La globalizzazione non rappresenta un qualcosa di demoniaco ma, anzi, va vista come sana competizione, per stimolare i giovani a rimanere e investire qui. La strada su cui investire sono proprio loro, i giovani e il territorio". Fondamentale l'azione di programmazione anche secondo l'Assessore regionale alle "Infrastrutture, Opere pubbliche e Mobilità", Franco Mollica. La programmazione implica indagini, studi socio-economici e culturali. "Programmare - ha sostenuto l'Assessore - significa chiederci quanto petrolio possiamo bruciare e per quali scopi, quanto petrolio è necessario per il trasporto pubblico e quanto per quello privato, quanto per il riscaldamento. Programmare, dunque, significa assumere la sobrietà come valore di riferimento per le scelte politiche che ci riguardano. Ciò significa crescere effettuando delle scelte che tengono conto dei limiti dati dalle risorse di cui disponiamo. C'è bisogno di una rivoluzione culturale basata sulla convinzione che l'abbondanza non è sinonimo di felicità e Padre Alex Zanotelli riassume questo principio nello slogan "consumare meno per vivere meglio…per vivere tutti". Il passaggio da un'economia della crescita a un'economia del limite impone due grandi cambiamenti: da una parte il ritorno alla programmazione, in un momento in cui prevale il liberismo in economia e la devoluzione in politica e dall'altra, la riscoperta di un nuovo modo di organizzare il lavoro e la produzione". E sulle vie da percorrere l'Assessore ha sottolineato che "è essenziale rinnovare le istituzioni e la politica, ridando voce ai problemi e ai cittadini, attuando una prassi programmatoria e legislativa che ponga centrali i valori umani, religiosi, storici, culturali ed economici del territorio, soprattutto, delle aree interne. Sul tema della tutela e della conservazione delle risorse naturali e ambientali della Basilicata, l'esercizio di governo del territorio basato sulla compatibilità e compensazione deve lasciare il posto ad una programmazione basata sulla politica delle scelte. Essa rappresenta l'unica strada possibile al fine di coniugare la conservazione della natura e dell'ambiente con un modello di sviluppo che trovi il motore vitale nell'ambiente integro e nella qualità delle produzioni locali della regione che ponga al centro dei processi l'uomo". Su quest'ultimo concetto si è soffermato anche Monsignor, Vincenzo Orofino. "L'uomo - ha detto Monsignor Orofino - è l'autore, il centro e il fine della vita sociale, vive nella natura e con la natura. L'economia che ha come finalità la ricchezza è moralmente corretta se finalizzata allo sviluppo globale e solidale della società in cui l'uomo opera. L'uomo deve conciliare le esigenze del processo economico con quelle dell'ambiente. Bisogna, inoltre, aiutare i giovani a utilizzare le leggi, perché ci sono tante iniziative che vanno nella direzione dell'artigianato, ma hanno del folckloristico. Bisogna rendere credibili le proposte". (I.D.M.)