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(RI) BASILICATA TERRA DI…CIACK
29 novembre 2006
(ACR) - Oltre 40 film in più di 50 anni: è il dato riguardante il numero di pellicole cinematografiche girate in Basilicata. Per l'esattezza, nell'arco degli ultimi 57 anni, cioè dal 1949 ad oggi, si contano 42 film aventi per locations alcuni tra i più suggestivi angoli lucani.
Al tal proposito, risulta certamente interessante ripercorrere nel dettaglio l'elencazione dei titoli di tali pellicole e dei relativi registi, alcuni dei quali sono indiscussi maestri della cinematografia italiana e non solo: "Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato" di Carlo Lizzani (1949); "Le due sorelle" di Mario Volpe (1950); "La lupa" di Alberto Lattuada (1952); "Il brigante di Tacca di Lupo" di Pietro Germi (1952); "L'Alfiere" di Anton Giulio Majano (1956); "Il Conte di Matera" di Luigi Capuano (1957); "Nonna Sabella" di Dino Risi (1957); "L'Italia non è un paese povero" di Joris Ivens (1960); "Italia '91" di Jean Lenica (1961); "Viva l'Italia" di Roberto Rossellini (1961); "I briganti italiani" di Robero Camerini (1961); "Anni ruggenti" di Luigi Zampa (1962); "Il demonio" di Brunello Rondi (1963); "Sassi '63" documentario di Lino Miccichè; "I Basilischi" di Lina Wertmuller (1963); "Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini (1964); "La casa in Italia" di Liliana Cavani (1965); "Made in Italy" di Nanni Loy (1965); "C'era una volta" di Francesco Rosi (1967); "Il decamerone nero" di Piero Vivarelli (1972); "Non si sevizia un paperino" di Lucio Fulci (1972); "Allonsanfan" di Paolo e Vittorio Taviani (1974); "Il tempo dell'inizio" di Luigi Di Gianni (1974); "Anno uno" di Roberto Rossellini (1974); "L'albero di Guernica" di Fernando Arrabal (1975); "Qui comincia l'avventura" di Carlo Di Palma (1975); "Volontari per destinazione ignota" di Alberto Negrin (1978); "Cristo si è fermato a Eboli" di Francesco Rosi (1979); "L'eredità della piovra" di Anton Giulio Majano (1980); "I tre fratelli" di Francesco Rosi (1981); "Ladyhawke" di Richard Donner (1985); "King David" di Bruce Beresford (1985); "Il sole anche di notte" di Paolo e Vittorio Taviani (1990); "L'uomo delle stelle" di Giuseppe Tornatore (1995); "Del perduto amore di Michele Placido (1998); "Terra bruciata" di Fabio Segatori (1999); "Sbraineff" di Domenico Ciruzzi (1999); "Io non ho paura " di Gabriele Salvatores (2003); "The Passion" di Mel Gibson (2003); "Il Rabdomante" di Fabrizio Cattani (2005); "Non vi sedete troppo" di Giampiero Francese (2005); "The Omen (il Presagio) 666" di John Moor (2006); "Nativity" di Catherine Hardwicke (2006).
Tanto fiorire di produzioni cinematografiche in Basilicata testimonia come, da sempre, i cineasti abbiano voluto come sfondo per le loro pellicole alcuni luoghi lucani e che da essi siano stati affascinati non poco: sembrerebbe, quasi, che la realtà lucana abbia un'innata capacità di ispirare cinema e che, allo stesso tempo, in maniera così spontanea, si presti all'occhio della cinepresa.
Nel corso degli anni, è diventata sempre più consolidata la tendenza di autori e registi a scegliere la Basilicata come set per i loro film: è indubbio che la Basilicata e il cinema formino un binomio tanto naturale, quanto indissolubile, e che, specie di recente, i lacci e i nodi che legano la piccola regione alla settima arte siano diventati sempre più stringenti. E' innegabile che, ieri come oggi, al cinema piaccia nutrirsi della Basilicata: sarà per i volti scavati della sua gente, per le storie di dolore e sofferenza di un Sud dimenticato, per le vicende dei briganti sui monti, per i sanguigni melodrammi sentimentali, familiari e sociali, per i rilievi selvatici, ma, più di tutto, per la capacità di evocare parabole spirituali e religiose.
Proprio i Sassi di Matera rivestono, infatti, un ruolo fondamentale in tale rapporto di passione tra Basilicata e cinema: la realtà unica dei Sassi, una terra fuori dal tempo, evocativa di un Sud ancestrale, rappresenta lo scenario ideale per il filone biblico e cristologico. Nell'immaginario della cinematografia internazionale Matera è, ormai, la Gerusalemme o la Betlemme per eccellenza, perché i suoi scorci e paesaggi si prestano a rappresentare, in maniera quasi perfetta, i luoghi in cui nacque e visse Gesù Cristo.
Si deve a Pier Paolo Pasolini la poetica intuizione di un possibile, quanto efficace, accostamento del presepe di pietra della città dei Sassi al presepe sacro del Vangelo: è lui il primo a rendersi conto del significato evocativo dei Sassi di Metera e dell'intimo legame che, attraverso i secoli, scorre tra le suggestive cavità di pietra e i luoghi biblici nella rievocazione dei temi universali della natività, della morte e della passione di Cristo. Nel 1964 Pier Paolo Pasolini arriva tra i Sassi a girare alcune delle sequenze più significative de "Il Vangelo secondo Matteo" e, allora, per la prima volta, Matera diventa la Palestina del Vangelo.
Poco più tardi, nel 1985, arriva d'oltreoceano la troup del regista Bruce Beresford che gira il film "King David", incentrato sulla storia di David, indicato come il Re d'Israele. Nel cast c'è, tra gli altri, anche Richard Gere.
Le produzioni cinematografiche degli anni '90 prendono le distanze dal filone biblico risultando essere interessate, prevalentemente, ai paesaggi incontaminati, alle distese assolate, alle atmosfere silenziose della Basilicata: "Il sole anche di notte" dei fratelli Taviani (1990); "L'uomo delle stelle" di Tornatore (1995); "Del perduto amore" di Placido (1998); "Terra bruciata" di Segatori (1999); "Sbraineff" di Ciruzzi (1999); "Io non ho paura " di Salvatores (2003), in anni considerati difficili per il cinema italiano, dato per agonizzante a fronte della perdurante crisi del settore, testimoniano che c'è ancora un cinema di spessore che, attraverso proposte valide e storie non banali, guarda, ancora una volta, al Sud e, in particolare, alla Basilicata.
Nel 2003, a Matera approda Mel Gibson che la sceglie come set per girare "The Passion", riannodandosi al filone biblico avviato da Pasolini. Il discusso film del cattolicissimo Gibson scatena dibattiti, appassiona e sconvolge non poco, facendo parlare di sé e, inevitabilmente, anche dei luoghi in cui è stato girato.
L'onda lunga del fenomeno "The Passion" si protrae ben oltre l'uscita del film nelle sale e il successo ai botteghini, dove incassa oltre 600 milioni di dollari: così, anche per Matera i benefici vanno ben oltre quelli immediati. E' vero che le riprese comportano il soggiorno in loco dell'intera produzione, la ristorazione, la logistica, l'utilizzo di manodopera ed artigiani locali nell'allestimento dei set, ma è con l'arrivo della pellicola nei cinema, prima, e sugli schermi tv, poi, che si accendono sulla città dei Sassi i riflettori di un'attenzione altissima a livello mondiale e nell'immaginario comune Matera diventa la città del calvario di Gesù.
Dopo l'australiano Gibson un altro grande personaggio della celluloide internazionale rimane intimamente colpito dallo scenario biblico dei Sassi: è l'italo - americano Abel Ferrara che, nell'effettuare il sopralluogo per "Mary", il suo film sulla Maddalena, ritenne che quello fosse lo scenario ideale. Ma sopraggiunte ragioni di produzione, fecero accantonare la scelta della location lucana e, così, il film, uscito lo scorso novembre 2005, fu girato tra New York, Gerusalemme e Roma, vantando nel cast, tra gli altri, Juliette Binoche, Matthew Modine e Stefania Rocca.
Iniziate, invece, nello scorso mese di maggio, cinque ed effettive sono state le settimane di riprese per il film ''Nativity'', coprodotto da New Line Cinema (Time Warner) e Eagle Pictures, che è Stato proiettato il 26 novembre in anteprima mondiale in Vaticano. Così a due anni di distanza dal film - evento di Gibson sul calvario di Cristo, Matera torna ad essere il prezioso set per un altro film biblico: questa volta per raccontare la natività di Gesù a cominciare dalla storia di Maria, del suo incontro con Giuseppe, dell'Annunciazione da una prospettiva tutta femminile, quella, appunto, della regista americana Catherine Hardwicke.
Così, Craco, paesino dell'entroterra disabitato a seguito di una frana, diventa il villaggio di Ginea; il complesso rupestre di San Pietro in Principus Gerusalemme; il bosco di Selva-Venusio il villaggio di Nazareth, mentre alcuni angoli dei Sassi e della Murgia Timone gli sfondi di scene corali ambientate a Gerusalemme. Per la produzione del film, girato oltre che in Basilicata anche in Marocco per le scene della fuga in Egitto, sono stati stanziati circa 8 milioni di dollari, solo nella parte lucana, e impiegate ben 1500 comparse, scelte soprattutto tra la popolazione locale. Tra gli attori protagonisti, non molto noti al pubblico italiano, la giovanissima Keisha Hugues Castle, nominata all'Oscar nel 2004 per il film la "Signora delle balene", nei panni di Maria e Oscar Isak in quelli di Giuseppe.
In anni recenti, Matera, oltre a location per produzioni cinematografiche chiaramente appartenenti al tradizionale filone biblico, risulta essere scelta come set anche per pellicole di altro genere e, precisamente, di un contro-filone cinematografico, quello sull'Anticristo.
Due produzioni a stelle e strisce, una puntata della fiction della Nbc "Revelations" (2005) di Lili Zanuc e Lesli Linka, e "The Omen 666" (2006), di Jhon Moor, hanno girato alcune loro scene tra i Sassi e l'altopiano murgiano. In particolare "The Omen 666 - Il Presagio", che vede nel cast, tra gli altri, Liev Schreiber, Julia Stiles e Mia Farrow, è il remake di "Omen" del 1976 di Richard Donner con Gregory Peck.
E' la storia horror di Damien, il bambino indemoniato nato alla sesta ora, del sesto giorno, del sesto mese: la Bibbia rivela che 666 è il numero della Bestia, dell'Anticristo che rappresenta la trinità blasfema di Satana e chi lo porta è, appunto, l'Anticristo. Nella matematica, il 666 ha un significato particolare, essendo la somma dei quadrati dei primi sette numeri primi. I Romani indicavano il 666 con DCLXVI, unico numero in cui si utilizzano tutti i simboli posizionati in ordine di valore decrescente. Il film, prodotto dalla 20th Century Fox, è stato supportato da un'abile strategia di marketing che ha voluto portarlo nelle sale americane esattamente il 6 giugno 2006: e così, a vent'anni di distanza, torna sugli schermi la storia dell'Anticristo, con qualche goccia di sangue in più rispetto all'originale e con inaspettati scorci della Murgia materana.
Di ben altro genere e supportato da ben altro budget, "Il Rabdomante", è, invece, il titolo del film girato nel corso del mese di Agosto 2005 tra i dintorni di Matera dal giovane regista toscano Fabrizio Cattani, alla sua seconda opera. Il protagonista della storia è un materano doc, Pascal Zullino, nella parte di Felice, dotato di un potere incredibile: muove le mani tra le rocce arse dal sole e trova l'acqua, bene prezioso in una terra del Sud assetata da sempre. "Il Rabdomante" è nato dalla sperimentazione di un'innovativa formula produttiva, "The Coproducers", in cui i partecipanti, dando un contributo finanziario, lavorativo o artistico, diventano proprietari di una quota dei diritti del film. Ma la pellicola ha, anche, goduto del sostegno delle istituzioni, Apt Basilicata, Comune e Provincia di Matera, e di investimenti privati locali, secondo accordi di product placement, cioè la formula di pubblicità - finanziamento, introdotta dalla Riforma della legge sul cinema dell'ex Ministro Urbani, che consente di posizionare un prodotto all'interno di opere audiovisive, rivestendo, così, di legalità quella che, un tempo, era la pubblicità occulta.
Dalle recenti esperienze - "The Nativity" - "The Omen 666" - "Il Rabdomante" - risulta evidente come Matera tra sacro, satanico e profano, conservi un indiscusso fascino e consolidi, sempre più, il suo ruolo nell'industria cinematografica: diventa, allora, necessario che le si dedichino attenzioni specifiche per un'appropriata valorizzare del territorio e del patrimonio culturale, perché è innegabile che l'eco, medio o lunga, di tali produzioni cinematografiche possano avere ricadute, e non poche, sul turismo e sull'economia. Tuttavia, si nota, quasi, una doppia velocità con cui, da un lato, cresce l'immagine di Matera quale icona internazionale della Gerusalemme per eccellenza del filone biblico cinematografico, e, dall'altro, la presa di coscienza dei materani, in primis, e di tutti i lucani, in secundis, delle opportunità che hanno proprio sotto gli occhi, ma che, ad oggi, risultano alquanto inespresse: ancora solo sulla carta, infatti, l'attività della "Basilicata Film Commission", mentre si sono perse le tracce del progetto annunciato, anche da Francis Ford Coppola, di origini lucane, per la realizzazione, a Bernalda, di una scuola di cinema.
E così, di fronte all'atteggiamento, tipicamente meridionale, di chi non può far altro che lamentare, condannare e maledire l'ennesima empasse, sembra quasi che la Basilicata, nonostante le sue doti e buoni propositi, sia condannata a rimanere immersa nel suo congenito isolamento.
Eppure, a distanza di oltre mezzo millennio, dal castello di Valsinni riecheggiano i versi di Isabella Morra: guardando alla sua sensibilità e alla sua sofferta esistenza, è giusto riflettere se non sia giunto il momento di realizzare ora, con la dovuta intraprendenza, le aspettative di sviluppo e ricchezza di una terra, quale è la Basilicata, che si è dimostrata capace di travalicare i suoi stessi confini e toccare con un dito il cielo di Holliwood."Scrissi con stile amaro, aspro e dolente,un tempo, come sai, contro Fortuna, sì che mai niun'altro sotto la luna di lei si dolse con voler più ardente.Or del suo cieco error l'alma si pente, che in tai doti non scorge gloria alcuna,e se dei beni suoi vive digiuna,spera arricchirsi in Dio, chiara e lucente."
La poetessa del Cinquecento, che, forse, più di chiunque altro, ha patito la condizione di isolamento e solitudine degli aspri luoghi lucani, tra le ferree limitazioni e convenzioni tipiche del suo tempo, rivive dal 2005, in un Dvd, dal titolo "Sexum superandum", nell'ambito dell'Enciclopedia Multimediale sul pensiero femminile. E' un progetto realizzato dall'Istituto Luce e nato dall'esigenza di raccogliere in un'unica opera le biografie, le visioni e il pensiero delle donne della storia italiana. Nella formula specifica del docu-fiction, la pellicola, per la regia di Marta Bifano e realizzata con il sostegno, tra gli altri, del Comune di Valsinni, della Regione Basilicata, Apt, Cosvel e Comunità montana, pone la dovuta attenzione alla drammatica storia della poetessa lucana ed è la testimonianza di come la Basilicata sappia, ancora una volta, ispirare e nutrire di sé il cinema, ben oltre il filone biblico. Come, ad esempio, una storia d'amore: quella tra una donna, Artemisia Sanchez, e don Angelo Falsetti, uomo di chiesa ucciso forse per una vendetta, l'ultima esperienza cinematografica approdata tra i Sassi. Sono cominciate, infatti, lo scorso 15 novembre e durate dieci giorni, le riprese della fiction televisiva "Artemisia Sanchez", tratta dall'omonimo libro dello scrittore Santo Gioffrè. Nata da una coproduzione di Rai Fiction, Solaris e televisioni di Spagna e Francia, la fiction, in quattro puntate e per la regia di Ambrogio Lo Giudice, sarà in onda su Rai Uno. Nel cast figurano Michelle Bonev, Fabio Fulco e Giuseppe Zeno. E così, a Matera si respira aria di cinema, ancora una volta e di certo non sarà l'ultima. (C.L.)
Fonti:
- Totem Magazine - Aprile 2006 - "Tre ragazzi, una cinepresa e un po' di celluloide";"Nativity, la nuova Passione tra i Sassi"
- http://www.letteraturaalfemminile.it/sexumsuperandofilm20lastoriadiisabellamorra.htm
- http://www.basilicatanet.it/news.article.aspid=347518
- http://www.sassiweb.it/films1/
- http://www.ilmiotg.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3556&Itemid=175
- http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallabasilicata_NOTIZIA_PROV_01.asp?IDNotizia=159278&IDCategoria=12
- http://filmup.leonardo/news/press/20061108b.shtml
- http://infobasilicata.blogspot.com/2006/10/tv-artemisia-sanchez-nei-sassi-di.html