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(RegioneInforma) BANZI, UN MUSEO ALL'APERTO TRA TESTIMONIANZE STORICHE E MISTERI IRRISOLTI
28 luglio 2006
(ACR) - "Banzi è situato sulla sinistra orografica del Bradano, su un dosso dominante l'alto corso del torrente Banzullo". Sparse di qua e di là, distribuite a ogni passante e visitatore, le brochure informative dell'inaugurazione della mostra archeologica: "Banzi un museo all'aperto, frammenti di storia" hanno il pregio di descrivere la portata dell'evento, di riassumere duemila anni di storia in un foglio patinato e piegato in tre. Ma la storia che sta emergendo dagli scavi bandini è molto più articolata e ricca di elementi che non si possono facilmente sintetizzare. Ci sono testimonianze di un'epoca che fu, ma anche tanti misteri irrisolti. I "Frammenti di storia" della mostra archeologica, aperta fino al 10 settembre, provengono da scavi effettuati negli anni scorsi e un primo nucleo di reperti dalla campagna ancora in corso. Per un paio di mesi sarà possibile vedere, nello scenario suggestivo dell'Abbazia di Santa Maria, la mostra. Ma anche le aree archeologiche e gli scavi urbani in località "Orto dei monaci" dove sono stati recentemente individuati i resti di una domus e di una struttura termale, impiantate intorno al I secolo avanti Cristo e successivamente ampliate e unificate nel corso del I-II secolo dopo Cristo, insieme all'auguraculum – unico esemplare esistente al mondo – scoperto dall'archeologo Mario Torelli a cui sarà conferita a settembre la cittadinanza onoraria. Sempre la brochure c'informa: "Allo stato attuale dell'indagine si sono identificati sei periodi di frequentazione, di cui i primi tre si riferiscono all'abitato daunio-sannita e al municipium romano. All'abitato daunio, articolato come consuetudine per nuclei sparsi di capanne e, successivamente abitazioni in muratura a secco, si riferiscono i periodi I e II, compresi tra il VI e il III secolo avanti Cristo". Indagini, ricerche, scavi: il lavoro di un gruppo di persone che hanno a cuore il significato profondo della storia. Ma anche una serie di eventi e scoperte che testimoniano la grande potenzialità dell'intera area del piccolo comune dell'Alto Bradano che sta guadagnando un posto di primo piano negli scavi archeologici lucani. Un'intensa attività di ricerca storica che ha attratto l'attenzione e l'interessamento della dirigenza regionale per i Beni paesaggistici e culturali, delle sovrintendenze regionali all'Archeologia e ai Beni archivistici. Ma cosa c'entra l'Archivio di Stato di Potenza? Quando si scava, si torna indietro nel tempo, c'è sempre spazio per l'incomprensibile; qualcosa che non si riesce a riannodare, a ricomporre secondo una logica. Molte volte, i singoli, microscopici pezzetti nel puzzle del tempo sono stati distrutti completamente. E allora il mistero, nella sua irrisolutezza, rende tutto più affascinante. Nel corso degli scavi è stata rilevata la presenza, all'interno di una fossa comune di una monetina della repubblica partenopea del 1779. Il ritrovamento ha fatto sorgere il dubbio che la fossa poteva essere collegata ad un episodio d'insorgenza antirepubblicana, avvenuto probabilmente a Banzi nel corso del 1799. Questa prima ricerca non ha dato risultati. Si è così ripiegato su un secondo indirizzo di ricerca: quello delle fonti notarili (ecco la spiegazione dell'intervento dell'Archivio). La storia del 1799 è stata scritta, in Basilicata, solo grazie all'utilizzo delle fonti notarili. In particolare, attraverso le attestazioni pubbliche rese dai cittadini proprio all'indomani degli episodi rivoluzionari. In sostanza, si trattava di portare la prova della propria fede realista. Scandagliando nella storiografia locale ci si è resi conto che un famoso storico, Pedio, citava un atto notarile stipulato a Genzano il 18 maggio del 1799. Lo storico leggendo questo atto parlava di un moto sanfedista avvenuto a Banzi che sarebbe stato sedato da un armata di 60 aviglianesi (Avigliano era il baluardo repubblicano espugnato solo alla fine dei mesi torbidi e tumultuosi della rivoluzione partenopea). La fonte notarile parla di un'attestazione resa da 25 cittadini di Banzi. L'attestazione è fatta su richiesta esplicita di uno dei tre sospetti realisti cittadini di Banzi, Michele Lavieri, che insieme a Francesco Lomuto e Angelo Maria di Nozza avrebbero tentanto un'azione realista, minacciando apertamente quello che era allora allora il conduttore della Badia di Banzi, Francesco Parrino. In base a questa attestazione, di parte realista, il conduttore della Badia, per sventare questa rivolta sanfedista, avrebbe chiamato il soccorso di quegli aviglianesi che sarebbero giunti insieme ad un altro reparto di Melfi.
Giunti a Banzi, però, non avrebbero trovato i rivoltosi. Pare che le intenzioni di Parrino fossero quelle di far saccheggiare le case delle famiglie dei sanfedisti e di ridurle in disonore. Dopo alcune ore passate a cercare chi più non c'era, gli aviglianesi se ne andranno "mestamente" via. Anche in questo caso la fonte ha deluso le aspettative degli studiosi dell'Archivio di Stato di Potenza: non ci sono prove di una rivolta sanfedista repressa nel sangue. Abbandonata questa ipotesi, si è seguito un altro percorso di ricerca più plausibile. Un carteggio dell'intendenza di Basilicata era la traccia da seguire. Negli anni 1839 – 1840 molti comuni lucani avevano quasi ultimato la costruzione dei cimiteri, tranne Genzano e Banzi. Proprio per sollecitare la costruzione, ci fu una circolare dell'Intendente di Basilicata del 1839 che prescriveva di individuare un luogo per il seppellimento provvisorio dei cadaveri. A Genzano, allora comune unito con Banzi, questo luogo fu trovato in un angolo del giardino conventuale dei Padri riformati. Si potrebbe legittimamente ipotizzare la stessa cosa per Banzi. Molto lavoro resta da compiere, ma la spiegazione del ritrovamento della monetina nella fossa comune rimane un mistero non ancora svelato. Un mistero che racchiude il sapore e l'essenza della ricerca storica. (M.C.)
Bibliografia:
- Manfredi Palumbo, "I Comuni meridionali prima e dopo l'eversione della feudalità", Ed. - Montecorvino Rovella – 1910
- Francesco Pappalardo, "Insorgenti e sanfedisti: dalla parte del popolo : storia e ragioni delle insorgenze anti-napoleoniche in Italia", Ed. Tekna, Potenza, 2000
- Tommaso Pedio, "Dizionario dei patrioti lucani: artefici e oppositori, 1700-1780", Ed. Bari, 1969
- Tommaso Pedio, "Giacobini e Sanfedisti in Italia meridionale. Terra di Bari, Basilicata e Terra d'Otranto nelle cronache del 1799", Ed.-Bari, 1974
- Tommaso Pedio, "La Basilicata borbonica", Ed. Venosa, 1986
- Tommaso Pedio, "Massoni e giacobini in Basilicata alla vigilia del 1799" in 'Bollettino Storico della Basilicata' VI, n. 6 (dicembre 1990)