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(RegioneInforma) LA "GRANDE LUCANIA": STORIA D'ITALIA (1)

19 ottobre 2006

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(ACR) - Gli attuali confini geografici della Basilicata risultano solo in maniera approssimativa corrispondere alla "Grande Lucania". Nel corso dei secoli quel lembo di terra italica fu teatro di scontro e, al tempo stesso, di preziosissimo incontro, di civiltà diverse che contribuirono a forgiarne l'identità. Ogni razza e ogni dominio ha lasciato tracce del proprio passaggio, finché di processo di processo, il ridimensionamento territoriale è stato il risultato delle azioni strumentali e funzionali della Politica che ha portato, nel secolo scorso, ad allocare in realtà geografiche diverse un popolo accomunato da storia e tradizioni. Ad abitare per primi la Lucania, furono, già dal mille a.C., gli Enotri (detti anche Itali) e gli Joni, stanziati gli uni sulle coste tirreniche gli altri su quelle opposte. Dalla fine del VIII secolo a.C. in poi cominciò a insediarsi in Italia la colonizzazione greca, che si sovrappose o spesso visse accanto, alle civiltà preesistenti. I Greci approdarono lungo i bassipiani costieri jonici e tirrenici dando vita a città che ebbero la ventura di essere cuore pulsante della fiorente Magna Grecia: da Nova Siri a Policoro, da Eraclea a Metaponto, da Paestum a Sibari la grande ala colonizzatrice della Grecia travolse le culture autoctone fino a cancellarle e ad unire le regioni meridionali sotto il proprio manto. Intorno alla fine del V secolo i Lucani, popolazione di stirpe osco-sannitica, provenienti dall'Italia centrale e guidati dal mitico Lucus, avanzarono dalle montagne alle zone costiere e occuparono le città di Cuma e Poseidonia. Poi, con ondate successive, muovendosi dal Tirreno presero il controllo della parte interna della Basilicata. I Lucani sottomisero Enotri e Joni; occuparono, nel corso di più di un secolo, i territori fino a sud del monte Pollino, oltre i fiumi Lao e Crati e sottomisero i Bruzii; allo stesso tempo, a nord, si spinsero attraverso le pianure del fiume Silaro (Sele) fin dentro il cuore di quella regione che fu, poi, detta Cilento. Nasceva così, nel corso del IV secolo, la "Grande Lucania". Sul versante meridionale i Lucani riuscirono a spingersi fino allo stretto di Sicilia e solo dopo il 356 a.C. i Brutii riuscirono a staccarsi dai Lucani e questi, per rifarsi dei territori perduti, si rivolsero contro Metaponto, Eraclea, Taranto. Tra il IV e III secolo Roma cominciò ad espandersi: conquistò le colonie greche delle zone costiere meridionali e assoggettò le umili popolazioni delle zone interne. Ai Lucani toccò nel 298 a.C., nel corso della terza guerra sannitica. In epoca romana la Lucania continuò ad essere identificata con quella regione i cui confini erano delimitati sul versante jonico a nord-est dal fiume Bradanus (Bradano) che la separava dall'Apulia; a sud-ovest dal Crati e dal Lao che la separavano dalla terra dei Brutii; e sul versante tirrenico a nord-ovest dal Silaro (Sele) che marcava il confine con la Campania. Nel 7 d.C. Augusto procedette alla riorganizzazione territoriale dell'Impero, accorpò alcuni territori e suddivise la penisola in 11 Regiones: Regio I Latium et Campania; Regio II Apulia et Calabria; Regio III Lucania et Brutii; Regio IV Samnium; Regio V Picenum; Regio VI Umbria et Ager Gallicus; Regio VII Etruria; Regio VIII Aemilia; Regio IX Liguria; Regio X Venetia et Histria; Regio XI Traspanada. Bagnata dal Mar Jonio e dal Tirreno, la Regio III augustea nasceva dall'accorpamento di due sub regioni ben distinte e, in tale processo, la Lucania mantenne i suoi confini originari. Nella divisione augustea, secondo le testimonianze di Strabone e Plinio il Vecchio, la Lucania risultava estendersi: a nord dal basso corso del fiume Silaro comprendeva il Cilento, Eburum (Eburo) fino a Contia (Sella di Conza e Sant'Andrea di Conza, più a nord di Pescopagano); a sud dal Lao fino al Crati-Sibari e, ben oltre il Pollino, includeva l'antica Cerilla (oggi Cirilla) e l'omonima isola nel mar Tirreno; a est, infine, fino al Bradano e al suo affluente, il Basentello, scendendo fino alla costa jonica con Metaponto, ma non oltre il monte Vulture, che lo stesso Orazio lo chiamava monte di Puglia e della stessa Venosa non sapesse dire se fosse lucana o apula. Lucania et Brutii saranno unite in tutte le successive suddivisioni amministrative sia con Adriano, sia con Diocleziano e sia con Costantino, con il quale, in particolare, Lucania et Brutii arrivò a comprendere anche Salerno. Tra il 535 e il 568 le incursioni barbariche portarono Goti e Bizantini a fronteggiarsi sull'intera provincia d'Italia; fu, poi, la volta dei Longobardi che, condotti da Alboino, intrapresero la loro avanzata lungo la penisola. Il regno longobardo risultava diviso in una parte più compatta al nord (Longobardia major) e una parte più frammentata e divisa in ducati sostanzialmente autonomi al sud (Longobardia minor). Per tutto il corso dei VII-VIII secolo nonostante la politica filocattolica e filoromana di Agilulfo e della moglie Teodolina prima, e di Desiderio poi, i Longobardi stentarono a integrarsi con gli abitanti delle città e delle campagne assoggettate e continuano ad essere considerati un popolo invasore, tanto che nel 774 la disfatta ad opera di Carlo Magno, proclamato re dei Franchi e dei Longobardi, fu salutata come una "liberazione dai barbari" e l'età della dinastia carolingia, tra VIII e IX secolo, fu un importante momento di svolta e un'epoca di renovatio. Nella divisione in castaldati longobardi la Lucania diventò parte del ducato di Benevento che rimarrà pressoché indipendente fino all'arrivo dei Normanni. Poi, sul finire del IX secolo (839 d.C.) l'atto di divisione del ducato di Benevento tra il principe di Salerno, Siconolfo, e il principe del beneventano, Radelchisio, spezzò definitivamente l'unità storica della regione: al principato di Salerno andarono Taranto, Latiniano, Cassano, Cosenza, Laino, Lucania, Conza, Montella, Rota, Salerno, Sarno, Cimitile, Furculo, Capua, Teano, Sora e mezzo castaldato di Acerenza; mentre al principato del beneventano le terre lucane di Melfi, Venosa e Forenza, Genzano, ma non Matera. Rimasero possedimenti bizantini, invece, l'estrema Calabria, il Salento, l'Apulia e le città campane come Napoli, Amalfi e Paestum. Rispetto alle vicende della Longobardia maior i ducati longobardi del sud ebbero vita più lunga e rimasero autonomi fino all'arrivo dei Normanni, nel secolo XI. Di particolare rilievo il ducato normanno di Melfi, che si estendeva da Melfi al Gargano, dal Bradano al Fortore e comprendeva 12 città, tra cui le lucane Lavello, Venosa, Acerenza e Montepeloso (oggi Irsina). Dal castello di Melfi nel 1230 Federico II di Svevia Hohenstaufen venne a promulgarvi le Costituzioni del regno; poi, tempo dopo, sempre da quel castello, dettò le leggi Augustali compilate da Taddeo De Sessa e Pier delle Vigne. Nel corso del XII secolo la monarchia Normanna, riunì sotto di sé l'intera Italia meridionale, strappando il ducato di Benevento ai Longobardi, la Calabria e il Salento ai Bizantini e la Sicilia ai Saraceni. I Normanni procedettero alla suddivisione dei loro possedimenti in 10 giustizierati, tra cui quello della Basilicata e quello di Salerno: la Basilicata, rispetto alla originaria Lucania, guadagnava territori a est nel Melfese, mentre li perdeva ai confini con la Calabria che arretrarono dal Crati - Sibari al massiccio del Pollino. La denominazione "Lucania", durata per circa cinque secoli, svanì con la caduta dell'Impero romano e nel secolo XI comparve il nome bizantino "Basilicata" dal governatore regio o basilikos, ma nei documenti ufficiali si ritrova solo molto tempo dopo, ai tempi di Basilio II, nel secolo X, quando i Bizantini dopo la disfatta inflitta ad Ottone II, accrebbero i loro possessi ai danni dei principati di Salerno e di Benevento. Attestano il nome "Basilicata" anche cataloghi di baroni Normanni in cui si dice estendersi fino al Sinni; mentre un documento angioino del 1267-1277 riporta un elenco di 148 paesi del giustizierato di Salerno al quale appartenevano anche Brienza, Vietri, San'Arcangelo, Salvia (poi Savoia di Lucania) e conferma che, all'epoca angioina, l'antica Lucania era definitivamente divisa tra le due province di Salerno e Basilicata. La Lucania rimase ai Normanni fino al 1189. Poi il matrimonio di Costanza d'Altavilla, erede del regno Normanno di Sicilia, con Enrico IV, figlio di Federico I Barbarossa, sancì il passaggio agli Svevi e con Federico II, nel corso del XIII secolo, sorse il superbo castello di Lagopesole. Poi vennero gli Angioini e a seguire Durazzeshi, Aragonesi, Francesi, Spagnoli e Borboni; infine, i Piemontesi di Casa Savoia. Di dominazione in dominazione, l'Italia meridionale si è andata sempre più impoverendo e parallelamente all'ignavia dei signori è cresciuto il triste e impotente senso di servitù e sottomissione. Sintomatico, a questo proposito, che la capitale della Basilicata sia rimasta a lungo vagante quasi come se non fosse necessario attribuire a quella regione autonomia amministrativa, né identità propria: solo nel 1806 il capoluogo della Basilicata, per secoli mutevole, si fermò a Potenza per decreto di Giuseppe Napoleone. Con l'atto, datato 9 Agosto 1806, il regno di Napoli fu suddiviso in tredici province, ne furono ridefiniti i confini e attribuiti i rispettivi capitali e "capi-luoghi dei distretti". Così la Basilicata ebbe Potenza capitale insieme a Matera e Lagonegro capi-luoghi. Eppure, dopo un millennio e mezzo di tristi vicende, proprio dalla Lucania si levò per primo il grido d'insurrezione per l'Italia unita: in nome di eguali principi di libertà, indipendenza e unità nazionale infuriò la rivolta di cafoni e briganti quanto quella dei martiri letterati lucani, come Mario Pagano, Francesco Lomonaco, Luigi La Vista, che ridestarono le sorti del Meridione e prepararono il terreno alla redenzione. E non è un caso che il grido all'unificazione d'Italia sia partito, tanto convinto e feroce, proprio da questo estremo lembo di terra perché Antioco di Seofone racconta di un tal Italo uomo sapiente che, con parole e forza, ridusse in suo potere tutta l'area abitata dagli Enotri fino al golfo Napetino (Pizzo calabro) e lo Scilletico: proprio quella regione, l'antica Lucania, fu detta "Italia" e gli Enotri "Itali". (C.L.) (1 – continua)

Fonti:

  • "La Basilicata invisibile" - Matera Sassi - giugno 1998
  • "Viaggio in Basilicata" - Raffaele Nigro, Mario Adda Editore, 1996
  • "Naturalis Historia", III - Plinio il Vecchio
  • "Geografia", IV, V, VI – Stradone
  • "Le conquiste dei Romani" - Andrè Piganiol, Parigi - Est, 1967
  • "Puglia, Lucania e Calabria. Attraverso l'Italia. Illustrazione delle regioni", vol.VIII - Touring Club Italiano, Milano 1937
  • "Storia dei Lucani" - Giacomo Tropea, Messina Tipografia d'Amico, 1894
  • "La Lucania. Aspetti e problemi"
  • - Sergio De Pilato, Potenza, Edizioni Marchesiello, 1933
  • http://www.gingen.it/nome.htm
  • http://it.wikipedia.org/wiki/Regioni_dell'Italia_augustea

Redazione Consiglio Informa

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