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(RI) IL RISORGIMENTO IN LUCANIA
13 giugno 2007
(ACR) - Il Risorgimento lucano rappresenta una delle più belle pagine a fondamento identitario del Mezzogiorno. E' quanto emerge dalle analisi storiografiche più recenti sullo studio del Risorgimento italiano, che sono state prese in esame dagli studenti delle scuole secondarie della provincia di Potenza, in occasione del concorso intitolato "Il Risorgimento Italiano - Gli eventi, gli uomini, le idee", promosso dall'Amministrazione provinciale. Già Raffaele Ciasca, nell'intervento sulla Basilicata in occasione del primo centenario dell'unità d'Italia, riconoscendo nelle vicende repubblicane del 1799 tanto la gemma del riformismo settecentesco partenopeo quanto lo stadio primo del processo unitario italiano, avviò un percorso di ricostruzione e lettura del Risorgimento lucano distanziando, da un lato, interpretazioni di stampo patriottico - liberale, dall'altro posizioni in prevalenza riconducibili alla centralità dell'azione diplomatica cavouriana in attuazione della volontà espansionistica sabauda. Suscettibili di qualifica sono la valenza e l'incidenza del democraticismo lucano, rimasto ai margini nell'ambito di tanta precostituita e adattata lettura la quale ha connotato l'intera cultura storico-politica italiana otto-novecentesca, trascurando le articolazioni ed i ruoli di prima fila dei ceti e dei gruppi dirigenti lucani, clero compreso. E' oramai certo, ad esempio, che l'episcopato lucano, come quello partenopeo, assunse posizioni non solo legittimiste, tenendo assieme il moto unitario e gli auspici della volontà divina. Dando l'avvio a quella nuova stagione politica che, ulteriormente irrobustitasi nel decennio napoleonico, avrebbe profondamente segnato gli eventi che caratterizzarono per intero il processo unitario anche in Basilicata, la data di nascita del moto risorgimentale nel Mezzogiorno, viene individuata nei fatti del 1799. Moto risorgimentale che si sviluppò sulle rovine ancora fumanti del regno meridionale crollato di schianto, la cui caduta travolse le tradizionali élites di governo, subito scalzate da altre per le quali la causa unitaria della penisola fu l'occasione per giungere, talvolta solo per rimanere, al governo. Nel processo risorgimentale lucano e meridionale va anche evidenziato un altro aspetto che ebbe un ruolo certamente non di secondo piano: quello del brigantaggio. Nel vuoto d'ordine che, per qualche tempo, drammaticamente attraversò le province meridionali, il brigantaggio assunse i contorni di vera e propria guerra civile, presto divenendo mazziere di quanti provavano, in nome di Francesco II di Borbone, a recuperare posizioni perdute. La nuova classe di governo, chiamata a rispondere con veemenza alla contestazione in armi dello stato unitario, ripropose allora, come precedente in cui iscrivere la propria azione, proprio il martirologio dei patrioti del 1799 quali vittime di una violenza plebea di cui quella dei briganti fu drammatica duplicazione. Così il proposito di costruire la vicenda risorgimentale anche per il Mezzogiorno, regge l'operazione politica di largo profilo riassunta dalla vicenda della Repubblica napoletana. La legittimazione del nuovo Stato unitario passa per la via di una tradizione patria fissata attorno allo stereotipo di alcune élites patriottiche sempre disposte a combattere il morbo sanfedista inoculato da casa Borbone nel tessuto connettivo meridionale. Tale ricostruzione dell'Ottocento meridionale risultò utile, altresì, per frenare le insoddisfazioni ed i risentimenti per le disarmonie dello stato e per una marginalizzazione del Mezzogiorno unitario. Il 1799, dunque, è la prova di quanto il Sud avesse fatto per un'Italia che sembra, invece, dimenticarlo nonostante il contributo di sangue delle classi elitarie meridionali alla causa del Risorgimento politico della nazione. Tale tragico contributo, inoltre, accompagna il monito di una specificità politico-istituzionale meridionale volutamente affondata, senza sufficiente merito, in nome di un più alto ideale. Così il 1799, non solo è la base di appoggio su cui legittimare la partecipazione del Sud alla causa dell' Unità ma anche terreno di collocazione del contributo delle sue élites di governo alla politica dell'Italia liberale (M.R.)
Bibliografia:
- A. Cestaro ( a cura di ), "L' età rivoluzionaria e napoleonica in Lombardia, nel Veneto e nel Mezzogiorno: un' analisi completa", Venosa 1999, Osanna
- A. De Francesco, "La Democrazia alla prova della spada", Abbiategrasso 2003, Guerini
- A. De Francesco, "Vincenzo Cuoco. Una vita politica", Bari 1997, Laterza
- G. De Rosa, "Dal Seicento all'Ottocento", Città di Castello 2001, Minerva Italica
- A. Lerra, "L' Albero e La Croce. Istituzioni e ceti dirigenti nella Basilicata del 1799", Napoli 2001, Edizioni Scientifiche Italiane