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(ACR) PELLEGRINI E SANTO: SAN ROCCO DI TOLVE, CAMMINI E DEVOZIONE
14 settembre 2009
(ACR) - Esiste un profondo legame fra la comunità di Tolve ed il Santo che veglia da secoli sul paese. Un legame interno e un personale contatto con la dimensione del sacro. Dinanzi agli occhi delle persone in "cammino" si spalanca un orizzonte religioso alto.
Durante i giorni della festa di San Rocco, celebrata due volte a Tolve, il 16 agosto ed il 16 settembre, si rivive un'usanza antica per consentire ai contadini, lasciate le fatiche e la terra, di omaggiare il loro Santo. "I due conventi francescani presenti ai margini del paese – spiega Don Domenico Baccellieri della parrocchia di San Nicola - sono da sempre importanti in quanto, dentro questi, si produceva un olio che aveva benefici effetti sulla pelle, olio che alleviava le fatiche dei contadini la cui pelle".
Le manifestazioni sacre dedicate al Santo diventano così varchi di storia che si aprono come pagine di memoria sulle terre, attraversate dai padri che hanno trasferito alle visioni nuove dei figli educazioni antiche di contatto con i patrimoni umani presenti nelle proprie radici. In questi giorni di festa, vi sono in paese processioni di mani con i rosari. Donne stanche e spesso sole, che indossano abiti scuri riempiti dal vento, e che dinanzi al Santo intessono legami personali con la speranza. Il Santo, come un custode, appare sempre presente e fermo a ricevere i panorami temporali in mutazione.
In processione pochi ma presenti i costumi tradizionali indossati dalle donne. Tanti gli emigranti che decenni fa hanno dovuto abbandonare la propria terra e sono ora di ritorno dalle mete più vivibili e spesso lontane. Uomini e donne che hanno ereditato un cammino, quello dei padri e dei nonni, dell'intera comunità che vive raccolta intorno al sentiero tracciato.
Esistono inoltre attività giovanili di accoglienza del pellegrino. Don Domenico parla di una partecipazione "vissuta non solo durante i giorni della festa, ma durante tutto l'anno, quando i ragazzi organizzano itinerari attraverso le stradine secondarie del paese, per far cogliere il senso del percorso e della scelta del Santo". I luoghi di accoglienza gestiti dai giovani sono destinati al ristoro, alla pausa dei tanti pellegrini che dagli anni 60 giungono a Tolve per la venerazione al Santo.
Ma a Tolve esiste anche un rito nel rito, la pubblica vestizione del Santo che avviene il 14 agosto ed il 14 settembre: l'oro prelevato in banca si pone su di un telaio di grosso spago, dentro il quale gli "ordini" e le tecniche di vestizione saranno organizzate dagli esperti. L'oro donato, simbolo popolare di quanto di più prezioso e caro, sia da un punto di vista affettivo, ma anche materiale le persone posseggono, delinea un orizzonte "ambiguo" che apre contrasti mistici e terreni, religiosi e pagani, sottolineati da Carlo Levi e dal suo interesse rivolto ai tanti "volti" della cultura lucana.
Nei contrasti apparenti e presenti in numerosi centri lucani, vi è però la profondità umana di quel legame popolare, patrimonio ancora vivo della comunità che si concretizza nella semplicità gestuale del dono che passa da mani umili e tocca il punto più alto della comunicazione con il Santo e con la richiesta di una dignitosa quotidianità da vivere. Una preghiera caratterizzata dalle fatiche della terra e dalle frugali mense della povertà, punto descrittivo e fotografia di una vita essenziale.
San Rocco di Tolve è custode di una reliquia, a lui donata dal Cardinale Luciani, allora patriarca a Venezia, che rappresenta il simbolo di un privilegio. Il silenzio della religiosità abbraccia le voci del popolo il 16 agosto quando il Santo, spogliato degli ori donatigli, esce dalla Chiesa di San Nicola e percorre le strade del paese. In quel momento la vicinanza popolare al Santo appare sincera e profonda: i volti sono anche quelli dei figli, non più contadini ma espressione di una evoluzione sociale che continua il transito della memoria e della devozione. Dinanzi alla statua, gli occhi, quelli dei giovani e gli anziani, si uniscono in un solo sguardo.
Il luogo vive in questo modo una intensità tangibile ed un silenzio pregnante, descritto da Don Nicola Moles, che, con i capelli bianchi e tante vite negli occhi, parla "di un intero paese in preghiera, che vive lo stesso respiro della luce e della grazia, incurante quasi del tempo che attraversa le culture delle generazioni che sono comunque vicine a questo momento e profondamente rispettose".
La religiosità popolare è intrisa di canzoni e nenie, preghiere pronunciate davanti alla chiesa dalla varietà dei linguaggi tramandati alle generazioni. Linguaggi che appaiono fermi come il dialetto nelle bocche degli anziani seduti nel sole di agosto, ad affermare un' identità ed una appartenenza profonda alla voce dei padri.
A Tolve e in tanti altri paesi lucani la festa di San Rocco diventa un inesauribile momento di aggregazione, che offre preziose atmosfere di fede, di silenzio e preghiera. In passato la fede si esprimeva in modo molto forte; i fedeli infatti raggiungevano la statua del Santo strisciando sulle ginocchia e battendosi il petto per richiedere la grazia. Momenti popolari questi, ricchi di religiosità profondamente sentita, in cui il sacrificio ed il dolore fisico erano mezzi per il raggiungimento del sacro. La riconoscenza popolare veniva mostrata anche attraverso i numerosi ex voto presenti sulle pareti della Sacrestia, mentre la grazia ricevuta si manifestava anche attraverso la vestizione con l'abito del Santo. Vi era quindi un contatto con l'esterno e con il visibile, quasi per sottolineare una fede popolare, linguaggio questo molto comune.
I cittadini di Tolve, adorano il proprio patrono e lo sentono come presenza protettiva che veglia sulle loro esistenze. Un Santo che volge il suo sguardo benevolo e sereno su tutta la comunità. Molti dei pellegrini in visita, provenienti dalle campagne circostanti, pregano anche di notte esprimendo così una concezione sacrificale del devoto.
San Rocco viene venerato anche in America dove il culto, portato dagli emigranti di inizio novecento, attesta una continuità ed una volontà di trasferimento in mondi lontani e diversi delle proprie radici religiose e culturali, patrimoni identitari ed umani da salvaguardare. Paesi di montagna che delimitano confini e margini. Le montagne intorno sono "mura" che custodiscono bene le tradizioni suggerite dalla storia, punto questo centrale nei sentieri di valorizzazione religiosa e anche culturale di una comunità che, sulle strade nuove, riversa l'anima antica come una vita affettiva e ponte reale di ricordi e risposte verso l'altrove.
Tolve accoglie, nel suo tessuto interno il suo Santo, venerato da secoli e presente nelle vite e negli strati non sempre semplici del reale. La comunità distanzia i divari generazionali, esprimendo disegni prospettici lineari. Il tempo cancella le differenze, concentrando in uno "sguardo" religioso un orizzonte unico di incontro. (F. C.)
Fonti:
- Testimonianza di Don Domenico Baccellieri parrocchia San Nicola Tolve
- Testimonianza di Don Nicola Moles parrocchia San Nicola Tolve
- Augusto Viggiano "I sentieri del Sacro", Casa Editrice Editer, Matera
- Carlo Levi "Cristo si è fermato a Eboli"
- http://it.wikipedia.org/wiki/San_Rocco