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(ACR) LATTE D'ASINA, ALIMENTO PEDIATRICO E INGREDIENTE COSMETICO
03 dicembre 2008
(ACR) - "Non c'è, per nessuna comunità, investimento migliore del metter latte dentro ai bambini". Questa l'opinione di uno statista quale Winston Churchill le cui tesi paiono concordare con quello che sta divenendo un vero e proprio mercato in Basilicata. La ricerca e, di converso, l'imprenditoria lucana, infatti, stanno cercando una concreta strada da percorrere nel pioneristico mercato del latte d'asina per accontentare un target composto sì da bambini ma anche da "belle" mamme.
Sono sempre di più gli studi che dimostrano come il latte d'asina è l'alimento di origine animale con le caratteristiche organolettiche più vicine a quelle del latte materno e, per questo, costituisce il trattamento d'elezione per quei bambini con allergie alimentari e, in particolar modo, con intolleranze al latte di mucca. Questo tipo di mercato, oltretutto, non esaurisce il proprio target nel settore dell'alimentazione pediatrica, ma trova grande riscontro anche nel fecondo habitat delle aziende cosmetiche che, molto probabilmente, costituirebbero il vero business per la produzione del latte d'asina.
Le aziende italiane che producono latte asinino, tuttavia, sono pochissime così da creare una netta sproporzione fra la richiesta di questo alimento e chi lo produce. La Basilicata ha "fiutato" questa carenza nell'offerta e sta mettendo in moto una serie di iniziative per soddisfarne la domanda.
Se da una parte la Regione Basilicata ha approvato, già dal 2003, un progetto pilota per la definizione del processo produttivo dell'allevamento dell'asino e messa a punto di tecniche di allevamento per la produzione di latte d'asina, l'Università degli Studi di Basilicata, dal canto suo, è molto attenta agli studi zoo-economici del settore.
"La ricerca universitaria sul latte d'asina - afferma Carlo Cosentino, ricercatore presso il Dipartimento di produzioni animali dell'Università di Basilicata - cerca di individuarne sia le finalità come prodotto neonatale e, quindi, con specificità al campo delle allergie, sia come studi di fattibilità della trasformazione del latte in prodotti della cosmesi".
"Per quanto riguarda il settore cosmetico - continua Casentino - il problema più grosso pare essere la tecnologia necessaria. Per evitare gli eccessivi costi, basterebbe esternalizzare i processi di trasformazione in laboratori specializzati nella cosmesi. Inoltre - aggiunge il ricercatore - per verificare un'analisi di fattibilità zoo-economica è necessario sviluppare una ricerca che approfondisca le caratteristiche delle razze asinine presenti sul territorio regionale, ovvero la 'ragusana', la 'martina franca', la 'sarda' e i molti meticci. In sinergia con la ricerca universitaria, per un'analisi quali - quantitativa delle produzioni del latte asinino, si è creata una start up con circa 20 capi. E' l'azienda agricola Claps, ubicata nell'agro di Avigliano. Questa azienda permette di monitorare e valutare sul campo gli studi fatti in laboratorio".
L'aspetto zoo-economico di questa produzione è particolarmente interessante per la regione e, ancor più, per la provincia di Potenza. Dall'ultimo censimento Istat (aggiornato al 2005) risulta che la Basilicata è al nono posto a livello nazionale per la presenza di razze asinine, di cui circa l'87 per cento presente nel potentino. Il dato conferma un aspetto fondamentale della produzione asinina poiché le caratteristiche di questo animale si adattano meglio ad aree marginali quali la montagna e la collina. In relazione al dato, la convenienza del sostegno a questo nuovo mercato non appare di poco conto e non viene, di certo, sottostimata. Se si pensa che un asino dà una produzione di latte di circa due litri al giorno e che per il proprio sostentamento consuma in media un quarto di quanto consuma una mucca, la convenienza comincia ad intravedersi nettamente. Inoltre, in Italia si è costituito un 'Consorzio alleva asini' che riesce a pagare come "prezzo alla stalla" circa 8 euro al litro che, con la produzione media giornaliera di latte, potrebbe fruttare dei ricavi non indifferenti.
Da un primo business plain sul latte d'asina nella cosmetica, verificato da uno studio universitario di Rosanna Paolino, si può calcolare che un'azienda di media superficie (circa 30 ettari), con circa 49 capi e la trasformazione cosmetica in conto terzi, vendendo direttamente i prodotti ottenuti, produce un utile netto di 37.000 euro all'anno. E' evidente che qui il target si allarga e, oltre agli intolleranti al latte vaccino, comprende anche centri di benessere, profumerie o erboristerie.
Le istituzioni ed organizzazioni collaterali hanno dimostrato il proprio interesse alle tante possibilità economiche del settore tanto che, nella Prima Fiera Agrosud Zootecnica di Napoli tenutasi nel febbraio 2007, è stato premiato proprio un lavoro sulla produzione del latte asinino. Anche all'interno del Salone dell'industria casearia, svoltosi il 12 ottobre scorso a Vallo della Lucania, il latte asinino ha visto riconosciuto il suo giusto ruolo con il convegno "Sviluppo e potenzialità dell'allevamento dell'asino nei distretti rurali". In questa occasione il presidente del 'Consorzio alleva asini', Eugenio Milonis, ha ribadito il trend crescente di interesse imprenditoriale sull'allevamento asinino, evidenziando la crescita italiana rispetto a quella francese o spagnola nel settore dell'alimentazione. (C.B.)
Fonti:
- Carlo Cosentino, ricercatore presso il Dipartimento di produzioni animali dell'Università degli Studi di Basilicata
- "L'allevamento dell'asino: un'alternativa possibile", tesi di laurea di Rosanna Paolino - anno accademico 2006/2007