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(ACR) ACERENZA: UN MUSEO TRA CULTURA E FEDE

17 ottobre 2007

© 2013 - busto.jpg

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(ACR) - Nel suo "Viaggio in Basilicata" Raffaele Nigro scrive: "Appare la cittadella ciclopica di Acerenza in un maestoso vestito medievale. Su una montagna è fiorito un mazzo di case e di tetti abbruniti dalle piogge e intorno, a difesa dagli smottamenti e dagli assalti di stranieri ostili, una murata compatta ha trasformato il paese in una roccaforte imprendibile". Una descrizione, quella fatta dallo scrittore lucano, che ben si adegua ad un paese così ricco di storia; avamposto che nel tempo di assalti predatori e scorribande violente era per tutti difficile da conquistare. Nel 318 avanti Cristo la caparbietà dei romani l'assoggetta e il console Publio Valerio Levinio, dopo la sconfitta inflittagli da Pirro a Eraclea, vi si rifugia tra le mure protettive. La cattedrale, uno dei più importanti monumenti dell'intera Basilicata, è il suo simbolo e fu fatta erigere intorno al IV secolo avanti Cristo. Ma le ricchezze di Acerenza non si fermano solo a una delle più antiche chiese dell'Italia meridionale. L'inaugurazione del museo diocesano ha aggiunto ulteriori interessi, culturali e turistici.

"La cultura è l'insieme dei tratti distintivi, spirituali e materiali, intellettivi e affettivi, che caratterizzano una società o un gruppo sociale. Essa comprende, oltre alle arti e alle lettere, i modi di vita, i diritti fondamentali dell'essere umano, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze". La definizione dell'Unesco non sarà di certo sfuggita agli ideatori del museo acheruntino. Non poteva di certo sfuggire il connubio tra fede e cultura che sono: "Due elementi fondamentali della vita vera degli uomini, che definiscono da un lato la meta e dall'altra i mezzi idonei per raggiungerla", nelle parole di Antonio Giganti, ordinario di Storia medievale all'Università di Bari. I lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza lucana ai Beni artistici e storici, hanno richiesto quasi 20 anni.

Ma la storia del museo si perde nel tempo: anno di grazia 1642. Il marchese Cosimo Pinelli di Galatone, duca di Acerenza, dona parte dell'antico castello all'arcivescovo di Acerenza, Simone Carafa Roccella. Il monsignore pensò di destinare l'edificio alla creazione del seminario diocesano acheruntino. Passano secoli e dopo lavori di adattamento dell'edificio, mai portati a termine, un altro arcivescovo, Antonio di Macco, fonda un istituto elementare proprio nell'edificio che si appresta a diventare seminario diocesano verso la fine degli anni '20. In seguito fu creata una scuola materna di primo livello. Tra il 1946 e il 1954, Vincenzo Cavalla, altro arcivescovo di Acerenza, progetta l'istituzione di una scuola media parificata, trasformata in seguito in scuola media statale e infine in Istituto tecnico commerciale.

Tocca a monsignor Francesco Cuccarese la decisione di trasferire, in altre sedi della città, le scuole alloggiate all'interno della struttura. Agli inizi degli anni '80 una convenzione stipulata tra le diocesi lucane e la sovrintendenza competente, prevede la trasformazione dell'ex seminario di Acerenza in museo di arte sacra, archivio diocesano e biblioteca arcivescovile. Il museo diocesano sarebbe stato collocato all'interno degli spazi del Seminario arcivescovile. "La valorizzazione degli spazi un tempo dedicati alla formazione dei sacerdoti, oggi accentrata a Potenza - osserva Giovanni Ricchiuti, attuale vescovo di Acerenza - è di certo un segno dei tempi su cui meditare".

È dal 2003 che è iniziato il conto alla rovescia per l'allestimento museale. La soprintendenza destina una somma per l'acquisto di contenitori di beni artistici, vere e proprie vetrine che garantiscono sicurezza e affidabilità. La nomina di direttore del museo va ad Antonio Giganti a cui viene affidato il compito di evidenziare tutti i beni da esporre a ripristino e a ripulitura. Lo scorso 16 giugno, l'inaugurazione del museo ha sancito la definitiva apertura. Presenti alla cerimonia, oltre al vescovo di Acerenza, Giovanni Ricchiuti, il governatore della Basilicata, Vito De Filippo, il direttore regionale per i Beni culturali e Paesaggistici regionale, Antonio Giovannucci, e numerose altre autorità. Il direttore del museo, Giganti, ha affermato: "Questo museo non è un ricettacolo di oggetti non più in uso, ma il luogo vivo che stimola la riflessione e ravviva la nostra fede con la memoria narrativa e visiva, dove ogni oggetto esposto ha un messaggio da trasmetterci".

Ampia, ricca e particolarmente curata risulta la gamma dei reperti sacri ed artistici disposti nei due piani del museo diocesano acheruntino. Nelle sale museali, infatti, sono esposti pezzi di argenteria che vanno dal XIV al XVI secolo, statue lignee del XIV secolo, paramenti sacri del XVII secolo provenienti dalla Cattedrale. Infine c'è una sezione dedicata a reperti archeologici risalenti ai secoli dal VI al III avanti Cristo. "I reperti del nostro Museo non sono soltanto una serie di preziosi pezzi in disuso – ha affermato il direttore del Museo, Antonio Giganti – ma testimonianza vibrante della Resurrezione, insieme, spirituale e culturale di un mondo che è stato faro nei secoli".

Tra i pezzi esposti, sono innumerevoli gli esempi di un patrimonio culturale e spirituale che si è arricchito nel tempo: a cominciare dalla testa lapidea di Giuliano l'Apostata (per molto tempo scambiato per San Canio), al martirologio del 1150, che conserva la testimonianza di antiche devozioni; agli ori ed argenti dallo splendore millenario. Nello specifico: il museo ospita oggetti provenienti dal tesoro della cattedrale (oreficeria, argenteria, statuaria lignea, dipinti, collezione di paramenti liturgici). Accanto alle opere della tradizione religiosa convivono reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Acerenza e della regione apulo–lucana.

Quattro sono le sale in cui si struttura il museo. Nella sala A è possibile ammirare i corredi tombali proveniente dalla cultura fittile canosina, ma anche da Lavello, Canosa e Forenza. Questi reperti risalgono al VI – II secolo avanti Cristo. Ceramiche sub geometriche di tradizione dauna e numerosi reperti archeologici (VI – III secolo avanti Cristo) adornano la sala B. Nella sala C, mitre di arcivescovi che si sono succeduti ad Acerenza e Matera, testimonianze scultorie in legno e soprattutto la statua della Madonna del Cupo (della seconda metà del secolo XV) sono le attrazioni principali per i visitatori.

Senza trascurare: ricami a sfondo geometrico con numerose pietre incastonate con particolari intrecci; la stauroteca di cristallo e vermeil, risalente al secolo XV; una preziosa croce pettorale con anello; un calice con patena e due pastorali. L'ultima sala, la D, espone oggetti esclusivamente in argento. Per la precisione: un'imponente croce con due candelieri, punzonata dall'argentiere Marcantonio Napolitano (svolse la sua preziosa attività nell'ultimo ventennio del XVIII secolo).

Ancora, un superbo ostensorio e una croce astile realizzata con il montante e la traversa a tortiglione, due vasetti crismali e un cofanetto di legno intarsato. Di quest'ultimo, alcuni inventari dei secoli XVII-XVIII parlano come di una vera e propria urna utilizzata dai canonici della cattedrale di Acerenza per la raccolta delle palline bianche e nere durante le votazioni capitolari. Ma tutti questi oggetti, in gran parte d'argento, sono solo una parte di quelli che adornano l'ultima sala.

Accanto ad essi sarà possibile ammirare anche alcuni codici, sempre di carattere liturgico, che risalgono ai secoli XII-XV. Uno di questi rappresenta una vera e propria attrazione: l'Evangeliario latino del XII secolo. Degno di nota anche il busto marmoreo, databile al II secolo dopo Cristo, che ha attratto la curiosità degli studiosi che da oltre un secolo investigano per la scoperta del personaggio che raffigura. Alcuni attribuiscono la scultura all'imperatore Giuliano l'Apostata, altri a non meglio precisati personaggi della tradizione romana. Francesco Rutelli, ministro per i Beni culturali, ha affermato: "Il museo è un tesoro che appartiene a tutti, e speriamo che anche gli altri musei diocesani della Basilicata possano essere ultimati in tempi brevi".
(m.c.)

Fonti:


  • "Viaggio in Basilicata", Raffaele Nigro, Adda, 1996.
  • "Orme di Speranza", periodico bimestrale, agosto 2007, Acerenza.
  • Il luogo della resurrezione", di Eugenio Bonanata, in La Nuova, domenica 17 giugno 2007.
  • "Acerenza, apre il museo diocesano", di Benedetto Carlucci, in Avvenire, mercoledì 20 giugno 2007.





Redazione Consiglio Informa

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