venerdì, 22 nov 2024 19:17

Vai all'archivio
Stampa Invia

(ACR) PROGETTO "BASILICATA DONNA", IL SUCCESSO DELLA PREVENZIONE

28 maggio 2008

© 2013 - screeening_seno.jpg

© 2013 - screeening_seno.jpg

(ACR) - Il cancro del seno o della cervice uterina, prima causa di morte tra le donne italiane può essere vinto grazie alla diagnosi tempestiva

Tutta la vita la viviamo d'amore e d'accordo con il nostro corpo; implicitamente contando sulla sua docilità, sulla sua forza. Perché il nostro corpo non è solo un aggregato di umori, un povero amalgama di linfa e sangue. E' soprattutto un compagno fedele, un amico sicuro, un complice intelligente di ciò che siamo soliti chiamare anima, o più spesso volontà. Eppure succede che il corpo cessi di operare d'accordo con il nostro animo, che la sua intima alleanza, la sua servitù fedele si spezzi e che il compagno intelligente d'un tempo si ritrovi ad un tratto stretto nella morsa della malattia. Per le donne dei paesi più industrializzati è, sempre più di frequente, un identico e terribile male ad interrompere quella complicità e a limitare le prospettive di una vita entro lo spazio d'un letto. E' un killer silenzioso e subdolo, è l'improvviso buio pesto della diagnosi di un cancro del seno o del collo dell'utero. Ed è l'inizio di una guerra spaventosa ed indicibile che sconvolge il corpo e l'anima, che costringe a cicli di chemioterapia che distruggono ogni energia e che stravolge i connotati a forza di cortisone.

I numeri sono quelli di un'emergenza nazionale: in Italia il tasso di mortalità per carcinoma della mammella è pari a 27,6 casi per 100000 abitanti e da sola questa patologia rappresenta il 28% di tutti i casi di tumore diagnosticati nella popolazione femminile, nonché tra le donne la neoplasia più frequente. L'incidenza della stessa patologia in Italia, cioè il numero di nuovi casi l'anno è pari a 92,6 casi per 100000 abitanti. Né migliori risultano le notizie che arrivano dall'altro, dolorosissimo fronte del carcinoma del collo dell'utero. Nei Paesi industrializzati, è la seconda forma tumorale più diffusa tra le donne al di sotto dei 50 anni ed è al primo posto, in molti Paesi in via di sviluppo, nella fascia di età compresa tra i 35 e i 45 anni. In Italia, dove il cervicocarcinoma è al quinto posto, per incidenza, dopo il tumore della mammella, del colon-retto, del polmone e dell'endometrio, ci sono, ogni anno, circa 3.500 nuovi casi e circa 1300 le morti. Cifre che non accennano a scendere, al contrario. Unica nota positiva: la Basilicata, la regione non a caso virtuosa dove si registra già da tempo ormai il più basso tasso di mortalità per tumore alla mammella, 15.9 per 100000 abitanti, contro la media italiana di 27,6 casi per 100000 abitanti. Analoghe buone nuove dall'altro fronte delle morti per il cancro del collo dell'utero: l'incidenza regionale media si aggira sui 20 casi l'anno mentre la media regionale di morti per il cancro del collo dell'utero è di 4 -5 casi, contro gli oltre mille registrati in Italia. Merito delle nuove terapie certo, più mirate ed efficaci, ma soprattutto di una maggiore prevenzione.

Ed, in effetti, può bastare davvero poco per salvare una vita: l'antidoto contro il male è, nient'altro, che fare e rifare test innocui e poco invasivi, capaci di riconoscere, grazie all'alto potere diagnostico, formazioni cancerose anche piccolissime. Controlli salvifici, dunque, autentici test salvavita che anticipando la diagnosi di tumore ne riducono la mortalità. Il coro unanime dei medici ad ogni latitudine non smette di ripetere, ad ogni piè sospinto, che sono gli esami preventivi l'imperativo morale, il primo comandamento, la chiave che apre la porta d'oro della salute, oltre che il balsamo che permetterebbe ad ogni donna di guardare con maggiore, infinità serenità al percorso di cure che malauguratamente dovesse rendersi necessario. La ricerca medica ha compiuto negli anni passi da gigante, tanto che è ormai superiore al 50 per cento dei casi la sopravvivenza a un tumore, sia pure con grandi differenze da tipo a tipo. Un successo rispetto a qualche anno fa, indiscutibilmente. Ma a guarire sono soprattutto quei pazienti nei quali la neoplasia viene scoperta prima della formazione delle metastasi, cioè dei tumori secondari in tessuti diversi da quello d'origine. Se come ancora accade in un caso su tre, la diagnosi arriva quando il tumore ha già aggredito altri tessuti le speranze di guarigione si fanno infinitamente più esili, perché nulla o troppo poco possono i tradizionali strumenti terapeutici: efficacissime nel caso di un tumore localizzato, la chirurgia e la radioterapia lo sono assai meno se le masse sono numerose e disseminate; e nel caso di un tumore ormai aggressivo, anche la chemioterapia cessa di funzionare perché le cellule sono già resistenti e perché per essere utile dovrebbe esser data in dosi così elevate da risultare tossiche per l'organismo. Per far del cancro una malattia finalmente curabile la sola cosa che davvero abbia un peso è la possibilità di vincere sul tempo, di intervenire d'anticipo.

Il rimedio prodigioso, il toccasana stavolta non sta nella fede implicita nelle riserve inesauribili della medicina, nelle virtù prodigiose dei medicinali, nelle perfette dosature di eccipienti e principi attivi. E' la tempestività della diagnosi l'arma vincente per difendere la propria posizione palmo a palmo e magari per riconquistare qualche pollice di terreno perduto. Nella guerra contro i carcinomi del seno e della cervice uterina è la diagnosi anticipata l'alleato formidabile e più prezioso.
Garantire una guarigione completa per il più alto numero possibile di donne non è un'utopia: è il traguardo, nient'affatto impossibile, della Sanità che scelga di non lesinare sforzi nella direzione di un accesso alle diagnosi ed alle cure preventive esteso davvero a tutte le donne. Proprio come accade in Lucania, dove l'elevato rischio per le donne di sviluppare tumori è stato così avvertito da entrare a pieno titolo tra le priorità della programmazione sanitaria regionale. Prima tra le Regioni italiane, la Basilicata ha promosso una vera e propria "alleanza" in difesa della salute delle donne, che ha impegnato in un progetto comune di prevenzione alcune tra le più grandi associazioni e società mediche e di pazienti del Paese. Il progetto si chiama "Basilicata donna", ed è nato per diffondere tra le lucane d'età compresa tra i 25 ed i 64 anni l'abitudine al controllo. Negli anni del progetto, dal 1999 al 2007, sono stati eseguiti 156325 screening alla mammella dei quali 9853 sono stati i positivi che hanno richiesto 9443 approfondimenti rivelatasi poi tumori maligni in 522 casi. I pap test alla cervice uterina sono stati 348588 dei quali 9468 sono risultati positivi: le colposcopie effettuate di conseguenza sono state 12770 che hanno svelato tumori in 127 casi.
Promosso dal Dipartimento Sicurezza e Solidarietà sociale della Regione Basilicata ed avviato già nel lontano 1999 il progetto è un meccanismo perfetto mosso da due leve possenti: l'informazione e la diagnosi precoce. Il controllo è stato serrato: tutte le donne esposte dall'età al rischio di andare incontro ad un carcinoma del collo dell'utero o del seno sono state invitate a sottoporsi ai test per la rilevazione delle eventuali formazioni tumorali. Il test è eseguito in maniera totalmente gratuita e la stessa campagna ha previsto sin dal principio che le donne entrate a far parte del programma ripetano l'esame periodicamente, con modalità identiche, ed in maniera comunque gratuita.

Terapia d'urto: così potrebbe definirsi l'azione di chi, occupandosi della diagnosi o del trattamento di certe malattie, non attende la spontanea sensibilità ai controlli da parte del paziente, ma gli riserva da sé l'appuntamento per un test. Ad intervalli regolari e serrati, e soprattutto in maniera completamente gratuita. L'impietosa diagnosi di un tumore all'utero o di un cancro del seno è per una donna come un'improvvisa caduta in mare: e proprio come nel mare anche durante il doloroso decorso della malattia o si nuota o si affoga. Per opporsi al male l'opportunità di una diagnosi tempestiva è insostituibile. La salvifica novità innescata dal progetto "Basilicata donna" è che il numero di quelle che nuotano è sempre più alto. Un successo impareggiabile, che racconta di un sistema di prevenzione che non è tanto, e non è solo, una campagna di screening: è il risvolto positivo ed eclatante di una sana pratica amministrativa e di governo, è l'approdo di una politica lungimirante, solidale, a misura d'uomo, che ha trovato la propria ragion d'essere nel far sì che tutti i cittadini abbiano accesso alle diagnosi ed alle cure che possono salvare la vita. (R.P.)

Fonti:

  • http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/tumorcal/cancrovacc/cancrovacc.html
  • http://www.repubblica.it/2007/i/sezioni/scienza_e_teconologia/vaccino-tumore-cervice/vaccino-tumore-cervice.html
  • http://www.repubblica.it/2007/k/sezioni/scienza_e_teconologia/medicinag/medicinag.html
  • http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=543248
  • Sirs –Sistema informatizzato regionale – dati screening
  • Registro tumori Basilicata
  • Istat – mortalità


Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player