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(RegioneInforma) BASILICATA, TERRA DI IMMIGRAZIONE
18 novembre 2005
(ACR) - Basilicata: non più solo lo stereotipo della terra degli emigranti, in fuga dall'indigenza e dal precariato. Il territorio lucano è, anche, ricettacolo di comunità dalle provenienze più disparate, dalle tradizioni ancestrali e che evocano mistero. Da decenni, la politica del rispetto, della tutela delle identità altre, nonché dell'accoglienza è nel Dna dei lucani. In breve tempo, anche le coste Joniche del Metapontino sono divenute l'approdo ideale per i costanti flussi e riflussi immigratori. Non è certo il caso degli sbarchi "giornalieri" della Puglia o della Sicilia, alle prese con Centri di accoglienza completamente saturi, con la disperazione di donne incinta, adolescenti denutriti e adulti schiavizzati dai "mercenari" dei viaggi della speranza. Ciò, tuttavia, non significa che la questione immigrazione non esista o che sia completamente estranea alla nostra realtà locale. Statistiche a parte, si tratta della ciclicità di mille e più diaspore che si ripetono. Vicende che, in un certo qual modo, fanno parte del volto, quello più sofferto e drammatico, della storia lucana. Gente che va via dalla propria amata patria incontro all'ignoto; interi nuclei familiari che sfidano la sorte, a qualunque prezzo e condizione per trovare un lavoro, uno qualsiasi, e iniziare una nuova, più dignitosa esistenza. Allo stesso modo, per lo straniero che giunge in Basilicata, si tratta del medesimo, drammatico e complesso allontanamento. Un'urgenza vera e propria che, spesso, implica anche problemi di natura legale e giuridica. Comprensibili, le motivazione: tante richieste di manodopera, rifiutate dai giovani lucani perché a basso costo, con orari massacranti e poche garanzie. Ancora più chiara, poi, la ragione che spiega la peculiare provenienza di queste popolazioni: povertà, sfruttamento, urgente bisogno di lavoro per sostenere le proprie famiglie e, soprattutto, il forte senso di abnegazione di gente abituata a lavorare sodo, nonostante le enormi difficoltà sia intrinseche (gli usi e le tradizioni) che estrinseche (la lingua italiana, le normative…). Eppure, la caparbietà e l'onore di questi extracomunitari stabilitisi in Basilicata, ha incentivato la rinascita di antichi mestieri come, ad esempio, l'addetto nel settore agricolo, la badante, la domestica o l'operaio comune. Insomma, un mondo completamente diverso che tenta di integrarsi fatto di risorse umane instancabili che vanno, per esempio, a corroborare il tessuto demografico dei Comuni in via di estinzione ma, anche, le tante aree agricole che, altrimenti, in pochi si prenderebbero la briga di dissodare, seminare e rendere prolifere. Comunità vivaci, dalle storie e tradizioni più varie e particolarmente affascinanti. Ne sono casi emblematici le antiche popolazioni di origine arbëresche con i riti greco-ortodossi ma, anche, le tante comunità indiane, tunisine, ucraine, cinesi e marocchine che popolano il territorio. Altre fonti, come quelle fornite, per il 2004, dall'Ente lavoro Basilicata, (Elba), l'area lucana è al terzultimo posto, tra le regioni del Mezzogiorno d'Italia, per la percentuale di incidenza (l'un per cento) sul totale della popolazione straniera soggiornante. Calcoli e percentuali alla mano indicano che, la Basilicata, è ancora lontana dai 2 milioni e 700 mila immigrati soggiornanti nelle varie regioni d'Italia, quelle del Nord in particolare. Difatti, la Basilicata si può ritenere, pertanto, ancora fuori dai grandi circuiti metropolitani nazionali e internazionali dove, la multietnicità non è più, e gia da diverso tempo, una rarità. Tra i Comuni del potentino e quelli del Materano, si arriva, al massimo, a 5.732 presenze. Tuttavia, nonostante i piccoli numeri, la crescita delle comunità extracomunitarie è in forte espansione, anche nelle "terre del silenzio e dell'abbandono". A confermare queste tendenze, il secondo rapporto dell'Elba, quello per il biennio 2003- 2005. Questi i risultati: una crescita esponenziale pari all'84 per cento che sbaraglia, e piuttosto largamente, quella del biennio precedente. Le motivazioni principali dell'arrivo in Basilicata degli extracomunitari è per «motivi di lavoro», l'8 per cento per i cosiddetti «ricongiungimenti famigliari»; il 63 ha la qualifica di operaio generico, il 37 per cento lavora in agricoltura, il 19 per cento è impiegato in industrie o in lavori domestici, mentre, il 13 per cento opera nel commercio. Il 48 per cento arriva dall'Europa dell'Est, il 36 dall'Africa, l'11 per cento dall'Asia e, solo, il 3 per cento dall'America centro meridionale: una vera e propria mappa multicolore! I dati dell'indagine avviata dagli addetti dell'Elba, in sinergia con i Centri per l'impiego di Potenza e Matera, della Caritas di Melfi e di due cittadini marocchini, dicono molto anche a livello sociologico. Circa 682 extracomunitari, pari a un campione del 12 per cento sono stati, infatti, intervistati sulla qualità della loro vita in Basilicata, sulle difficoltà incontrate per inserirsi nel nuovo contesto sociale e lavorativo. Dalle testimonianze generali è emerso che, gli extracomunitari residenti in regione, hanno un giudizio piuttosto positivo della terra che li ha accolti e di cui, ora, sono parte integrante. Molti di loro, dopo qualche riserva, hanno stretto legami di amicizia con le famiglie potentine che, tuttavia, sono quelle presso cui sono impiegati in varie mansioni. Ma, le difficoltà ci sono e i pregiudizi, pure. (L.L)