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(RI) SCUOLA E LAVORO: PROBLEMI, PROSPETTIVE E UN CASO PRATICO
19 luglio 2007
(ACR) - "Se il Mezzogiorno – che pure negli ultimi sessant'anni ha compiuto enormi progressi anche nel campo scolastico, formativo e universitario – vuole uscire dalla sostanziale subalternità economica, scientifica e tecnologica…deve far leva sia sulle scuole, sia sulle pubbliche amministrazioni". A scriverlo è la Svimez, associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, nell'ultima ricerca volta a valutare lo stato e l'evoluzione del sistema scolastico e formativo delle regioni del Sud. Il rapporto tra sistema scolastico, quello formativo e quello del lavoro è il nodo più importante con il quale la politica nazionale prima o poi dovrà fare i conti. È da questo rapporto, e dalla sua riuscita, che nasce il futuro di una Nazione attraverso l'efficacia di politiche economiche che possano abbattere l'alto tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali. I dati statistici parlano chiaro e sono spietati.
Ad iniziare da quelli relativi all'apprendimento, tutt'altro che soddisfacenti. Per quanto riguarda la licenza media, solo il 20 per cento ottiene la valutazione di "ottimo". Il 37 per cento ottiene il giudizio minimo, cioè: sufficiente. Solo l'11 per cento ottiene il massimo dei voti agli esami di maturità.
Per la Basilicata i dati relativi agli iscritti e alla scolarità sono più che confortanti. Per quanto riguarda i primi, la variazione percentuale (anni 1991-2003) è positiva ed è pari all' 1,3. Ancor meglio sul fronte della scolarizzazione (pari al 99 per cento) dati che denotano una partecipazione quasi totale alla scuola secondaria superiore.
Inoltre, la Basilicata ed il Molise sono le regioni del Sud nelle quali il numero dei computer disponibili è relativamente più elevato. Per quanto riguarda la dotazione di rete (intranet) la Basilicata col 70,8 per cento è superata in Italia solo dalla Puglia. Elevata la percentuale che riguarda le scuole dotate di internet (86,4 per cento).
Nel Mezzogiorno la transizione dall'istruzione al lavoro rimane ancora lunga e minore si presenta la probabilità di trovare, in tempi ragionevoli, un'occupazione adeguata all'investimento formativo effettuato.
"Ciò che sembra caratterizzare il processo di transizione scuola-lavoro nel nostro Paese è il ritardo con il quale i giovani riescono ad entrare, non precariamente, nel mercato del lavoro", si sostiene ancora nella ricerca. In Basilicata la quota di diplomati in possesso di un lavoro è pari al 44 per cento. Bassa rispetto alla media del Mezzogiorno (47 per cento). Migliori le percentuali per quanto riguarda i laureati (56,3 per cento) anche se al disotto della media del Sud. Lontana la media del Nord (78,7 per cento).
Detto questo bisognerà capire come la scuola si pone, almeno in linea teorica, nei confronti del mondo del lavoro. In Basilicata molti sono gli sforzi, e le statistiche lo hanno dimostrato, per realizzare in pratica questo ambizioso obiettivo. L'Usr, Ufficio Scolastico Regionale, è un mezzo per raccordare scuola, formazione e lavoro. "Riguardo alla costruzione del raccordo fra scuola e mondo del lavoro, l'Usr si è reso promotore di una serie di iniziative, rese possibili grazie alle intese conseguite con la Regione Basilicata, con le amministrazioni provinciali e con enti pubblici ed attori privati (Unioncamere, Educational Service, ecc.) impegnati nell'area dei servizi e, soprattutto, nel delicato settore dell'orientamento. Iniziative che coinvolgono in particolare le scuole dell'istruzione secondaria, soprattutto quelle dell'area tecnica e professionale", ha affermato Franco Inglese, direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Basilicata.
Con il conseguimento dell'autonomia e della personalità giuridica, la scuola ha dato vita ad una nuova idea del processo formativo. L'Unione europea, di fronte a un mondo sempre più basato sulla conoscenza, ha cercato di favorire il rafforzarsi di società che sapessero sviluppare la capacità di apprendimento, diffondere la formazione permanente, promuovere la ricerca scientifica e tecnologica, per dar luogo a una maggiore "coesione" economica, sociale e territoriale. Questo discorso vale ancora di più per le aree "in ritardo", come il Mezzogiorno dove l'istruzione e la formazione professionale delle risorse umane costituiscono un fattore cruciale per lo sviluppo socio-economico.
Anche la formazione professionale dovrebbe ricoprire un ruolo determinante. "A seguito delle modifiche introdotte al titolo V della Costituzione dalla legge 3/2001, la competenza in materia di formazione professionale extrascolastica è affidata alle Regioni e alle Province autonome, che definiscono i piani formativi e organizzano e gestiscono i corsi sia direttamente sia attraverso convenzioni. Le Regioni, inoltre, certificano la competenza professionale acquisita dagli allievi partecipanti ai corsi rilasciando attestati di qualifica e/o frequenza. Resta affidata allo Stato centrale, invece, la responsabilità per quanto attiene la determinazione dei livelli minimi delle prestazioni essenziali". Il finanziamento ricade sui fondi comunitari. Al Sud la quota comunitaria tende a salire su livelli compresi tra il 90 e il 100 per cento. Anche se emergono, in Italia, alcuni sintomi di una più attenta cultura della formazione professionale, espressa anche dagli sforzi compiuti in termini di potenziamento e di diversificazione dell'offerta, esiste ancora, rispetto all'utenza potenziale, un ampio spazio da coprire. Nel Mezzogiorno, nonostante un'offerta tradizionalmente concentrata sulla formazione iniziale, il grado di copertura rimane, anche per queste categorie, assai limitato, dato l'altissimo tasso di disoccupazione giovanile.
Con l'introduzione dell'obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento dei 18 anni di età – poi sostituito, con la legge 53/2003, con il "diritto-dovere" all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o fino al conseguimento di una qualifica all'interno del sistema di formazione professionale – quindi, il nuovo sistema formativo risulta costituito da tre componenti alle quali viene riconosciuta pari dignità: la scuola, la formazione professionale e l'apprendistato.
L'avvio delle attività di terza area negli istituti professionali ha un ruolo importante in questo processo educativo e formativo. La terza area è un pacchetto di 300/450 ore annuali rivolto agli studenti dei corsi di post-qualifica degli istituti professionali di quarta e quinta classe. L'iniziativa, partita in forma sperimentale con la circolare ministeriale n. 135 del 21/5/1991, si ricollega alla riforma dell'istruzione professionale statale attuata con il "Progetto 92" ed è stata ricondotta in forma ordinamentale con il decreto ministeriale 15/4/1994. L'obiettivo principale, vale a dire favorire un'apertura al mondo del lavoro ed una formazione finalizzata a specifiche qualificazioni professionali, è certamente ambizioso, tenendo presente il fatto che le Regioni non sempre sono in grado di garantire il proprio intervento finanziario.
L'esperienza messa in pratica dalla Com di Palazzo San Gervasio può, a riguardo, essere significativa. Nata nel 1980, l'azienda opera nel campo della meccanica di precisione e fornisce prodotti ad aziende italiane e multinazionali. Dal 2003, la Cooperativa officine meccaniche ha stipulato diverse convenzioni per la realizzazione dei progetti di stage nell'ambito di percorsi di istruzione relativi alle attività di terza area negli istituti professionali.
La scuola che ha sottoscritto la convezione è l'Istituto di istruzione superiore "Tenente Righietti" di Potenza che comprende le sezioni dell'Ipsia di Melfi, dell'Iti di Melfi e dell'Ipsia di Venosa.
Questo percorso formativo è stato finalizzato a facilitare la transizione scuola/lavoro mediante il raccordo fra il sistema dell'istruzione e realtà produttiva. Gli stage in azienda, a supporto dei percorsi formativi istituzionali, sono stati tesi: ad acquisire attitudini ed atteggiamenti per un giusto orientamento dei giovani; ad apprendere capacità operative; ad acquisire e a sviluppare saperi tecnico-professionali in contesti produttivi; a rimotivare gli allievi in difficoltà nei confronti dei percorsi formativi, anche con l'apporto e con il coinvolgimento del mondo del lavoro.
Al centro di tale percorso vi è stata la partecipazione attiva degli allievi, i quali sono stati coinvolti nella realizzazione, nella gestione e nell'implementazione di un "sistema qualità" conforme alle norme Uni En Iso 9000, 9002, 9004 (La Iso è un organismo internazionale per la definizione degli standard industriali e commerciali a livello mondiale, al fine di conseguire un miglioramento continuativo delle performance aziendali. La Uni è l'ente nazionale per l'unificazione per la certificazione di qualità. Le Iso 9000 identificano una serie di norme (En) e linee guida che propongono un sistema di gestione per la qualità, pensato per tenere sotto controllo i processi aziendali indirizzandoli alla soddisfazione del cliente).
Gli studenti hanno preso parte: alle fasi di progettazione e definizione del sistema di qualità aziendale; all'identificazione e nella registrazione di ogni problema inerente il processo produttivo o il sistema di qualità; alla promozione delle azioni correttive necessarie per il miglioramento e alla relativa verifica di efficacia; infine, all'elaborazione periodica dei dati sull'andamento del sistema da sottoporre all'attenzione del vertice dell'organizzazione.
In breve, si sono volute dare agli allievi le conoscenze fondamentali sui temi della qualità e l'addestramento necessario per contribuire efficacemente alla gestione del sistema di qualità di una qualunque azienda.
Quest'esperienza è un'opportunità per il fatto che ha contribuito ad una formazione completa degli allievi che, difatti, potranno farne buon uso non solo in un ambito locale. Dei vari "apprendisti" alcuni sono stati anche assunti dalla Cooperativa.
Nel progetto, importante è stato il ruolo dei docenti, sia "interni" che "esterni". I primi - insegnanti delle materie curricolari e docenti per la trattazione dei diversi moduli del corso post-qualifica sia del IV che del V anno - hanno seguito gli alunni sia durante il regolare corso di studi che il sabato e alcuni pomeriggi nel corso della settimana. Ad essi si sono aggiunti alcuni docenti esterni: esperti della formazione, docenti di legislazione del lavoro, esperti in tecnologie multimediali e esperti dell'azienda Com.
In sostanza, lo stage di 120 ore si è rivelato davvero un tassello significativo della formazione dei ragazzi. Essi, infatti, alla fine di esso non solo hanno colmato le lacune dovute allo scarso utilizzo dei laboratori dell'istituto per le esercitazioni tecnico-pratiche, ma hanno pure conseguito le conoscenze di metodi produttivi in azienda con macchine computerizzate, oltre che rilevare il significato e l'importanza dell'organigramma aziendale.
In questo modo, l'azienda, ma come la Com ve ne sono tante altre che vanno in tale direzione, diventa realmente parte integrante del percorso formativo. Lo dimostra il fatto che l'esperienza degli stage non si ferma alla scuola secondaria, ma continua anche dopo. Difatti, ulteriori convenzioni di tirocinio sono state stipulate con l'Università di Basilicata e, nello specifico, con la facoltà di ingegneria di Potenza.
Il caso della Com sembra dimostrare che si fa sempre più urgente il raccordo fra scuola e mondo del lavoro. È un'opportunità alla quale non si può più rinunciare, segnatamente per il Mezzogiorno. Sicuramente, la messa in atto di queste forme di collaborazione non è sempre facile, vista anche l'irruenza dei processi di ordine economico-finanziario a dimensione planetaria. Proprio per questo, tuttavia, la formazione scolastica deve essere sempre più efficace, tempestiva, capace di motivare all'accesso e al completamento degli studi, assicurando saperi e abilità conformi al tempo nuovo. (M.C.)
Bibliografia:
- L. Bianchi, S. Gattei, S. Zoppi (a c. di), La scuola nel Mezzogiorno tra progressi e ritardi, Bologna, 2005
- R. Francavilla, Sistema educativo e processi innovativi. Uno sguardo sulla scuola italiana del terzo millennio, Bari, 2007
- D. Missaglia, R. Petterello, Scuola e patti formativi territoriali. Guida ai programmi comunitari e al Fondo Sociale Europeo, Milano, 2001
- S. Soresi, Orientamenti per l'orientamento. Ricerche ed applicazioni dell'orientamento scolastico professionale, Firenze, 2000
- A. De Sario, "Raccordo tra sistema scolastico e mondo del lavoro: un rischio o un'opportunità?", in Laboratorio di scienze dell'educazione, Foggia, 2007
- Archivio della C.O.M., Convenzione per la realizzazione dei progetti di stage nell'ambito di percorsi di istruzione. Operatori sistemi di qualità, 2003-2004
- Archivio della C.O.M., Relazione finale del docente interno dell'IPSIA «Tenente Remo Righetti», sezione coordinata di Venosa
- Archivio della C.O.M., Convenzione di tirocinio di formazione ed orientamento tra l'Università della Basilicata e la C.O.M. s.c.p.a. rep. N. 214 dell'8/4/2005 e relativo progetto formativo