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(ACR) LE INFLUENZE ANDALUSE SULLA LINGUA LUCANA
11 febbraio 2009
Dialetto lucano influenzato dallo spagnolo - andaluso. Analisi delle somiglianze fra due lingue di poche parole ma cariche di tanti concetti
(ACR) - Circola un video su Youtube chiamato "Curso dandalù" in cui si affronta ironicamente il tema del dialetto spagnolo andaluso. Guardandolo viene subito da pensare alla somiglianza linguistica e culturale fra l'Andalusia e il sud italiano.
Le lingue non sono isole. Sono espressione di culture. Le civiltà e le lingue da sempre si sono incontrate. Oggi i vocabolari sono pieni di prestiti linguistici più o meno integrati. Le lingue però si contagiano anche su altri livelli come la fonetica, la morfologia e la sintattica. Questo è quanto è successo ai dialetti delle zone italiane, come la Basilicata, soggette all'occupazione spagnola, in particolar modo fra il XV e il XVI secolo. É noto che italiano e spagnolo appartengono al gruppo linguistico romanzo. Tali idiomi presentano molte somiglianze, tuttavia per quanto riguarda alcune forme, si nota una maggiore affinità fra spagnolo (in particolare la variante andalusa) e i dialetti lucani. Studi di linguistica sostengono che l'andaluso è una lingua che funziona come un motore diesel: i parlanti riescono a rendere molti concetti con poche parole. L'espressione "lingua diesel" infatti, è stata coniata da linguisti spagnoli con l'intenzione di fare riferimento ad un modo di parlare che tende all'uso di parole abbreviate, di conseguenza si accorcia ciò che di dice "mangiando" le lettere ma, al tempo stesso, si comunica in maniera efficiente. La metafora del diesel, quindi, viene utilizzata perché tale trazione è sintomatica di poco consumo a fronte di una grossa resa. Tutto questo è, indubbiamente, estendibile anche al lucano. Tale fenomeno è connesso alla tendenza dei parlanti di mangiarsi le lettere. Questo però non pregiudica il successo della comunicazione. La rende più rapida.
In andaluso, ad esempio, è frequente la scomparsa di consonanti finali, la r (comer diventa comé), la l (comercial diventa comercia), la d (virtud diventa virtu) e la s o suono 'th' (andaluz diventa andalu). La d intervocalica cade, ad esempio cantado diventa cantao. In lucano nei verbi cadono le ultime due lettere (portare diventa portà) e le vocali finali (commerciale si trasforma in commercial). Rilevante anche il troncamento dei nomi di persona.
Se si considera la fonetica, occorre precisare in primo luogo che esistono alcune sostanziali differenze fra italiano e spagnolo. Una concerne la questione della diversità di pronuncia in italiano fra v e b. Presso la zona appenninica lucana si riscontra invece la stessa pronuncia delle due consonanti in b, proprio come accade in spagnolo. Il fenomeno però viene prodotto con maggiore facilità dai parlanti più anziani. Un esempio è l'aggettivo vecchio pronunciato becchio.
Altra caratteristica rimarchevole è l'assimilazione totale progressiva che rende più fluida la comunicazione. Nel lucano, ad esempio, il nesso consonantico nd diventa nn (mundum, "mondo", diventa monno). Un esempio tipico dell'andaluso è invece il nesso consonantico ct che diventa tt (lo spagnolo octubre diventa ottubre).
Significativo il cambiamento vocalico in alcune parole. L'italiano polizia diventa pulzìa in dialetto e lo spagnolo policìa si trasforma in pulicìa in andaluso.
In andaluso il suono 'th' diventa s (cerveza pronunciato come servesa) e la s diventa 'th' (seguro diventa zeguro). Pure nei dialetti del sud alcune consonanti dolci vengono rese più dure: la t diventa d, la c e la q diventano g, la p diventa b dopo m e n; un esempio può essere dato dalla pronuncia del sostantivo stampante che diventa stambande o cinquanta che diventa cinguanda.
Simile anche il fenomeno della fricativizzazione del fonema t e suono 'c' in "c". In andaluso "mut 'c'o"(mucho) diventa "mu 'c'o" (muscio) e nella zona lucana vicina alla Campania una parola come "pat 'c'e" (pace) si trasforma in "pa 'c' e" (pasce).
L'influenza si avverte anche nella mancata differenziazione in alcuni casi fra l e r. In andaluso, ad esempio, cultura si rende in curtura e in lucano coltello può essere realizzato come curtiede.
A livello morfologico molte parole e verbi si sono formati dallo spagnolo.
Cucchiar, "cucchiaio", appare calcato sullo spagnolo cuchara, rient, "denti", riprende dientes (la d diventa r in lucano), seggia, "sedia", pronunciato come in silla, mesal, "tovaglia", si è formato dallo spagnolo mesa, "tavolo", pilruss, "persona dai capelli rossi", calcato sullo spagnolo pelirrojo, vo, "vado", ripreso dallo spagnolo voy, vasà, "baciare", derivante dall'andaluso besà, cavezza, "testa", da cabeza, dimana, "domani", da mañana, prescia, "fretta", da prisa e oi, "oggi", da hoy.
Inoltre esistono parole derivanti dal latino che si sono formate in modo simile in spagnolo e lucano ma diversamente dall'italiano. Ad esempio "lingua"si dice lengua in spagnolo e lenga in lucano e cuore si dice corazòn in spagnolo e cor in lucano. L'uso di tenere con il senso di avere è più vicino allo spagnolo che all'italiano, dove il possedimento viene appunto indicato con avere. Si utilizza anche abìa/avìa, che in spagnolo (habìa) significa "c'era", con lo stesso significato.
Degna di considerazione la formazione dell'imperfetto indicativo per la seconda e terza coniugazione somigliante più a quella della lingua di Cervantes che a quella di Dante. L'imperfetto indicativo di fare in italiano alla prima persona singolare corrisponde a facevo, in spagnolo è hacìa (da sapere che la f in spagnolo è diventata h), in lucano è facìa. Allo stesso modo lo spagnolo habìa somiglia al lucano avìa, tenìa è identico a tenìa.
Sintatticamente sia nel lucano che nell'andaluso si nota la posposizione di certi aggettivi; nel primo caso "mio fratello"spesso diventa frateme, quindi si ha una posposizione del possessivo, mentre nel secondo caso si riscontra una posposizione del dimostrativo, ad esempio si dice la calle esta, letteralmente "la strada questa".
Indicativo è anche l'uso di stare al posto di essere per parlare di stati d'animo, di qualcosa di temporaneo o per riferirsi alla collocazione in un luogo, proprio come avviene in spagnolo.
Da segnalare anche l'uso di faticare in entrambe le varianti al posto di lavorare e trabajar.
In sintassi sia in spagnolo che in lucano per esprimere un dovere si usa la perifrasi verbale tener que nel primo caso e tenè ca nel secondo.
Altri due elementi che dimostrano l'influenza dello spagnolo sul lucano sono l'uso del passato remoto al posto del passato prossimo e l'uso del complemento oggetto animato preceduto dalla preposizione a, ad esempio "conoscere a".
Questa è solo la punta del'iceberg. Serve a dimostrare che nessuna lingua è un'entità a se stante, bensì è una massa fluida in costante evoluzione con le antenne rivolte verso l'esterno. (A.R.)
Bibliografia:
- Graffi, Scalise, "Le lingue e il linguaggio", Il Mulino Manuali, Bologna, 2005
- G. Berruto, "Fondamenti di sociolinguistica", Laterza, Roma – Bari, 2006
- O. Tavoni, "Grammatica spagnola", Ed. Murena, 2001