giovedì, 21 nov 2024 23:22
(ACR) PICERNO, LA DEVOZIONE E LE SUE CHIESE
08 settembre 2009
(ACR) - Il 4 agosto 2009, a Picerno, è stato inaugurato il portone principale della Chiesa Madre dedicata a San Nicola. Si tratta di un'opera donata da Carmine Curcio, medico picernese emigrato in giovane età prima per studio, poi per prestare la sua opera di cardio chirurgo emigrò e realizzata da Paolo Cataldi, scultore di Monopoli. Carmine Curcio, per portare a termine il proprio omaggio al suo luogo di nascita, pubblicherà presto un libro, "La porta di San Nicola a Picerno", le cui le immagini descrivono l'amalgama inscindibile, nel corso dei secoli, tra storia sacra e vita cittadina nel paese lucano. La porta è costituita da otto pannelli bronzei delle dimensioni di un metro per un metro scolpiti in bassorilievo. I quattro pannelli superiori rappresentano episodi della vita di San Nicola mentre i quattro inferiori descrivono fatti di vita picernese. Il primo pannello narra la glorificazione di San Nicola, evento cui assiste il popolo picernese. Il secondo ritrae San Nicola nella parrocchia picernese: si scorgono anche la piazza principale del paese, la Chiesa Madre, il campanile, il palazzo Pignatelli – Salvia e lo stemma della cittadina. Il terzo descrive il miracolo del grano del 333 d. C. attribuito a San Nicola e il quarto raffigura il miracolo della dote alle tre fanciulle. Il quinto pannello è dedicato all'episodio conclusivo della resistenza repubblicana picernese del 1799 che permise al paese di guadagnare l'appellativo di "Leonessa della Lucania". Il sesto descrive Picerno nel passato, ponendo in risalto le attività dell'epoca: agricoltura, artigianato e pastorizia; accanto a queste immagini, in basso, è collocato Giuseppe Nicolò Leonardo Biagio Forlenza mentre visita dei pazienti; Forlenza era nato nella seconda metà del 1700 da una famiglia povera ed era divenuto a Parigi uno dei chirurghi oculistici più prestigiosi della sua epoca. Il settimo narra uno dei fatti più indicativi della storia del paese, l'emigrazione, e raffigura edifici come la scuola elementare "Oscar Pagano" e il campo sportivo donati al paese da altri emigranti picernesi in terra americana. Infine, l'ottavo pannello indica la Picerno del presente, raffigurando studenti, operai specializzati, informatici e agricoltori meccanizzati. Una parte è dedicata al legame che i giovani avevano con Wojtyla mentre un piccolo spazio raffigura un cardiochirurgo picernese che partecipò alle fasi pionieristiche del trapianto cardiaco, evidente riferimento al periodo in cui il giovane Carmine Curcio faceva parte della staff, in Sudafrica, di Christiaan Barnard.
Alla presentazione del portale è intervenuta una parte consistente della popolazione picernese, dimostrando partecipazione attiva alla vita religiosa del paese. Dunque, la religione può essere ancora definita come mezzo di coesione sociale o sono i pensieri contro ogni tipo di fede e devozione a caratterizzare la società attuale? In Italia, spesso, la fede è una festa se si considerano le tante celebrazioni, in particolar modo quelle estive; ogni paese ha il suo culto e Picerno ne è un esempio. Si stanno riscoprendo i riti della tradizione, soprattutto al Meridione. La celebrazione più diffusa è quella della processione; dalla liturgia si passa al folklore, dalla messa ai fuochi d'artificio poiché la chiesa valorizza gli aspetti conviviali e in queste occasioni rende partecipe tutta la comunità locale, considerato anche il rientro estivo dei tanti emigrati. Queste feste popolari sono vecchie di secoli e il forte radicamento nel territorio di solito ha origine da un miracolo: un santo o la Madonna ha salvato un certo paese dalla siccità, dalla peste, dal terremoto. Alcune date sono "anticate" ad arte però la spettacolarità e gli aspetti magici sono parte integrante del culto. A Picerno ci sono molte chiese e si celebrano molti santi; da sempre paese devoto e dal folklore molto forte, si nota come la religione abbia avuto una funzione di coesione sociale, come affermava Durkheim, e sia stata dunque espressione della coscienza collettiva. In questo paese, in passato, la religione ha plasmato la visione del mondo dei cittadini, occorre considerare che si tratta di un luogo, come la maggior parte in Lucania del resto, in cui in tempi antichi era l'agricoltura la principale fonte di sostentamento e la religione aveva i compiti di unire le persone, di rispondere alle paure umane innate, di dare sollievo alla sofferenza e di fornire soluzioni rassicuranti. In un paese in cui le disuguaglianze spaziali, culturali ed economiche sono state notevoli fino a tempi non tanto remoti (come in molte altre realtà italiane) e l'accesso all'alta cultura o a forme diverse di conoscenza era limitato, la religione offriva sostegno e dava risposte. Ovviamente la chiesa aveva anche le mansioni di mantenimento delle norme sociali e di un certo controllo della società raccomandando determinati comportamenti. Inoltre, è stato un punto di riferimento per la popolazione se si osservano fatti storici come l'unificazione d'Italia che deluse le aspettative. Di certo, le tradizioni religiose hanno una connotazione antica ma è ancora verificabile la loro presenza quotidiana a Picerno, sia presso le persone anziane sia presso i giovani. Ad esempio, è ampiamente diffusa la venerazione dei Santi- elemento, peraltro, tipico del Sud Italia. La devozione è un forte sentimento d'amore provato dall'essere umano verso Dio: si tratta di un amore trascendentale. Nel Cattolicesimo, al fedele è richiesto di partecipare alla liturgia ma le devozioni sono strettamente opzionali (sebbene raccomandate e, per il diritto canonico, devono aver luogo fuori dalla liturgia per non creare confusione). La devozione verso i Santi esiste perché le loro vite sono modelli per tutti i fedeli: i santi hanno lasciato Dio dirigere la propria vita e, secondo il Cattolicesimo, occorre imitare l'atteggiamento di obbedienza a Dio e di carità verso il prossimo.
Si può compiere un percorso per le chiese del paese iniziando dalla Chiesa Madre San Nicola di Bari, Patrono di Picerno. Il 9 maggio 1087 le reliquie di San Nicola da Myra furono portate a Bari (si ricorda la traslazione ogni anno e si festeggia dunque la festa del Patrono). Il 6 dicembre si celebra la festa liturgica ed è il giorno in cui San Nicola morì secondo la tradizione. Nella Cripta sepolcro dei sacerdoti, che si trova sotto il pavimento della navata centrale della chiesa, sono stati rinvenuti affreschi sulle pareti raffiguranti San Nicola e miracoli a egli attribuiti, risalenti al dodicesimo - tredicesimo secolo. Alcuni elementi architettonici testimoniano la presenza di una chiesa all'interno del castello medioevale di Picerno. Edificata sui resti di questo castello, presenta una pianta greco – romana. Alcune parti sono state danneggiate a causa di vari terremoti; nel 1711 si progetta una nuova chiesa realizzata dall'architetto Biagio Calenda; i lavori iniziano nel 1723-24 e sono completati nel 1731. Fra il 1754 e il 1757 si aggiungono il coro, il campanile e l'altare di San Nicola. Fra il 1788 e il 1789 si aggregano la libreria, l'attuale ufficio parrocchiale e la biblioteca San Nicola. Nel 1857 il terremoto la danneggia e nel 1859 viene portato a termine il restauro.
Fra il 1921 e il 1923 la chiesa è completamente restaurata con l'ultimo piano del campanile, la cupola, l'orologio e la scalinata d'accesso con il sagrato. Il 1986 è l'anno dell'ultimo consolidamento dopo il terremoto del 1980. All'interno si possono vedere affreschi che raffigurano vari santi, decorazioni fatte da maestranze locali o da artisti come Vincenzo Imparato di Napoli.
L'impianto è a tre navate con abside. La navata centrale chiude con l'arco di trionfale a tutto sesto, di accesso all'abside, su due colonne con capitelli corinzi sulle quali è impostato l'arco con una decorazione in stucco modellato e dipinto sormontata da un cappello a falda larga e fiocco pendente con i simboli della collegiata di San Nicola: mitra, pastorale, bibbia e i tre globi. Il soffitto della navata centrale è in legno a cassettoni intagliato e dipinto; è stato realizzato da Antonio Tancredi nel 1909; al centro è stato posto un dipinto a olio su tela raffigurante San Nicola che risuscita tre giovani di G. De Giacomo risalente al 1892. La navata laterale destra, entrando dall'ingresso anteriore, presenta l'altare della Madonna del Carmine. L'altare è in marmi bianchi e policromi ed è un prodotto modesto di qualche bottega campana dei primi anni del 1900. Nella nicchia sovrastante è situata la statua della Madonna del Carmelo con bambino, in legno (1750-1849). Nel primo pilastro si può vedere il sepolcro di Francesco Xaverio Carelli di gusto neo – classico (Napoli, 1833). La seconda cappella a destra è dedicata a San Giuseppe e nel 1996 è stato collocato il polittico del Salvatore. Il registro inferiore è costituito da una predella con un riquadro centrale raffigurante, nel mezzo, Cristo benedicente; a sinistra due apostoli (di cui uno è San Pietro) e a destra San Paolo con la spada affiancato da un altro apostolo. Negli altri due riquadri sono presenti quattro apostoli per ognuno che leggono le scritture. Si scorgono tre statue: San Giovanni Evangelista, la Madonna, San Giuseppe (1548, sculture di una bottega napoletana; da notare i manierismi presenti nella statua della Madonna che fanno attribuire l'opera a Giovanni Meriliano da Nola). Fra la seconda e la terza cappella a destra è ubicato il sepolcro in pietra di Teresa Carelli (1810), forse realizzato da un artista lucano legato a forme tardo – settecentesche. Sul pavimento, alla base, è collocata la lapide sepolcrale in pietra del 1824. Chiude la sepoltura di una giovane appartenente alla famiglia dei Carelli il cui nome non è leggibile a causa della cattiva conservazione di alcune parti dell'iscrizione. Sul pavimento della terza cappella a destra, dedicata a San Nicola, è situata la lapide in pietra divisa in due parti: in quella superiore lo stemma dei Carelli (tre stelle, tre monti e una banda obliqua) nell'altra un'iscrizione. La lapide attesta la costruzione del sepolcro sottostante la cappella effettuata dai fratelli Saverio e Deodato Carelli, nobili di Picerno. L'altare di San Nicola è in pietra intarsiata con marmi del 1756 e riferito a mastro Giuseppe D'Amato, scalpellino proveniente da Sant'Angelo dei Lombardi. Presenta un gusto tardo – manieristico di tipica accezione meridionale nel suo tentativo di occupare con ornamenti ogni parte delle superfici e nel dorare abbondantemente gli intagli. L'insieme decorativo è interessante ma le figure appaiono prive di senso plastico. Difficile da datare (è stata restaurata più volte), è possibile che l'originale risalga al tardo 1400. Sull'edicola dell'altare si vede una tela su olio con cornice dorata del diciassettesimo secolo che rappresenta l'adorazione dei pastori. Fra il terzo e il quarto altare è situato un confessionale in legno intagliato realizzato fra il 1850 e il 1945. Il quarto altare destro è dedicato a Santa Filomena di Mugnano, sembra provenire dalla stessa bottega di quello di San Nicola di cui ripete vari caratteri tecnici e stilistici, però è più semplice dell'altro, attribuito a Giuseppe D'Amato. L'urna fu offerta dai Carelli come voto dallo scampato colera. La datazione risale al 1839, è di gusto tardo neoclassico di modello convenzionale e di elaborazione non elevata. Prodotta nella bottega napoletana di Raffaele Pasquariello, fu ultimata nel 1866. Il simulacro di Santa Filomena di Mugnano è vestito di abiti in seta con ricami a fili d'oro. Alla sommitá e alla base dell'edicola si leggono due iscrizioni che fanno riferimento a Filomena, santa e martire a Roma. Le iscrizioni riportano che nel 1836 scoppiò il colera e la Santa salvò buona parte della popolazione di Mugnano, fra cui anche Anna Canger Carelli che dichiarò di essere stata graziata, insieme alla sua famiglia, dalla Santa. I Carelli erano nobili di origine napoletana, devoti al culto della Santa, culto che fecero diffondere anche a Picerno. Anna Canger Carelli fece un voto per il miracolo, dunque fece realizzare una scultura e un altare dedicati alla Santa. Inoltre, il sacerdote nolano Francesco de Lucia (1772-1847), aveva ottenuto proprio il corpo di Santa Filomena che fu trasportato a Mugnano, trasporto cui seguirono prodigi e guarigioni. Nella tradizione popolare picernese, in occasione della festività del Patrono si effettuava, per le vie del paese, una processione in cui erano presenti tutti i simulacri e le sculture dei Santi delle varie cappelle. Prima di questo, ogni scultura, trasportata dai fedeli del Santo, salutava il Santo Patrono - che era dunque l'ultima statua durante la processione- in Chiesa Madre. Infine si ritornava in Chiesa Madre, si risalutava il Santo Patrono e si riponevano le statue nelle proprie cappelle. La statua di Santa Filomena era "di nicchia", quindi, non processionale, per questo i Carelli, con l'appoggio dei fedeli di Santa Filomena, decisero di far costruire una statua con la Santa di Mugnano.
Nella chiesa c'erano due sculture che rappresentavano la stessa Santa; in ogni caso la devozione era forte anche perché l'Arciprete di Picerno era Don Saverio Carelli, cognato di Anna Canger Carelli. I Carelli erano imparentati con i principi Pignatelli di Marsico Nuovo, signori di Picerno nel diciottesimo secolo, dunque godevano di un certo potere. Dopo il 1860 decadde la Signoria nel sud dell'Italia, cambiamento avvertito a Picerno con qualche decennio di ritardo. I Carelli si trasferirono definitivamente a Napoli e decadde il culto per la Santa, anche a causa della "Pandemia Spagnola" che spinse i picernesi, non potendo più contare sull'influenza dei Carelli, a rivolgersi al culto del taumaturgo San Rocco, venerato a Picerno già dal 1500, ma la cui venerazione era decaduta proprio nel diciannovesimo secolo. Nel 1836-37 Santa Filomena, nel periodo successivo alla peste, era stata nominata compatrona di Picerno ma il 4 giugno 1961, Monsignor Augusto Bertazzoni, vescovo di Potenza, durante una visita pastorale, fece notare all'Arciprete parroco di Picerno, Umberto Lazzari, che "Non possono esservi in una Chiesa due statue dello stesso Santo … Ve ne sono due di Santa Filomena. A norma delle recenti disposizioni, si cerchi nome e titolo, con prudenza, potendosi agevolmente assegnare ad esse il nome di Santa Lucia, a una, e Santa Agnese, all'altra, adattandovi i simboli relativi"("Biblioteca Sanctorum", Città Nuova, 1998). Santa Filomena di Roma fu una Santa dalla vita misteriosa e rimossa dal Calendario della Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica del 1962. Principessa di Corfù, a 13 anni andò a Roma con i genitori per incontrare Diocleziano che si invaghì di lei e le offrì il trono di imperatrice. Filomena, avendo consacrato la sua verginità a Cristo, rifiutò l'offerta e venne uccisa dall'imperatore. Durante il diciannovesimo secolo iniziò il culto in seguito al ritrovamento dei resti della Santa in un cimitero, veridicità messa in dubbio nel 1961 dalla Santa Congregazione dei Riti nell'attuale riforma liturgica. Non sono state fornite risposte definitive sulla causa della rimozione di Santa Filomena, in ogni caso Santa Agnese diventa la scultura processionale secondo il consiglio di Monsignor Bertazzoni, l'altra rimane Santa Filomena, anche se la devozione ne è totalmente scomparsa. La storia si scopre dopo i lavori di restauro in seguito al terremoto del 1980. Nel 1992 viene restaurata la statua della teca e nel 2004 l'attuale Santa Agnese. Il primo altare a sinistra nella Chiesa Madre (1761) è dedicato alla Candelora. Il secondo altare è dedicato al Battesimo di Gesù, il terzo è del Rosario, il quarto del Crocifisso. Proseguendo il percorso si giunge alla Chiesa della Congrega di Gesù Bambino, in via San Nicola, sottostante all'abside della Chiesa Madre. Si vedono Cappelle private nelle vicinanze: la Cappella privata del Carmine (scendendo a sinistra dalla Chiesa Madre), la Cappella di Santa Lucia (scendendo a destra dalla Chiesa Madre, per via Santa Lucia), la Cappella di San Pasquale (scendendo per il Toppo San Leonardo, in via San Pasquale). Nella Cappella privata del Carmine si officiava già nel 1677, è proprietà della famiglia Riccio (in passato dei Parisi e dei Caivano) ed è sempre aperta. La Cappella di Santa Lucia si trova nell'abitazione della famiglia Imbrenda; attualmente è in restauro e all'interno è collocato un dipinto a olio del diciottesimo secolo raffigurante Santa Lucia. La Cappella di San Pasquale apparteneva alla famiglia De Canio e l'altare risale al diciottesimo secolo.
Al Convento cappuccino di Sant'Antonio si giunge passando per viale Giacinto Albini. Si decise di costruirlo nel 1588 per la religiosità del popolo picernese. Il convento è testimone della devozione verso San Francesco d'Assisi, per questo si chiesero frati cappuccini. La chiesa può contenere fino a 500 persone. Il presbiterio e gli altari sono in marmo locale. Sull'altare maggiore si vede un quadro dell'Assunta, gli altri due altari sono dedicati all'Immacolata e a San Vito. Ci sono tre cappelle (San Felice da Cantalice, Sant'Antonio da Padova e Serafico Patriarca). La statua dell'Immacolata, durante l'ultima domenica di aprile, è portata in processione dal convento alla parrocchia, dove resta per tutto il mese di maggio. La prima domenica di giugno si riporta indietro e inizia la tredicina in onore di Sant'Antonio con il rituale della processione per le vie del paese. La festa di San Francesco è invece preceduta dal novenario. Il 15 giugno si celebra la festa in onore del ragazzino lucano San Vito: i fedeli vi si recano con i propri animali che fanno girare per tre volte intorno alla croce nello spiazzale del convento, mentre i padroni recitano preghiere al Santo per proteggerli. Il 17, il 18 e il 19 si organizza la fiera del bestiame e di generi diversi chiamata Fiera di San Vito. Nel convento, oltre al chiostro, si ha un piano terra (le stanze presenti sono: cucina, refettorio, canova e altri locali per il deposito di legna e generi commestibili). Al piano superiore ci sono 16 celle, aule, la biblioteca e il coro. Il convento fu soppresso nel 1866, i frati rimasti vennero mandati al convento di Marsico Nuovo e solo successivamente, a causa del malcontento della popolazione, fu riaperta la chiesa. Fuori è collocata una statua di Padre Pio da Pietralcina dal 1999 per la devozione del popolo; fra l'altro si tratta di uno dei Santi più pregati in Italia insieme a Sant'Antonio, a San Francesco, a San Giuseppe e a San Nicola.
La seguente tappa del percorso è la Chiesa di San Rocco in via Giovanni XXIII. Dal XVII secolo si celebra alla Madonna della Neve. L'attuale chiesa risale al diciannovesimo secolo. La statua di San Rocco presente rispetta l'iconografia classica. Non si conoscono i centri di produzione artistici lucani; Picerno è situato in una zona vicina alla Campania ed è molto difficile precisare l'origine delle sculture. Sull'altare di sinistra un dipinto a olio su tela raffigurante i Santi Cataldo, Biagio e Liborio (realizzati da Deodato da Tolve e databili al 1769). Il 16 agosto si celebra la festa di San Rocco.
Spostandosi sulla strada statale 94 si vede la Cappella privata della Concezione che appartiene alla famiglia Locatelli; è inserita fra costruzioni fatiscenti chiamate taverne poiché i viaggiatori venivano ospitati e pernottavano lì. Proseguendo lungo la strada provinciale e prendendo, quindi, la strada che conduce alla contrada cosiddetta degli "ortolani", si vede la Chiesa dell'Assunta che, secondo una leggenda, è stata edificata in un luogo dove più volte la statua della Madonna proveniente da una chiesa di Muro Lucano fu trovata; per questa ragione la facciata è rivolta verso Muro Lucano. Costruita nel 1462, le decorazioni risalgono al 1700-1800 e presentano motivi barocchi e neoclassici. All'interno, una tela del 1577 è collocata sull'altare: La Madonna di Costantinopoli, dipinta a olio e da attribuire alla bottega potentina di Girolamo Stabile. Il 15 agosto si effettua un pellegrinaggio verso il santuario. La Chiesa della Madonna del Pantano è dedicata alla Natività di Maria Vergine. All'interno una statua risalente alla prima metà del 1800. Si celebra l'8 settembre con una processione fino alla Chiesa Madre per poi tornare alla cappella. La Chiesa di San Donato ha al suo interno un piccolo dipinto a olio del diciassettesimo secolo raffigurante l'Addolorata. La festa del Santo si celebra il 7 agosto. La Chiesa del Salvatore era meta di pellegrinaggi, in particolare il 19 marzo (San Giuseppe) e il 6 agosto (Trasfigurazione di Gesù). Di epoca medioevale, vi era annesso un eremitaggio e i francescani introdussero il culto a Sant'Antonio. Attualmente necessita di lavori di restauro. All'interno si possono vedere una statua lignea di Sant'Antonio del XV secolo e un affresco di Sant'Antonio da Padova del XVI secolo. La Chiesa della Pietà è collocata al Pianello in corso Umberto I. Presenta un impianto ottocentesco. Nell'abside si vede una statua di legno della Pietà (risale al diciannovesimo secolo, restaurata nel 1880 e ridipinta in smalto nel 1970; nel 2000, con le offerte dei fedeli, ha riacquistato i suoi tratti originali attraverso un restauro conservativo.) La chiesa è stata riaperta nel 2000 ed è sempre aperta. Il 22 maggio si festeggia Santa Rita, il 2 luglio la Madonna delle Grazie, il 26 luglio Sant'Anna e l'11 novembre San Martino. La Chiesa dell'Annunziata, situata all'inizio di Corso Vittorio Emanuele, si trova di fronte Piazza Plebiscito. Risale al quattordicesimo secolo. Nella facciata a destra del portale sono murate in rilievo una colonna su cui è scolpita un'anfora, due stele funerarie di epoca romana rinvenute in una località vicino Picerno in pietra del I secolo d.c. Il 17 gennaio si festeggia Sant'Antonio Abate, il 19 marzo San Giuseppe, il 25 marzo l'Annunciazione del Signore, il 5 agosto Sant'Emidio. Si celebra la messa tutti i giorni. Il percorso termina con la Cappella del Rosario che si trova in via Cavour e appartiene alla famiglia Salvia Sitta.
Insomma, chiese e cappelle a Picerno abbondano, così come i culti nei confronti dei Santi. Artisticamente e architettonicamente si riscontrano prevalentemente elementi risalenti al barocco, al manierismo, al tardo – barocco, al gusto neoclassico e a forme tardo - settecentesche anche se tali correnti sono arrivate con un lieve ritardo a causa della collocazione periferica del paese.
In ogni caso le tradizioni non sono mai andate perdute e le feste cattoliche popolari sono celebrate in massa mettendo in gioco anche elementi tipicamente folkloristici come danze locali in costumi tipici, tributi e offerte ai Santi e preparazione di prodotti peculiari del luogo. (A.R.)
Fonti:
- Argan, "Storia dell'arte italiana", Sansoni, 2008
- Abbagnano, Fornero, "Protagonisti e testi della filosofia", Paravia, 2008
- Domenico Felice Toriello, "Santa Filomena o Santa Agnese? La scultura devozionale come testimonianza materiale della storia di una comunità"
- Don Giuseppe Pronesti, "Chiese, Archivio, Biblioteca nella Parrocchia San Nicola di Bari, Picerno", S.T.E.S. srl, 2000
- Emile Durkheim, "Le forme elementari della vita religiosa", Meltemi, 2005
- www.southparkstudios.com