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(ACR) TV, LA LUNGA MARCIA DEL DIGITALE TERRESTRE

26 agosto 2009

© 2013 - digitale_terrestre.jpg

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(ACR) - C'è chi parla di nuova rivoluzione, al pari di quella che nel lontano gennaio del 1954 segnò la nascita della televisione in Italia. Certo gli appena 15mila apparecchi che trasmisero il primo annuncio dagli studi Rai di Roma di Nicoletta Orsomando, non sono altro che un lontano ricordo. Bastarono solo 5 anni da quell'inverno perché gli italiani incollati allo schermo diventassero più di 20 milioni. Eppure, dopo oltre mezzo secolo di storia, la tv sembra proprio non voler dimostrare i segni del tempo. Pronta a proiettarsi nel futuro, la televisione affronta un nuovo passaggio epocale: il trasferimento al digitale terrestre. Presentato come un sistema innovativo destinato a modificare, radicalmente, le nostre abitudini di telespettatori, il digitale è in realtà ancora un argomento semisconosciuto ai più. Districarsi tra termini fino ad ora poco sperimentati come switch off, switch over, multiplex e decoder, potrebbe tornare utile per non farsi trovare impreparati con l'appuntamento del 2011 quando, cioè, in tutta la Basilicata si cambierà sistema di trasmissione. Uno sforzo in più, invece, dovranno farlo gli abitanti di Savoia di Lucania e di Vietri di Potenza: per loro giusto il tempo di ritornare dalle vacanze, perché a ottobre i ripetitori della vicina Campania smetteranno di inviare il segnale in analogico per Rai 2 e Rete 4. Unica alternativa, attrezzarsi per tempo alla nuova tecnologia. Ma per non incappare in errori grossolani dettati magari dall'ansia di rimanere a secco di tv, proviamo allora a fare un po' di chiarezza e di capire cosa cambierà, in concreto, per gli appassionati del piccolo schermo, anche lucani.

LA TELEVISIONE SI ALLARGA
Il digitale terrestre (in sigla Dtt) non è altro che un nuovo sistema di trasmissione dei canali televisivi, che utilizza il linguaggio digitale come tecnica per garantire una maggiore e migliore diffusione del segnale televisivo. Grazie a questa innovazione basata su un sistema di compressione, sarà possibile diffondere fino a cinque canali tv dove prima viaggiava un solo programma diffuso in analogico. Questo insieme di canali televisivi diffusi su una singola rete digitale prende il nome di multiplex. I vantaggi sembrano notevoli. Prima di tutto si potrà allargare notevolmente il numero di programmi visibili (fino a 5 al posto di 1) moltiplicando, di fatto, l'offerta di intrattenimento televisivo gratuito senza, per intenderci, dover ricorrere alla sottoscrizione di un abbonamento pay-per-view. Anche la qualità del segnale andrà a migliorare: tanto le immagini quanto l'audio potranno essere goduti anche in alta definizione. Ma a mutare sarà principalmente il nostro rapporto con l'apparecchio. Grazie infatti alla possibilità di far viaggiare insieme al segnale anche una serie di altre informazioni, lo spettatore potrà interagire in tempo reale con quanto sta guardando. Basteranno poche azioni sul telecomando per esprimere, ad esempio, una preferenza, scegliere un prodotto, inviare messaggi o accedere a contenuti supplementari. Da non sottovalutare poi le applicazioni in campo di pubblica utilità: una serie di servizi, dai rapporti con la pubblica amministrazione a quelli più personali, potranno comodamente viaggiare via etere ed essere accessibili dal nostro telecomando. Non a caso, già nel 2006, la regione Basilicata ha sperimentato un progetto del genere chiamato "T-Basilicatanet" orientato, soprattutto, all'informazione (dalle notizie regionali agli avvenimenti, dai tributi ai servizi sanitari) che ha dato ottimi risultati.

LE TAPPE. IL "GIRO D'ITALIA IN DIGITALE"
Il passaggio al digitale non riguarda solo la nostra penisola. Si tratta, infatti, di una direttiva europea: entro il 2012 tutti gli stati membri dovranno terminare le fasi di transizione. In Italia si è scelto di seguire una via di graduale cambiamento che, nell'arco di 3 anni, porterà tutte le regioni verso lo switch off (dall'inglese spegnere), vale a dire verso l'interruzione totale del segnale analogico per far spazio a quello digitale. La via italiana prevede una fase detta di switch over dove, in pratica, a migrare dall'analogico al digitale saranno solo due reti: Rai 2 e Rete 4. Questa prima tappa serve, soprattutto, per abituare i telespettatori al passaggio definitivo in digitale, e funge da volano per l'acquisto dei decoder e per l'adattamento degli impianti da parte degli utenti. A dare il la è stata la Sardegna che, dal novembre dello scorso anno, è la prima regione in Europa in cui la tv si riceve totalmente in digitale. Entro la fine del 2009 si andranno ad aggiungere anche la Valle D'Aosta, il Trentino Alto Adige, il Lazio, la Campania e il Piemonte occidentale. In Basilicata, invece, lo switch off è previsto entro i primi sei mesi del 2011. Dovranno, invece, affrettare un po' i tempi gli abitanti di Savoia di Lucania e di Vietri di Potenza: switch over (passaggio al digitale di Rai 2 e Rete 4) fissato per il prossimo 14 ottobre, mentre già da dicembre sarà possibile vedere tutti i canali nazionali e le reti locali con il nuovo sistema.

FARE SPAZIO IN CASA: ARRIVA IL CAMBIAMENTO
Ma cosa bisognerà fare, in pratica, per adeguarsi a questo sviluppo e per non farsi trovare impreparati? Innanzitutto niente paura, perché gli impianti di radioricezione per la televisione digitale terrestre sono identici a quelli usati per la ricezione analogica. Le antenne sui nostri tetti, così come gli impianti per la distribuzione del segnale all'interno degli edifici, vanno ancora benissimo. In qualche caso, tuttavia, potrebbe essere richiesto il montaggio di un'antenna supplementare o bisognerà riorientare quella esistente. E' buona norma, quindi, contattare un antennista esperto e chiedergli di dare un'occhiata. Immutate anche le aree di copertura. Così chi riceveva normalmente il segnale in analogico, continuerà a farlo in digitale. Per chi, invece, vive in zone non coperte, non resterà altro da fare che puntare "l'occhio" della parabola verso le stelle per ricevere le trasmissioni via satellite.
Il vero cambiamento riguarderà la nostra dotazione di base. Accanto al televisore, infatti, si dovrà fare spazio a un nuovo apparecchio per la ricezione chiamato decoder. Ne esistono diversi in commercio: da quelli più economici che assicurano la sola ricezione del segnale, a quelli un po' più cari che permettono anche di godere dei servizi interattivi. In entrambi è possibile inserire una smart card per sottoscrivere abbonamenti per i canali offerti a pagamento. Di norma l'installazione è piuttosto semplice: basta collegarli alla tv tramite una presa scart e fare una sintonizzazione dei canali. Modelli un po' più complessi potrebbero richiedere il supporto dell'assistenza tecnica. Da segnalare, ancora, che per determinate fasce d'età o di reddito è previsto un incentivo sotto forma di sconto sull'acquisto applicato direttamente dal rivenditore, ma solo sui decoder che consentono l'accesso ai servizi interattivi . Per quanti, invece, non vedono l'ora di mettere in soffitta il loro vecchio apparecchio, la soluzione migliore è quella di acquistare un televisore di ultima generazione con decoder integrato. Niente dispositivi o cavi aggiuntivi: tutto quello che serve è gia contenuto nella tv. Nessun grattacapo neanche al momento dell'acquisto: a partire dall'aprile scorso, infatti, negozi di elettrodomestici e centri commerciali non possono più vendere televisori privi del dispositivo per la ricezione del digitale. A maggiore tutela del consumatore, inoltre, l'associazione DGTVi, nata con l'obiettivo di promuovere l'avvio e lo sviluppo del digitale terrestre in Italia, garantisce le caratteristiche tecniche e di qualità di ricevitori e tv attraverso un sistema di bollini di diverso colore.

CARA TV, QUANTO MI COSTI?
Che lo si voglia o meno, quindi, a questo cambiamento bisognerà per forza di cose adeguarsi. A rendere il boccone meno amaro, anche per i più restii, c'è sicuramente l'aspetto economico. Pur aumentando i canali e i contenuti che saranno visibili, non crescerà il costo del servizio. Per essere in regola, infatti, basterà continuare a pagare il caro e vecchio canone Rai. Sul piano dell'offerta tutti i network nazionali sono già al lavoro. A guidare le danze c'è sicuramente la neonata società "Tivù" che, dal 2008, riunisce Rai, Mediaset e Telecom Italia Media per portare nelle case degli italiani tutta la tv in chiaro del servizio pubblico, delle reti del Biscione e di La7. L'obiettivo è quello di promuovere la diffusione dell'offerta televisiva digitale terrestre gratuita su tutto il territorio nazionale. A disposizione una serie di canali che vanno dall'intrattenimento all'informazione, dalla cultura allo sport, dalla fiction allo spettacolo, con l'ambizione di mettere a disposizione un servizio in continuo aumento, e in grado di soddisfare le preferenze e i gusti dei telespettatori. Pronta anche una soluzione per quanti si troveranno fuori dalle aree di copertura del segnale. Attraverso la piattaforma "Tivù sat", infatti, l'intero pacchetto sarà visibile, gratuitamente, via satellite. Necessari, anche in questo caso, un decoder, una smart card e, ovviamente, una parabola. Unico neo, l'incompatibilità della carta con i decoder del servizio Sky.

DIGITALE IN SALSA LUCANA
Accanto all'offerta televisiva nazionale, anche l'universo delle tv locali si appresta a fare i conti con la nuova tecnologia. In realtà per gli editori della Basilicata la rivoluzione digitale non è una novità dell'ultima ora. "La sperimentazione dei nuovi sistemi di trasmissione è partita più di due anni fa –spiega il patron di Tele Cento a Potenza, Postiglione – e ha riguardato tutti i soggetti interessati a questa opportunità". Il meccanismo ha previsto due fasi. Dapprima una complessa procedura per accreditarsi come operatori, titolari cioè di frequenze su cui trasmettere, o come fornitori di servizio, coloro che non avendo frequenze intendono proporre contenuti da mandare in onda. Successivamente, una parte dei programmi è stata trasmessa in digitale per testare il servizio. Così chi attualmente è un operatore accreditato a diffondere il proprio segnale, ora potrà farlo trasferendo i suoi canali sulla piattaforma digitale. Il vero tasto dolente riguarda l'aspetto economico, e abita dalle parti del portafoglio degli stessi editori. "I vecchi impianti per la trasmissione in analogico non servono più – continua Postiglione – perché vanno tutti ammodernati per la nuova tecnologia. L'investimento è notevole e ricade tutto sulle tasche del singolo editore".
Ma a complicare ulteriormente le cose ci si è messa anche madre natura. Superare montagne e colline non è cosa semplice, neanche per un segnale televisivo. Raggiungere tutte le antenne di una regione che non è certo la pianura Padana fa lievitare i costi, e richiede un numero di tralicci e antenne dar far indivia a un bosco del Pollino. La soluzione, però, potrebbe venire proprio da una delle opportunità che offre il digitale: il moltiplicarsi dei canali. Tutto sta alla bravura e all'intraprendenza dell'editore. Avere a disposizione cinque o sei canali al posto di uno, da la possibilità di cederne qualcuno, magari proprio a una tv disposta a ricambiare il favore in un territorio prima scoperto. "Attraverso questo meccanismo di accordi – sottolinea Postiglione – Tele Cento è pronta a coprire in digitale tutta la Basilicata e la Puglia, più ampie zone del Molise, della Campania e della Calabria".
L'ottimismo sembra regnare anche in riva allo Jonio. A Blu Tv il digitale è visto come un'interessante opportunità di crescita. "Gestire in maniera autonoma la propria rete di trasmissione offre tanti vantaggi – argomenta Mario Altieri, alla guida della televisione di Scanzano – Con più canali a disposizione aumenterà l'offerta in termini di contenuto della nostra tv. In più si ha la possibilità di cedere dello spazio che non si utilizza a chi vuole proporsi sullo schermo ricevendo, in cambio, un canone di affitto". Certo c'è da fare i conti con un mercato pubblicitario che detterà nuove regole. Più canali significheranno, infatti, anche maggiore concorrenza e frammentazione degli spazi pubblicitari. L'alternativa potrà essere mettere in piedi dei canali tematici e puntare sulla qualità dell'offerta. "Per ora il tutto è ancora in fase di studio – chiude Altieri - ma le antenne sono già pronte a diffondere il segnale di Blu Tv nei due capoluoghi e in tutta l'area sud-orientale del Mezzogiorno".
Molto di questa nuova sfida si giocherà sul piano dell'interattività. Ma che la situazione non sia tutta "rose e fiori" lo si intuisce a Matera, sede di Trm. "Affrontare il passaggio al digitale segna un vero punto di svolta nel mercato delle tv – racconta Angelo Tosto, a capo della Radiotelevisione del Mezzogiorno – e gli editori non possono essere lasciati soli a gestire il cambiamento". Se rivoluzione deve essere, in pratica, forse converrebbe che lo sia fino in fondo. Parlare di digitale in una regione in cui esistono ancora parti di territorio in cui manca una copertura internet veloce e dove, addirittura, non arriva neanche il segnale del telefonino, deve far riflettere. "Coprire un'area orograficamente complessa come la Lucania – spiega ancora Tosto - significa fare degli investimenti enormi dal punto di vista economico che un editore difficilmente vedrà ripagati in termini di ascolto. Il passaggio al digitale deve essere, invece, la grande occasione per risolvere, una volta per tutte, il problema del digital divide". La proposta è netta: una cabina di regia pubblica per creare un'infrastruttura tecnologica su cui far viaggiare, contemporaneamente, segnale digitale, internet ad alta velocità e reti telefoniche gsm e umts. "La Regione – chiude Tosto- ha i mezzi per farlo: capacità di reperire fonti di finanziamento e di immaginare forme di gestione. In un solo colpo verrebbe tutelata la libertà e il pluralismo dell'informazione radiotelevisiva e, in più, si offrirebbero concrete opportunità ai nostri giovani di continuare a vivere e lavorare in Basilicata". Da non sottovalutare, poi, le ricadute dal punto di vista economico per le casse regionali. Con una gestione pubblica, infatti, si potrebbe ipotizzare un meccanismo di tariffe differenziate a seconda del servizio offerto per chi vuole utilizzare gli impianti. Lo spunto di Tosto prende esempio dalla quotidianità: un'autostrada dell'etere dove, come in quelle usate dagli automobilisti, chi vorrà passare pagherà un pedaggio.
Che la posta in gioco sia particolarmente delicata, lo si intuisce anche sul versante istituzionale. In via Verrastro le prospettive mirano a uno sviluppo che coinvolga tutta la regione. Con tempi ancora lunghi, però, i piedi di piombo sono quasi un obbligo. "Siamo di fronte al più grande sconvolgimento tecnologico che riguarda il mondo della televisione dopo più di 50 anni – spiega Loredana Albano, presidente del Corecom – Esistono difficoltà sia per gli utenti, sia per gli operatori di settore. Soprattutto sulla questione delle frequenze". Al di là dei problemi all'interno dei confini lucani, infatti, ci sono da tenere sott'occhio anche le interferenze che potrebbero arrivare dalle regioni limitrofe. Ancora una volta c'è da fare i conti con una morfologia ostile. "E' necessario un coordinamento che coinvolga tutti gli attori protagonisti: istituzioni, tecnici ed editori – spiega ancora il presidente Albano – Il Corecom è pronto a fornire tutte le competenze e le professionalità utili, ma è chiaro che il digitale dovrà rappresentare, soprattutto, una priorità nell'agenda politica".
A dire il vero la sensibilità all'argomento da parte dei vertici regionali sembra già esserci tutta. "Il digitale terrestre è un'opportunità irrinunciabile per lo sviluppo regionale – sottolinea il presidente della Basilicata, Vito De Filippo – perché coinvolge il rilancio dell'editoria televisiva locale, l'erogazione di nuovi servizi interattivi della pubblica amministrazione, e può favorire la crescita occupazionale con la creazione di nuove figure professionali". Fondamentale il fattore tempo: muoversi con anticipo può significare fare di più e meglio. "Attivare subito questo tipo di azioni – continua ancora De Filippo – servirà ad attrarre nuove risorse economiche e umane, fondamentali per l'aggiornamento tecnologico e per la produzione di servizi e format televisivi innovativi". E se lo sguardo sembra rivolto già al futuro non mancano, comunque, idee "made in Basilicata" da mettere in campo a stretto giro. A guidare la lista dei buoni propositi, un bonus per incentivare l'acquisto dei decoder in tutte le famiglie lucane, un meccanismo che favorisca la creazione di consorzi di emittenti locali per la copertura dell'intera regione e, infine, un sistema di garanzie per "riservare" quote di canali proprio alle televisioni di casa nostra.

NEGLI ACQUISTI DEI LUCANI REGNA LA PRUDENZA
Se sul fronte delle tv e della macchina amministrativa le acque sembrano muoversi, come stanno, invece, le cose dal punto di vista di chi la televisione la guarda? I telespettatori lucani sono già tutti pronti e informati? In realtà, per ora, ancora poco è dato sapere sul grado di informazione in Basilicata. Il trend segue quello delle altre regioni italiane: a ridosso del cambiamento si cerca di correre ai ripari nel più breve tempo possibile. Pur non esistendo ancora dati ufficiali sul nostro territorio, di certo l'argomento suscita interesse e curiosità nei capoluoghi così come nei piccoli comuni. Sicuramente i lucani si stanno avvicinando alla novità con prudenza, ma decoder e televisori di ultima generazione entrano sempre più spesso nel loro carrello della spesa. Certo, quasi due anni di distanza dallo switch off e bollini multicolore da tenere sott'occhio, non giocano a favore. Spesso, infatti, si è costretti a documentarsi via internet o da rivenditori di fiducia prima di effettuare un acquisto. Anche in questo caso, però, le disavventure sono dietro l'angolo: qualche complicazione con le procedure di rimborso o per individuare un decoder adatto è da mettere in conto. In più va detto che il mercato tecnologico è in continua evoluzione, e in molti tendono a rimandare per aspettare un prodotto sempre più avanzato. In attesa di testare più seriamente la nostra capacità di trasformarci tutti in telespettatori del terzo millennio converrebbe, forse, anche ricordare le parole del celebre comico Groucho Marx: "Trovo la Tv molto istruttiva. Ogni volta che qualcuno mette in funzione l'apparecchio, me ne vado nell'altra stanza a leggere un libro". Difficile non essere d'accordo, o no? (G. D. L.)

Fonti:

  • Rai, "La bibbia del digitale terrestre", maggio 2009
  • Rai, "Digitale terrestre. Domande e risposte", maggio 2009
  • http://decoder.comunicazioni.it/. Sito del Ministero delle comunicazioni dedicato alla TV Digitale.
  • http://www.dgtvi.it/stat/DGTVi/Page1.html. Associazione delle emittenti Tv nazionali e locali.
  • http://www.rai.it/dl/dtt/guida. Sito gestito dalla Rai con tutte le informazioni utili sul digitale.
  • http://www.tivu.tv/. Sito della società partecipata da Rai, Mediaset e Telecom Italia Media per la gestione della nuova piattaforma digitale terrestre gratuita.
  • http://www.fub.it/. Sito della Fondazione "Ugo Bordoni" con documenti e articoli sulla televisione digitale terrestre.
  • http://www.digitaleterrestre.it/. Tutto quello che c'è da sapere sul mondo del digitale.








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