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(ACR) AGOSTINO COPPOLA: EMIGRANTE E INVENTORE
25 febbraio 2009
(ACR) - Quando si parla di italiani immigrati negli Usa fra il 1800 e il 1900 spesso, quasi automaticamente, si pensa ai dannosi pregiudizi che ruotavano intorno a questa gente. Si considera il calvario affrontato per giungere nel migliore dei casi al riscatto sociale e, nel peggiore, all'abbandono di tutto. In questa folla si scorge un viso vincente: quello di Agostino Coppola. Il cortometraggio 'Nelle scarpe di mio padre' (Italia, 2007), dalla durata di 10 minuti, racconta proprio la storia di Agostino, nonno di Francis Ford Coppola e bisnonno di Sofia Coppola, regista del film, anch'esso premio Oscar, 'Lost in translation'. Quando Francis Ford Coppola parla di Agostino, i suoi occhi descrivono un'immagine mitica, quasi fantastica. Racconta di un uomo che partì alla volta degli Stati Uniti all'inizio del XX secolo per raggiungere i fratelli e scrivere un futuro migliore per la sua discendenza. L'ammirazione espressa dal leggendario regista nei confronti del nonno è motivata dalla consapevolezza di trovarsi di fronte ad un personaggio fuori dal comune, capace di contribuire all'evoluzione tecnologica del mezzo cinematografico con la sola licenza elementare. 'Nelle scarpe di mio padre' è una docu-fiction che ripercorre la vita di Agostino Coppola, capostipite di una delle più famose famiglie italo-americane. La parte fiction ritrae la sua vita, dalla nascita fino alla maggiore età, quando appena 22enne decide di partire per gli Stati Uniti. Attraverso la testimonianza di figli e nipoti, la parte documentaria ci racconta di come Agostino costruì la sua fortuna e come questa sia largamente attribuibile alla sua intelligenza, nonché alle sue origini lucane. Dalle parole dei suoi discendenti, Francis Ford Coppola, Nicholas Cage, Talia Shire e Sofia Coppola, si evince come Agostino abbia trasmesso, di generazione in generazione, colori, profumi, passione e "Luce" della sua terra. Ed è proprio attraverso la straordinaria vita di Agostino che il documentario intende narrare di come il talento di questa famiglia abbia preso corpo più di un secolo fa. La pellicola è stata girata da Michele Russo (attore e cugino del regista del 'Padrino') nella casa natia di Agostino: un'abitazione al pianterreno tipica dell'epoca, proprietà dei Fischetti, nobile famiglia del posto. Il filmato presenta caratteristiche di documentario e di fiction. Oltre alle interviste ai membri della famiglia, sono molte le riprese che idealmente rimandano alle azioni compiute da Agostino. Il cortometraggio inizia con una panoramica dall'alto della Basilicata. Prosegue con inquadrature dei vicoli di Bernalda, i luoghi di Agostino. Si indugia nella sua casa. Si ripercorrono i suoi medesimi passi, come se lo spettatore stesso indossi le scarpe dell'antenato dei Coppola. Successivamente si passa a Ellis Island, New York. Nel corto si dà ampio spazio alle interviste ai discendenti della famiglia. Quasi tutti vivono negli Stati Uniti, attualmente, però conservano un forte legame con Bernalda, protagonista delle riprese finali, quasi a sottolineare un cerchio che si chiude. Bernalda come punto di partenza e di arrivo: il richiamo delle origini spinge sempre ad un movimento circolare. Agostino trasmette ai suoi discendenti tutti i fattori sensoriali e i colori della sua terra. Suo figlio Carmine diventa primo flauto nell'Orchestra Sinfonica di Arturo Toscanini e scrive la colonna sonora del 'Padrino Parte Seconda' ottenendo l'Oscar. Il figlio Michele realizza modelli meccanici esposti in musei e prosegue la tradizione di una famiglia dedita alla meccanica. Il figlio Antonio scrive opere liriche ed evidentemente prosegue la tradizione musicale della famiglia. I figli raccontano che il padre parlava bernaldese fitto sostenendo che lo faceva di proposito. Usava un determinato fischio per richiamare a raccolta la sua famiglia. Il regista di 'Apocalypse Now' ha in seguito scoperto che altre famiglie continuano ad usare questo richiamo a Bernalda. I figli di Carmine Coppola sono Francis Ford, August (filosofo, scrittore, padre di Nicolas Cage) e Talia (attice). Quest'ultima afferma: "Bernalda ha un altro ritmo, un'altra atmosfera che è stata trasmessa ai figli". Francis Ford Coppola è padre di Roman (regista e produttore) e della già citata Sofia.
"Come se io occupassi le scarpe di mio padre calpestando questa terra", dice Michele Coppola alla fine del cortometraggio. Questa frase racchiude in sé il motivo dei rapporti che Francis Ford Coppola intrattiene con la Basilicata, tanto da ottenere la cittadinanza onoraria di Bernalda. Francis Ford Coppola afferma di essersi "sentito come Michael Corleone quando va in Sicilia e ripercorre le strade dei suoi nonni". Dichiara, anche, di "respirare l'aria della Magna Grecia. Qui mi sento nella mia vera casa". Nel corto compaiono anche il pronipote Marc Coppola, che esalta i valori di etica, lavoro e famiglia, sentendoli derivare direttamente dalla figura di Agostino, e Christopher Coppola, che ha un proprio gruppo chiamato "Orecchi", sempre per rispetto della passione musicale del suo Dna. Ascoltando parlare la famiglia di Agostino emerge la presenza spirituale del capostipite che tutti hanno voluto imitare. Come se avesse tramandato la sua essenza alla sua intera discendenza.
Emerge quella presenza spirituale divenuta estremamente reale e concreta al tempo in cui al cinema vennero proiettati i primi film con sonoro e quando strilloni, cartelli e locandine 'gridavano': "tutti parlano! tutti cantano!tutti ballano!". Per arrivare a questo risultato, però, le ricerche durarono a lungo.
Uno degli artefici fu, proprio, Agostino Coppola, antenato della celebre famiglia hollywoodiana, originario di Bernalda e partito alla volta di Ellis Island nel 1904, poco più che ventenne.
Agostino era provvisto della sola licenza elementare, ma coltivava una grande passione per la musica, interesse che trasmise ai suoi figli. Inoltre, era appassionato di meccanica. All'età di 11 anni divenne apprendista nell'officina di Ciccio Panio, un meccanico inventore che si era distinto alla fine del 1800 per aver partecipato ai primi tentativi di illuminazione elettrica e che aveva sbloccato il ponte girevole al porto di Taranto. Agostino, nel 1920, si ritrovò ad avere una propria bottega a New York dove svolgeva appunto il lavoro di meccanico inventore.
Proprio in quegli anni la Western Electric, compagnia statunitense che si occupava di ingegneria elettrica, ricercava sistemi per introdurre il sonoro nei film. Grazie alla collaborazione di Agostino, che aveva progettato un apparecchio utile allo scopo, il Vitaphone, si iniziò l'attuazione del business all'interno dei laboratori dell'azienda nella Grande Mela.
Il nonno di Francis Ford Coppola si prodigò infatti nell'invenzione di uno strumento che potesse garantire l'avvento del sonoro al cinema, fondendo la sua passione per la musica a quella per la meccanica. Il Vitaphone era un mezzo che permetteva di inserire suoni in lungometraggi e cortometraggi. La parola è formata da "vita", derivante dal latino, e da "phone", di derivazione greca, che significa "suono". Venne utilizzato in circa 2000 produzioni della Warner Bros, che acquistò il brevetto nel 1925, e dello studio associato First National fra il 1926 e il 1930. Fu l'ultimo della serie di processi di incisione del sonoro su dischi, ma fu anche quello di maggior successo. La pista sonora, infatti, non era incisa direttamente sul film, bensì registrata su dischi ed emessa separatamente dal fonografo, uno strumento che registrava e riproduceva suoni. I dischi si suonavano dunque durante la proiezione della pellicola. Il Vitaphone venne introdotto il 6 agosto 1926 con il film muto 'Don Juan'. Non era una pellicola parlata per intero: conteneva solo musica e qualche effetto sonoro. Il primo film interamente con sonoro della Warner Bros, intitolato 'Carnival Night in Paris', risale al 1927. In seguito in molti film, come 'The Jazz Singer' (1927), si utilizzò tale processo. Quest'ultima pellicola sbancò al botteghino e la Warner Bros divenne una major di Hollywood, ottenendo l'Oscar per l'innovazione.
Ma come funzionava il Vitaphone?
I cinema forniti dello strumento usavano speciali proiettori, un amplificatore ed altoparlanti. I proiettori operavano come normali apparecchi silenziosi motorizzati, ma provvisti di un cavo meccanico cui era collegato un fonografo, che riproduceva la pista sonora. Dopo aver acceso il proiettore, un tecnico allineava le immagini con i suoni del fonografo. Quando il proiettore girava, anche il fonografo girava ad una velocità prestabilita. In altre parole, il suono usciva in sincronizzazione alle immagini del film. L'uso di questo strumento apportò miglioramenti. Innanzitutto progredì l'amplificazione: il suono poteva essere ascoltato da un vasto pubblico ad un volume ottimale. Inoltre, il risultato era molto simile a quello ottenuto con le incisioni del sonoro direttamente sulla pellicola. Gli altoparlanti utilizzati erano di buona qualità acustica. Tuttavia, non mancarono le difficoltà. La prima fu la distribuzione. I dischi Vitaphone dovevano essere distribuiti con le copie dei film. Il trasporto richiedeva un'intera infrastruttura diversa dal già esistente sistema di distribuzione. I film si consumavano dopo circa 20 proiezioni e dovevano essere rimpiazzati. Rischi inerenti al trasporto erano il danneggiamento e la possibile rottura dei dischi. Un'altra questione era quella della sincronizzazione. Se un disco si inceppava e saltava qualche parte, sarebbe fallita la simultaneità. Inoltre, se la copia non veniva adeguatamente riparata, la relazione di lunghezza fra il disco e la traccia correva il rischio di essere perduta. Era un mezzo poco pratico a causa delle continue attenzioni che gli operatori erano tenuti a prestargli. Se il tecnico della proiezione avesse tolto un solo fotogramma al film, l'immagine non sarebbe più stata sincronizzata con il suono. Infine, i film non potevano subire più nessun montaggio e questo limitò le potenzialità creative del Vitaphone. Di conseguenza, dopo pochi anni, il sistema entrò in crisi. La Warner Bros camuffò questi difetti correndo ai ripari con il passaggio al sistema di "sonoro- su- film". La casa di produzione annunciò infine che i film Warner sarebbero stati disponibili sia in versione "sonoro- su- film"- forma poi divenuta standard-, sia in versione "sonoro- su- disco", metodo mantenuto per pochi altri anni dai cinema che avevano investito capitali per il progetto.
Recentemente, però, lo strumento è stato rivalutato.
Nel 1991 nasce il Vitaphone Project, un gruppo di appassionati che restaurano proiezioni Vitaphone grazie anche a fondi privati.
Sono stati localizzati almeno 1600 dischi appartenenti prevalentemente a privati.
I membri rintracciano immagini mute e i dischi Vitaphone corrispondenti. Producono nuove versioni sincronizzate usando le tecniche di sonoro più recenti.
Inoltre, tecnici di oggi, hanno riesaminato i dischi Vitaphone originali sostenendo la loro superiore fedeltà audio e affermando che spesso sono preferibili a tracce identiche con sonoro registrato sul film. La TECnology Hall of Fame, nel 2004, ha inserito il Vitaphone fra le 25 invenzioni che hanno incoraggiato lo sviluppo della tecnologia cinematografica. Il Vitaphone, nonostante la breve vita, aiutò la popolarizzazione del sonoro nel cinema e rappresentò una tappa importante nel sound- reinforcement- system.
Fra i film restaurati: 'The patriot- Lo zar folle' (1928), 'Big time Charlie'(1929), 'Iron Mask' (1929), 'All quiet on the western front' (1930), 'Frankenstein' (1931), 'Murders in the Rue Morgue' (1932), 'Phantom of the opera' (1925), ma soprattutto 'Il Padrino' (1970) di Francis Ford Coppola. Il regista ha voluto omaggiare il nonno ispirandosi al funzionamento del Vitaphone nella realizzazione del suo capolavoro.
Si spera che il riscatto di Agostino sia un esempio per tutti i giovani lucani e che la sua emigrazione fruttuosa sia un messaggio di speranza. Nonostante fosse stato costretto ad andarsene da Bernalda, trasmise attraverso ogni suo gesto ed ogni sua invenzione i profumi, la genuinità, tutto l'amore per la sua terra.(A.R).
Fonti:
- Barrios, Richard (1995), "A song in the dark", Oxford, University Press
- Bradley, Edwin M. (2005), "The first Hollywood sound shorts", 1926- 1931, McFarland&Company
- Liebman, Roy (2003), "Vitaphone Films: a catalogue of the features and shorts", McFarland&Company
- www.vitaphone.blogspot.com