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(ACR) IL SAMBUCO DI CHIAROMONTE E I SUOI DONI

13 agosto 2008

© 2013 - foto_piante_paese.jpg

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(ACR) - Ciò che la natura regala l'uomo deve valorizzare e tutelare. E' la filosofia da cui nasce l'associazione "Amici del sambuco di Chiaromonte", che ha fatto di una pianta spontanea e selvaggia, il sambuco, una fonte di ricchezza culturale ed economica dell'assolato comune di Chiaromonte. L'associazione apolitica, apartitica e no-profit "Amici del sambuco" nasce nel marzo del 2007 con la finalità di tutelare, promuovere, valorizzare e commercializzare il sambuco tramite un approccio di filiera coerente con la strategia di sviluppo della Regione Basilicata e del Parco del Pollino. Scopo primario è l'assistenza e la difesa della raccolta di questa preziosa essenza vegetale, garantendo la rintracciabilità della materia prima. Il primo obiettivo raggiunto è l'inserimento dell'associazione e di tutti i suoi partecipanti nel circuito dello "Slow Food". Tale traguardo permetterà al sambuco di Chiaromonte d'essere uno fra i protagonisti del Salone del Gusto di Torino del 2009.

I due derivati fondamentali del sambuco di Chiaromonte sono il liquore e la marmellata, prodotti disciplinati e certificati già presenti nel paniere del Parco Nazionale del Pollino. Uno degli elementi fondamentali e tra i più complicati è sicuramente la commercializzazione di tali beni. Attualmente il punto vendita di riferimento rimane la pasticceria Donadio, che produce e vende a turisti organizzati e piccoli rivenditori locali. Ma il futuro sembra riservare ancora sorprese.

Dopo l'uscita del libro 'Il sambuco e le sue virtù', pubblicato dalla casa editrice viterbese Annulli Editori, "si prevede di allargare la commercializzazione e la distribuzione a livello nazionale - spiega il presidente dell'associazione, Vincenzo De Santo - partendo proprio da punti vendita nella città di Viterbo. Al momento la pasticceria Donadio vende circa 400 bottiglie all'anno del liquore al sambuco. Il formato delle bottiglie è vario ma il volume d'affari relativo alle bottiglie è di circa 4000 - 5000 euro, mentre per la marmellata è di circa 1.500 euro annui. Questi sono dati riferiti al 2007, anno in cui è partita la commercializzazione con il marchio del Parco, ma per il 2008 si prevede un notevole incremento".

A livello locale si è pensato all'istituzione di una "via del sambuco di Chiaromonte" allo scopo di valorizzare tutte le risorse eno - gastronomiche legate al sambuco. Una delle manifestazioni più importanti è la Sagra del sambuco che si tiene ogni anno nel mese di maggio a Chiaromonte. Dedicata all'erborista Pasquale Battista, la sagra è unica nel suo genere sia nel panorama regionale che nazionale. L'originalità della manifestazione attira sempre più visitatori dei paesi limitrofi e della vicina Puglia, tanto che nella scorsa edizione si è registrata la presenza di circa 2000 persone. La sagra non è solo un momento d'alta arte culinaria, con prodotti preparati tutti a base di sambuco (frittate, torte, formaggi, pasta e liquori), ma anche uno scenario in cui riproporre usi e costumi del passato lucano, come lo "Skattur", un oggetto in legno di sambuco che, tanto tempo fa, era il gioco preferito dei nostri nonni.


La memoria del passato lucano è imprescindibile dall'antichità della pianta, ormai simbolo di Chiaromonte. La storia del sambuco si perde nella notte dei tempi e una tale antichità non poteva che essere legata anche alle sue specifiche "qualità magiche". Nella storia dei Celti, infatti, si racconta che nel sambuco dimorasse una fata dai lunghi capelli d'oro dal nome Holda e ogni contadino di allora si inchinava dinanzi a questo sacro arbusto affinché lei proteggesse il bestiame e gli uomini da malattie e serpenti velenosi. Lo stesso Giuda biblico si sarebbe impiccato a un albero di sambuco e da allora le sue bacche, una volta così dolci, divennero amarissime.
La magia racchiusa in questa pianta sembra che abbia ispirato il grande genio della musica Mozart, e il "Flauto Magico" deriverebbe proprio dall'antico nome del sambuco: "sambyke", nome di una specie di flauto fabbricato con i rami cavi dell'arbusto.

Molto probabilmente le mitiche proprietà magiche del sambuco sono legate ai doni che la pianta ha elargito (e continua a porgere) agli uomini. Sette volte ci si doveva inchinare dinanzi all'albero perché in sette parti esso si donava per il bene della comunità: nella resina (per placare il dolore delle lussazioni), nella radice (il cui decotto lenisce la gotta), nella corteccia (per orzaioli e cistiti), nelle foglie (per la pelle), nei frutti (per le bronchiti), nei fiori (con funzione depurativa), nei germogli (per le nevralgie). Ancora oggi, infatti, il sambuco ha molteplici proprietà medico - farmacologiche. Si utilizza per il trattamento delle emorragie della retina o della congiuntiva a cui sono soggetti i diabetici e gli ipertesi. Ha azione antiossidante e quindi difende dall'invecchiamento sia della pelle che dell'organismo. Ha proprietà diuretiche, sudorifere ed emollienti, oltre che lassative. Infine, è un ottimo rimedio antireumatico e antinevralgico.

Altra magia del sambuco è l'uso domestico che se ne può fare. Dal legno si ricavano strumenti musicali a fiato e dalle radici gli stetoscopi. Le sue bacche servono per tingere le fibre naturali nelle varie tonalità del viola e dai suoi fiori si ottengono le più svariate pietanze: aceto, liquore, marmellata, frappé, crepes, sciroppo e bevande.
Dei fiori del sambuco e dei loro mille usi culinari la comunità di Chiaromonte ha conservato una tale fervida memoria e tradizione che il presente del paese è stato capace di restituire alla pianta quell'aura magica che le è sempre appartenuta. (C. B.)

Fonti:

  • Pignatti S. , "Flora d'Italia", Bologna, Edagricole, 1982
  • Tomalini M., "I buoni liquori fatti in casa", Milano, De Vecchi Editore, 2000
  • Lieutaghi P., "Il libro delle erbe", Milano, Rizzoli, 1974
  • Brosse J., "Storie e leggende di alberi", Studio Tesi, 1989



Redazione Consiglio Informa

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