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(RegioneInforma) BASILICATA: IL SUD E LA MAGIA

23 novembre 2005

© 2013 - magia.jpg

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(ACR) - Magia, mistero e sovrannaturale: un mix di fantastico e irreale, tra forze positive e energie negative che, da tempo immemore, aleggia nella terra lucana. Manieri, borghi storici, antiche masserie abbandonate, torri diroccate, foreste immense e impenetrabili ma, anche, storie del passato, riti e tradizioni ancestrali: queste le strutture che creano, nell'immaginario umano, scenografie da "brivido" ma, al contempo, "af-fascinanti". Una dimensione che è pari, se non superiore, ad altri contesti storico – culturali, in grado di tratteggiare le variegate peculiarità di un'identità regionale. Aspetti di una cultura atavica, tramandata e mantenuta in vita, soprattutto dagli anziani: i detentori di credenze e superstizioni che fondono magia e religione, in un unicum culturale. La Basilicata è stata, da sempre, territorio prolifero per la nascita, la crescita e la pratica di tradizioni popolari, di usi e costumi dai tratti pressoché unici. E, proprio, l'eccezionalità di questo sostrato ha determinato una vera e propria escalation di indagini sociologiche e demo – antropologiche, nelle radici più profonde della cultura lucana. Dalle ricerche di Giovanni Bronzini, ai viaggi "sul campo" dell'antropologo e storicista, Ernesto De Martino. "La magia – scriveva mezzo secolo fa, in Sud e Magia – è più propriamente rito, potenza del gesto e della parola cerimoniali, efficacia permanente di una certa definita materia sensibile (per es: gli abitini); con ciò la varietà storica delle resistenze e degli aspetti negativi del divenire viene ricondotta alla iterazione di uno stesso ordine risolutore, nel quale il negativo è "per natura" sempre sospeso o annientato". Ma, al di là di quella che può essere quella che l'antropologo definisce "la destorificazione del negativo", ciò che è palpabilmente tangibile è che riti, pratiche come la "fascinazione" , la "jettatura", il malocchio o il tarantolismo sono pratiche, estremamente, attuali. Si tratta di azioni consolidate che contraddistinguono il fortissimo attaccamento della gente lucana a ciascun evento della vita: dalla nascita alla morte. Soprattutto nei paesi più piccoli e anagraficamente più vecchi, sono tante le superstizioni e gli atti di allontanamento dal maleficio e dalla morte. Anche un semplice mal di testa si credeva fosse procurato dall'invidia altrui e che, l'unico modo per curare fosse quello di ricorrere a formule magiche, più che alla medicina ufficiale. Le donne anziane, in particolare, detenevano il potere di guarire i malesseri, acquisito recitando, per tre anni di seguito, durante la notte di Natale, alcune litanie misteriose. Pochi esempi, ma validi per mettere in risalto il volto più misterioso e magico della Basilicata: quello che si carica della ritualità degli avvenimenti, tra sacro e profano, di un'intera cultura, di un modo di essere e di considerare gli eventi, anche quelli immediatamente meno comprensibili. (L.L)

Redazione Consiglio Informa

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