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(ACR) PROGETTO "BASILICATA DONNA": LE VARIE FASI
28 maggio 2008
(ACR) - I responsabili della Sanità – ministro, presidente, assessori regionali - conoscono bene la materia che devono trattare. Tuttavia non è facilmente risolvibile quel rebus nel quale si rincorrono affastellandosi principi da far salvi, spese da razionalizzare, tagli e risparmi da mettere in pratica. Insomma la situazione a tratti paradossale di chi deve tradurre la razionalizzazione in scelte senza ridimensionare il diritto alla salute.
Le ricette sono le più diverse ed in gran parte ruotano attorno ad appropriatezza delle prestazioni, rigore, innovazione. Ci sono quanti invocano una maggior efficienza, e ci sono, invece, coloro che puntano il dito sugli sprechi, oppure sulla riduzione dei posti letto. In attesa che il complicato enigma trovi infine la sua soluzione a livello di amministrazione centrale, le sanità regionali, nelle loro diverse articolazioni, suggeriscono spunti ed iniziative positive in chiave di gestione sanitaria.
Un esempio eccellente arriva proprio dalla Basilicata che, messa da canto la tentazione di impugnare le forbici, al capitolo sanità continua a destinare risorse come alla principale forma di tutela dei cittadini. Riuscendo ad esempio proprio per questa via a centrare l'eccellente risultato di aggiungere anziché tagliare, accrescendo il numero delle prestazioni. Nonostante i tempi di vacche anoressiche, con il Fondo Sanitario nazionale al solito sottodimensionato (90 miliardi di euro a fronte dei 96 che sarebbero appena sufficienti); nonostante si viva ormai in tempi in cui i costi per curare la popolazione sono destinati ad aumentare a causa dell'invecchiamento crescente della popolazione (e quindi di aumento delle terapie) e per via di tecnologie sempre più sofisticate, e con i cittadini costretti già da tempo a sborsare di tasca propria per servizi, esami e quant'altro, la Sanità lucana ha saputo con un fine lavoro di cesello reperire dentro le proprie casse i quattrini necessari a garantire alle donne lucane una prestazione in più in un settore nevralgico per la salute di tantissime di loro: quello degli screening oncologici relativi ai carcinomi del seno e del collo dell'utero.
Secondo le rilevazioni di "Osservasalute 2006", il rapporto sullo stato di salute e la qualità dell'assistenza nelle regioni italiane, la Basilicata è la regione nella quale si registra il più basso tasso in assoluto di mortalità per il tumore della mammella: qui infatti, si legge nel rapporto, "gli screening mammografici raggiungono un tasso addirittura superiore al 100 per cento, il 119, 1 per cento, perché alcune donne hanno ripetuto il test". Rispetto al dato nazionale del 51,1 per cento, commenta Osservasalute 2006, il dato della Basilicata è un vero "successo". La donna lucana dunque è, dunque, assai meno a rischio. Che ciò sia frutto del caso è ben poco credibile. Piuttosto si tratta del frutto eclatante di una scelta compiuta già diversi anni or sono: quella di inserire le politiche della prevenzione tra le priorità strategiche della programmazione sanitaria regionale. "Le politiche di promozione della salute – spiegano al Dipartimento regionale Salute, Sicurezza e Solidarietà sociale della Regione - sono investimenti preziosissimi che producono benefici incalcolabili alla popolazione e considerevoli risparmi alla spesa sanitaria". Forte della convinzione che le campagne di prevenzioni generassero una ricaduta più che positiva sulla vita della popolazione la Regione Basilicata sceglieva di mettere in serbo una quota significativa delle risorse che il Fondo sanitario destina al Piano di prevenzione attiva riservandola agli esami preventivi. Investendo denaro per implementare un programma di screening di massa di visita e cura, destinato alle donne particolarmente esposte per età al rischio di incappare in un tumore del seno o della cervice uterina. Fu quella la prima volta in cui, una tra le Regioni italiane, abbia incluso le mammografie ed i pap test tra le priorità della politica sanitaria. Per capire quanto l'azione fosse pionieristica e fertile d'avvenire, basti un dato su tutti: sarebbero stati necessari tre anni, molto cammino ed infinito studio perché, proprio sulla scorta dell'esempio significativo delle Regioni virtuose che avevano fatto scuola, un apposito decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, datato al 29 novembre del 2001, inserisse tra i Livelli Essenziali di Assistenza l'offerta attiva degli screening cervicali e mammografici.
Era il settembre del 1999 e nasceva allora il Progetto "Basilicata donna", finalizzato a trasformare il "big killer" tra le neoplasie femminili in una malattia finalmente curabile grazie alla prevenzione ed alle tecnologie avanzate di diagnosi precoce. Coordinamento e prevenzione sono la chiave del programma. Il suo primo atto è l'avviso: una lettera firmata dal medico, un francobollo di posta prioritaria e la salvezza arriva insieme alla posta nella buca delle lettere. Nel periodo tra il settembre 1999 ed il 2007 al programma sono state invitate a partecipare 188384 donne d'età
compresa tra i 25 ed i 69 anni (quella critica per il tumore della cervice uterina) e 92365 tra i 50 ed i 69 anni per il tumore del seno. La lettera informa ciascuna di loro sul luogo e sulla data dell'esame che è stato loro riservato.
Secondo atto: convocazione, spiegazione ed esecuzione dei test. Il fulcro del progetto sono tre unità mobili, appositamente allestite ed attrezzate di tutto punto a bordo delle quali si sposta il personale medico e sanitario, nonché l'attrezzatura diagnostica. Esse approdano in ogni centro della regione, piccolo o grande che sia, su una collina o in montagna, secondo le tappe e gli orari sanciti da un calendario predefinito. Nel lasso di tempo tra il 2005 ed il 2006 di donne ne sono state arruolate 34825 per il carcinoma del seno e 82949 per il tumore del collo dell'utero, costantemente controllate già da diversi anni. Gli esami effettuati sono stati 34846 per il carcinoma del seno e 88025 per il tumore del collo dell'utero, 2927 sono stati, invece, gli esami che hanno richiesto un approfondimento per la prima patologia e 3094 le colposcopie.
Terzo atto: il referto. Ogni prelievo viene sottoposto ad un doppio livello di analisi, una prima lettura ed una successiva con definitivo giudizio di positività o negatività. Se l'analisi non ha spiato alcuna formazione cancerosa la partecipazione al programma termina così come era cominciata, con una lettera indirizzata all'interessata e corredata della buona notizia. Nel caso in cui l'esame abbia individuato formazioni cancerose o neoplastiche il programma prevede anche un secondo ed un terzo livello di indagine per l'approfondimento diagnostico e la cura della patologia emersa. I nuovi esami sono effettuati presso l'ospedale San Carlo di Potenza, il Crob di Rionero, e l'ospedale di Matera. Un programma concreto e minuzioso, un'indagine accurata e dettagliata, una soluzione in cinque mosse che testimonia di un ruolo attivo delle istituzioni nei confronti della salute dei propri concittadini: un Governo regionale garante che non solo dà assistenza, ma si prende attivamente cura della salute della propria comunità. Nel biennio tra il 2005 e il 2006 i tumori individuati per la patologia del seno sono stati 109, e 32 per l'altra, mentre 120 sono stati i casi di lesione CIN2 e CIN3. A dire che mai come in questo caso la conquista e la salvaguardia della salute non sono e non saranno un peso lasciato sulle spalle di ciascuno, ma un onero ed un impegno che riguarda in modo particolare le istituzioni, soprattutto quelle periferiche privilegiate e più direttamente in ascolto delle esigenze e dei bisogni della popolazione data loro in cura, e non piuttosto in balìa. (R.P.)
Fonti:
- Sirs – sistema informatizzato regionale – dati screening
- Registro tumori Basilicata
- Istat – mortalità
- http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=543248
- http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=527468
- http://www.basilicatanet.it/basilicatadonna/homebd.asp
Tutti i dati relativi al progetto Basilicata Donna, al suo andamento, alle persone coinvolte, e all'incidenza delle patologie nella regione ci sono stati forniti dall'Ufficio Politiche della Prevenzione, Sanità pubblica, Medicina del Lavoro, Sicurezza nei luoghi di vita presso il Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà sociale della Regione Basilicata.