venerdì, 22 nov 2024 19:13
(ACR) FRANCESCO PADULA, IL BANDITORE DI SAN CHIRICO NUOVO
13 novembre 2009
(ACR) - Da cinquant'anni attraversa le strade del paese sulle orme di una eredità lasciatagli dal padre. Dopo qualche secondo di silenzio dallo squillo di una delle tre trombe che custodisce gelosamente, seguito da un urlo scandito e fragoroso, annuncia: "Attenzione, attenzione". Anche se oggi, settantaquattrenne, ha ridotto la sua attività, Francesco Padula continua ad essere un prezioso collaboratore per l'amministrazione comunale e i suoi compaesani. Uno tra gli ultimi rappresentanti di un mestiere vecchio di secoli: il banditore pubblico. A San Chirico Nuovo è conosciuto da tutti come "Franc'scon". Per la sua mole generosa, la risata simpatica e contagiosa, il vocione sostenuto e armonioso, inconfondibile per chi lo conosce, fonte di irrefrenabile curiosità in chi lo ascolta per la prima volta.
Quella del banditore è una figura storica nota sin dall'epoca medievale. Un'immagine caratteristica, quasi pittoresca, rappresentata da colui che, annunciandosi con uno squillo di tromba, cui faceva seguito "'u bann'" gridato ad alta voce, si fermava e rendeva pubblica ogni comunicazione, che si trattasse di sentenze, citazioni, proclami, ordini. Figlio di tempi in cui mancavano i mezzi di informazione e la gente non sapeva né leggere né scrivere, il banditore era un indispensabile strumento di comunicazione, una sorta di promoter pubblicitario moderno, utile alle autorità locali ma anche ai privati che vi ricorrevano per lo più per finalità commerciali. Spesso retribuito in natura con frutta, pesce ed altri generi che egli stesso aveva pubblicizzato.
Si fermava nelle piazzette più abitate così da essere ascoltato da un numero maggiore di persone. Al grido seguiva l'intonazione di una cantilena a voce alta o con il supporto di un megafono, in altri casi si accompagnava al rullo di un tamburo. Largamente diffuso anche in Basilicata e spesso presente nel "corredo" del banditore pubblico c'era, poi, il "cupa cupa". Il nome è chiaramente di stampo onomatopeico nel senso che lo strumento produceva sempre lo stesso suono. Carlo Levi in "Cristo si è fermato ad Eboli" descrive il "cupa cupa" di Aliano, paese lucano in cui lo scrittore e pittore torinese fu confinato per la sua attività giornalistica contro il fascismo. "E' uno strumento rudimentale – scrive Levi - fatto di una pentola o di una scatola di latta, con l'apertura superiore chiusa da una pelle tesa come un tamburo. In mezzo alla pelle – prosegue - è infisso un bastoncello di legno. Soffregando con la mano destra, in su e in giù, il bastone, si ottiene un suono basso, tremolante, oscuro, come un monotono brontolio".
La "maschera" del banditore pubblico si è aggirata a lungo tra i borghi dei paesi lucani. Lo confermano alcuni scritti dello stesso Levi. Rappresentazioni curiose attorno a questa figura ricorrono in "Poesie inedite", una delle quali, scritta durante il soggiorno a Grassano, esordisce con l'immagine del banditore e della sua tromba come esempio di comunicazione pubblica, o in "Cristo si è fermato ad Eboli". Qui lo scrittore riserva al banditore una descrizione dettagliata e assolutamente utile a far rivivere le sfumature della sua storica mansione. "Era – scrive - colui che passava a tutte le ore per le vie del paese, suonando una trombetta e battendo su un tamburo che portava a tracolla, e con quella sua voce disumana annunciava le novità del giorno, il passaggio di un mercante, l'uccisione di una capra, gli ordini del podestà, l'ora di un funerale". L'arte della comunicazione pubblica, dunque, era affidata al banditore, nella maggior parte dei casi ultra ottantenne e solito parlare un "dialetto" che era "un miscuglio di linguaggi", osserva Levi.
Un paese come San Chirico Nuovo in cui è custodito ancora un gioiello tanto prezioso come il banditore diventa così lo scrigno di una tradizione che fa da ponte con il passato. E questo Francesco Padula lo sa, ammettendo che, se un tempo la sua attività era anche e soprattutto una fonte di reddito, quando poteva annunciare anche la vendita di maglie, pantaloni e scarpe, non essendoci in paese negozi di abbigliamento o calzature, o l'arrivo di un nuovo venditore ambulante che fosse il pescivendolo, il fruttivendolo o, ancora, l'arrotino, oggi è innanzitutto "occasione di divertimento perché sto a contatto con la gente". D'altronde, conferma Vincenzo Baldassarre, sindaco del paese, "adesso ogni lunedì c'è mercato in paese e la gente può trovare lì tutto ciò che occorre per la settimana e oltre".
Ma "Franc'son" non intende posare la trombetta, così ha scelto di fare i suoi bandi ogni sabato mattina. Alle otto in punto si incammina verso la piazza del paesino lucano, magari dopo aver aspettato i venditori ambulanti che gli chiedono di annunciarli alla gente. Raccolte le informazioni utili alla popolazione, dà inizio al rito. Quando arriva il camion della legna, o della frutta, di animali vivi, lui fa "'u bann". Non cavalca destrieri, come avveniva nel Medioevo. Francesco per raggiungere vicoli e contrade si trascina al ritmo della sua voce modulata in quel dialetto che rende quanto mai caratteristici i suoi annunci, molti dei quali espongono attività o ordinanze dell'amministrazione comunale. Anche questo è un retaggio del passato, quando il municipio ricorreva al banditore per diffondere un avviso importante che riguardava l'intera cittadinanza. Francesco Padula diffonde le ordinanze del sindaco per le contrade di San Chirico, e dopo lo squillo di tromba dice: "Tutt' quand'/sciat' ala sala du Cunsegl/P'cché stà l'incontr". Il messaggio invita i cittadini a raggiungere il Consiglio comunale per un incontro previsto con il sindaco.
Meno burocratico e più concreto, altre volte si rivolge direttamente alle donne del paese: "Attnzion/P'cché stasera gettn a m'rcin/Trasit' i 'rrobb". In altre parole, il banditore pubblico esorta a non stendere panni fuori al balcone perché è stata disposta la disinfestazione, organizzata per lo più nel periodo estivo. E' frequente, poi, che 'u bann' di Francesco Padula contenga anche informazioni di servizio come gli orari in cui non sarà erogata l'acqua in determinati punti del paese.
L'amministrazione comunale di San Chirico Nuovo, però, riconosce un compenso al suo compaesano: cinque euro a bando e rigorosamente registrati, a dimostrazione del fatto che quello del banditore, seppur in estinzione, è considerato ancora un mestiere. Tra un bando e l'altro Franc'scon si dedica al suo orto e spesso anche i prodotti della sua campagna diventano oggetto dei suoi proclami. Per la comunità di San Chirico Nuovo Francesco è un punto di riferimento, tant'è che "mi cercano per diffondere le notizie", racconta orgoglioso.
Chi parla di lui in paese non pensa solo al banditore, certo, ma anche all'uomo che ha trascorso una vita a darsi da fare per la sua famiglia. Lo testimoniamo le sue mani grandi, callose. Mani che hanno lavorato. Non è un rapporto di sola utilità quello che lega Francesco alla sua comunità, è prima di ogni cosa questione di stima e affetto. Ma non è un caso a sé. Nel luglio scorso a Miglionico è venuto a mancare Manuel''u scettabban', Emanuele Calviello, il banditore, che a novantaquattro anni ha firmato un pezzo di storia locale lasciando un vuoto profondo tra i suoi concittadini.
Stupisce, ma piacevolmente, scoprire quanto sia radicata la figura del banditore nella cultura popolare lucana dalla letteratura, prima, alla musica, oggi. "Il banditore supplente" è il titolo di una poesia firmata dal poeta lucano Antonio Cervino tratto dalla raccolta "Sulle vie dell'uomo", e "O Bannu" è il nuovo album degli Ethnos gruppo che fa musica antica della Basilicata e che ha scelto questa denominazione per il nuovo lavoro in omaggio "alla figura del banditore ormai scomparsa, che lancia un ultimo grido di una profezia inascoltata".
Non restano inascoltati, invece, i bandi di Francesco Padula, o per lo meno non conviene. Perché a conclusione di ogni proclama il banditore pubblico di San Chirico Nuovo avvisa senza mezzi termini i suoi uditori: "Chi nun vol' send, pozza dventà sord'". Superfluo il tentativo di una traduzione. (A. P.)
Fonti:
- San Chirico Nuovo: testimonianze del sindaco di San Chirico Nuovo, Vincenzo Baldassarre, e del banditore pubblico di paese, Francesco Padula
- "Addio all'ultimo banditore", Il Quotidiano della Basilicata, 14 luglio 2009
- Carlo Levi, "Poesie Inedite"
- Carlo Levi, "Cristo si fermato ad Eboli", Einaudi 1990
- Giovanni Battista Bronzini, "Il viaggio antropologico di Carlo Levi: da eroe
stendhaliano a guerriero birmano", Dedalo 1996 - Antonio Cervino, "Sulle vie dell'uomo"- poesie – Valsele Tipografica, Materdomini 1999
- www.miglionicoweb.it
- www.wikimatera.it