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(ACR) VACCINAZIONE HPV, ECCO LA NUOVA CAMPAGNA DI PREVENZIONE

28 maggio 2008

© 2013 - vaccinazione_hpv_giovani_medici.jpg

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(ACR) - E' stato un percorso irto di difficoltà, continuamente in bilico tra balzi in avanti eroicamente geniali e drammatici arresti, né le asperità sono già tutte alle spalle, tuttavia la battaglia combattuta e vinta negli ultimi tempi dalla scienza degli uomini in carne ed ossa è di quelle che fanno sembrare più corto il cammino davanti. Tanto è forte la scienza che in mezzo ad un infortunio generale ha prodotto l'antidoto che basterà a rimediare e a fermare un male già tanto avanzato e diffuso, il tumore alla cervice uterina, che ogni anno fa registrare in Italia 3500 nuovi casi con 1800 vittime. E' un farmaco, un vaccino antivirale ormai comunemente nominato dal suo nome commerciale, la nuova frontiera della lotta contro i tumori, il primo vaccino appositamente tarato per aver ragione di un virus diabolico e subdolo, l'agente patogeno che è causa ogni anno di tumori in 25000 donne dell'Unione Europea. Secondo i ricercatori il 75 per cento dei casi di cervico-carcinoma pari a 35000 donne in Italia, deriva da un'infiammazione persistente causata da un batterio, il papilloma virus detto anche Hpv, che si trasmette durante i rapporti sessuali e che viene contratto dalle donne in sempre più giovane età. Più di mille italiane muoiono ogni anno a causa di questa infezione.

In Basilicata dal 2002 ad oggi il virus Hpv è stato individuato in 1141 donne tra le 4161 risultate positive al test effettuato nell'ambito dello screening alla cervice uterina. Proprio ai danni di questo virus è stato messo a punto il Gardasil, una vaccinazione sintetizzata dai ricercatori coinvolti nel progetto "Future" ed entrato in commercio dal marzo dello scorso anno: è la svolta così lungamente attesa ed invocata, è la via più promettente nella lotta contro questo male. All'arrivo di una simile nuova, di un vaccino efficace e sicuro contro il l'Hpv, la prima volta di un vaccino contro il cancro, si è sviluppato un po' dovunque, nel resto del mondo come in Italia, un movimento generale e un forte desiderio di precauzioni bene intese. Un po' ovunque, la buona nuova di un vaccino contro il carcinoma del collo dell'utero ha stimolato campagne di sensibilizzazione, che ammonissero più e più volte le donne dell'importanza e dell'obbligo stretto di sottoporsi alla vaccinazione.

Alla scienza che sempre in questi casi implora e chiede la collaborazione delle istituzioni, la Regione Basilicata ha risposto assai prontamente, con una premura veramente capace di eguagliare l'urgenza. Neanche il tempo che il nuovo vaccino inondasse gli scaffali delle farmacie che la Regione Basilicata ha provato a spingere lo sguardo più in là, oltre gli appaganti risultati già raggiunti con il progetto "Basilicata Donna". Convinta ancora una volta di compiere un'acquisizione preziosa tutelando la salute della donna, nella seduta del 22 maggio dell'anno di grazia 2007, la Giunta regionale lucana, prima tra i Governi regionali italiani, ha approntato gli strumenti e i meccanismi capaci di garantire la più completa e corretta prevenzione a tutte le giovanissime donne lucane. I positivissimi risultati del progetto "Basilicata Donna" hanno creato nella regione intorno al tema prevenzione un atteggiamento di fiducia talmente saldo che l'appuntamento non si poteva non rinnovare: la scelta di investire in prevenzione, valutava la giunta regionale, conviene sempre, non solo mantenere un buono stato di salute nei cittadini, ma anche in vista di un utilizzo ottimale delle risorse finanziarie di parte pubblica. Era la premessa per l'allestimento di una nuova grande campagna di prevenzione di massa della quale si disegnavano allora le linee operative.

E così sulla stessa traiettoria del progetto "Basilicata Donna", inseguendone la medesima strategia, si imbastiva la trama una campagna analogamente lucida e razionale, che conduce e trasporta le giovanissime lungo un percorso di somministrazione del Gardasil e successivi richiami, che dovrebbe determinare entro tre anni la copertura integrale di tutta la popolazione più esposta. A partire dal luglio dello scorso anno le donne lucane hanno potuto vaccinarsi contro il tumore della cervice uterina: la Regione Basilicata ha offerto attivamente il vaccino alle ragazze nel dodicesimo anno d'età (la fascia d'età nella quale il vaccino garantisce la massima efficacia protettiva), nel diciottesimo (per ottenere un'adeguata protezione prima del periodo più probabile per il contagio) ed infine alle venticinquenni (per centrare la massima copertura vaccinale nella popolazione femminile. Unica tra le Regioni italiane lo ha distribuito gratuitamente alle classi s'età dell'adolescenza, quelle più a rischio; ed in più ha saputo negoziare un prezzo vantaggioso per l'acquisto del farmaco a vantaggio delle donne che non rientrano in quelle fasce d'età e che non siano ultra- trentacinquenni: esse potranno, cioè, accedere a pagamento alla vaccinazione al di fuori delle scansioni temporali del programma ma a costi contenuti, pur acquistando da sé il farmaco, lo pagheranno allo stesso prezzo sborsato dal Sistema sanitario regionale.

A gestire la campagna di vaccinazioni sono le Asl: ad ogni giovane donna è riservato un appuntamento, secondo un calendario predisposto dall'azienda sanitaria competente per area, e che lo comunica attraverso una lettera invito spedita a ciascuna. Il vaccino, di cui tutte le Asl della Regione sono state prontamente rifornite, è somministrato presso gli ambulatori sanitari di ciascun comune. In totale, entro l'anno in Basilicata saranno chiamate a vaccinarsi circa 10500 donne: di queste, circa 3300 rientrano nella fascia d'età dei dodici anni. Una fase di difficile transito per le giovanissime, protagoniste del passaggio dall'infanzia all'adolescenza, nella quale "l'idea di un vaccino che le protegga da una minaccia remota, ma reale – spiegano al Dipartimento regionale Salute, Sicurezza e Solidarietà sociale della Regione – può risultare, al di là della sua efficacia farmacologia, un simbolico rito, un gesto 'pubblico', con il quale i genitori e l'istituzione per loro, pur accettando il distacco dalla propria figlia, la muniscono di tutti gli strumenti necessari per affrontare la vita adulta".

Al sistema sanitario regionale e nazionale ciascuno contribuisce in maniera proporzionale al proprio reddito. E da quel sistema ciascun contribuente si aspetta che sappia funzionare come una macchina ben oleata, la quale non conosca gli inutili sprechi di prestazioni duplicate o fotocopia e che sappia incanalare le proprie risorse e concentrarle in un'offerta ai cittadini trattamenti e prestazioni che rispondano in maniera adeguata alla domanda di salute che viene dalla società, che va adeguata ai cambiamenti degli stili di vita e soprattutto alle sempre nuove conquiste scientifiche. Come in Basilicata, almeno per quanto riguarda la salute della donna. "Le politiche attive della salute collettiva, – affermano ancora al Dipartimento regionale Salute, Sicurezza e Solidarietà sociale della Regione – meritano ampiamente le priorità che abbiamo dato loro nell'agenda della sanità regionale. Esse rappresentano un dovere civile e morale tanto più imperioso quando sono dedicate alle donne, che della società regionale sono la parte che sopporta i sacrifici maggiori per garantire la tenuta della vita familiare, e l'assistenza e la solidarietà a favore dei soggetti più fragili e bisognosi di cure".
(R.P.)

Fonti:

  • www.basilicatanet.it
  • http://www.basilicatanet.it/basilicatadonna/homebd.asp
  • http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=553585
  • http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=565296
  • http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?id=587873




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