venerdì, 22 nov 2024 18:47

Vai all'archivio
Stampa Invia

(ACR) IMMIGRATI, STORIE DI BADANTI IN BASILICATA

29 gennaio 2010

(ACR) - Malgorzata, polacca, 39 anni, racconta sempre sorridendo gli esordi del suo mestiere di badante in Lucania: non capiva il dialetto e la Basilicata le offriva l’immagine di un’Italia completamente diversa rispetto a quella che aveva conosciuto a Milano, dove aveva vissuto per un anno; non si sentiva nemmeno in grado di poter svolgere questo mestiere, ma poi si rese conto che “le donne sono naturalmente portate a prendersi cura degli altri”. Malgorzata non è l’unica donna a lasciare il suo paese d’origine per andare a vivere all’estero. Ma queste donne che lasciano la propria terra per vivere e lavorare in un’altra nazione che ambiente migratorio e sociale incontrano in Basilicata?

Scorrendo il bilancio demografico dell’Istat sulla popolazione straniera residente per regione, aggiornato al primo gennaio 2008, in totale sono presenti 9595 stranieri su territorio lucano: 4946 a Potenza e 4649 a Matera. Le stime del Dossier Caritas (2007) dicono che della somma totale 5525 sono rumeni. Secondo l’Istat la motivazione principale che spinge all’emigrazione è il lavoro (in percentuale tale fattore influenza il 69,4% degli immigrati); per quanto riguarda l’etá, il 54,8% degli stranieri ha fra i 19 e i 40 anni mentre il resto ha fra i 41 e i 50 anni o più di 50 anni. I principali punti di provenienza sono gli ex paesi dell’Unione Sovietica, l’Albania, il Marocco, i paesi del Sud America e la Cina. Stando a una ricerca del Cnel, il minimo potenziale migratorio in Basilicata è causato dalle poche possibilitá lavorative; nonostante questo, dal punto di vista sociale e integrativo, insieme alle altre regioni del sud, si trova in vantaggio rispetto al centro – nord. Il divario fra italiani e stranieri in termini di retribuzione e di qualità della vita è minore in relazione alle regioni del nord; in Basilicata - e nel resto del sud- gli immigrati non conducono una vita troppo distante dagli standard degli italiani del luogo. Considerando anche parametri come la dispersione scolastica e la devianza, al sud la situazione è migliore se paragonata al nord dove, invece, soprattutto nei grandi centri, abbondano gang urbane di matrice etnica. Infine, il tasso di violenza al sud è minore: incide per un 27% sul totale nazionale.

La Basilicata si sta adattando al fenomeno dell’immigrazione. Nel 2007 è stato progettato un programma regionale con iniziative a favore degli immigrati residenti in Basilicata per il quale sono stati stanziati 400 mila euro. Sono stati aperti sportelli unici sull’immigrazione situati a Potenza e a Matera. Esiste, inoltre, una rete territoriale di servizi informativi regionali per l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati: 13 nella provincia di Potenza e 7 nella provincia di Matera. Sono stati istituiti corsi di lingua italiana e corsi di formazione per mediatori culturali presso l’Apof.il e l’Ageforma. Esiste anche un Comitato per la difesa dei migranti molto attivo in Basilicata. L’opinione pubblica e l’evidenza dei fatti dimostrano che le attività svolte dagli immigrati sono necessarie per far funzionare l’economia. Secondo Unioncamere, in Italia, il 20% dei negozi è di immigrati e le ditte di proprietà di stranieri rappresentano il 10% sul totale. La ricerca Excelsior, realizzata da Unioncamere e dal ministero del lavoro, informa che le imprese lucane hanno registrato assunzioni di personale extracomunitario pari a 1.286 impiegati nel 2008. I settori a maggiore occupazione sono l’edilizia, l’agricoltura, il settore alberghiero, la ristorazione e l’assistenza a bambini o ad anziani. Quest’ultima attivitá è diffusa in particolar modo: in Italia una famiglia su dieci ha una badante, ci sono 1,5 milioni di colf e badanti, il 37% in più rispetto al 2001; il 71,6% è formato da immigrate e in media sono presenti in Italia da 7 anni e mezzo. Alle case di cure e alle residenze sanitario – assistenziali si rivolge, su 2,8 milioni di anziani bisognosi di assistenza, solo l’8%; questa scelta è causata dai prezzi elevati e dalla condizione di emarginazione sociale che la decisione di vivere in una residenza per anziani implicherebbe (dati elaborati da Unioncamere).

Dal punto di vista legislativo, nell’ultimo anno è stato molto importante il dibattito sulle regolarizzazioni di colf, badanti e babysitter stranieri: regolarizzazione fattibile per coloro che non abbiano alle spalle espulsioni legate a motivi di sicurezza né condanne penali e, che dal punto di vista della situazione lavorativa, risultino impiegati da almeno 3 mesi prima del giugno del 2009. Una delle peculiarità della regolarizzazione è il pagamento di 500 euro per condonare gli anni di contributi non versati; inoltre, chi vuole mettere in regola una colf, ad esempio, deve dimostrare un reddito annuo di almeno 20 mila euro se è singolo e di 25 mila euro se si tratta di un nucleo familiare. Coloro che regolarizzano una badante non devono dimostrare alcun reddito ma la certificazione sulle condizioni della persona assistita.

In base a quanto pubblica il Censis, in media le badanti in Basilicata lavorano dalle 8 alle 10 ore al giorno per un salario compreso fra i 600 e i 900 euro mensili. Il 58,1% lavora per una sola famiglia, il 41,9% trova impiego in media presso 3,2 famiglie. L’82,9% si occupa della pulizia della casa, il 54,3% prepara i pasti, il 42,7% si dedica alla spesa, il 49,5% accudisce gli anziani, il 32,4% assiste una persona non autosufficiente, il 28,8% fornisce specifica assistenza medica, il 36,6% dichiara che il proprio lavoro consiste anche nel fare compagnia a un membro della famiglia. Più di un terzo delle badanti straniere proviene da un Paese membro dell’UE e ha preso la cittadinanza italiana o ottenuto la carta di soggiorno. L’identikit? Donna, laureata o diplomata, sposata, età superiore ai 40 anni, con l’obiettivo di tornare al paese di origine. Alcune vivono con gli assistiti, ma la maggior parte alloggia in un’altra casa avendo così la possibilità di lavorare in multicommittenza piuttosto che in monocommittenza. La provenienza è innanzitutto rumena (53,7%), gli altri paesi sono Albania (11,9%), paesi slavi (32,4%), Marocco (1%) e Cina (1%).

Si tratta dunque di un mestiere altamente etnicizzato che potrebbe implicare incomprensioni linguistiche, culturali o generazionali, soprattutto quando avviene il primo impatto fra assistente e assistito. Le popolazioni dell’Est sono favorite sia per la vicinanza geografica sia per l’entrata nella UE di Romania e Polonia; le badanti cercano poi di inserire connazionali creando reti femminili di supporto reciproco; in quelle zone è una consuetudine che la donna lavori o emigri mentre il padre si occupa dei figli; generalmente queste donne intendono portare a termine un progetto economico di breve durata e soddisfare esigenze nel paese di origine. Coloro che hanno un piano migratorio di ampio respiro, invece, aspirano a cambiare lavoro. La forte presenza di cinquantenni è data dal fatto che molti sono giá in pensione a questa etá nel luogo di provenienza. La presenza polacca è in calo per il miglioramento delle condizioni economiche del paese, mentre sono in aumento le presenze rumene. Per quanto concerne i soldi spediti al paese d’origine, dai dati Caritas emerge che in prevalenza si inviano fra i 400 e i 600 euro. Il lavoro si trova tramite amici, familiari o il parroco.

Raccogliendo testimonianze risultano emblematiche quelle di Malgorzata e di Olga, entrambe badanti in Lucania; la prima, polacca, lavora a Rionero in Vulture, la seconda, rumena, vive a Palazzo San Gervasio.

Malgorzata, 39 anni e laureata in filologia a Cracovia, arriva 5 anni fa in Italia intraprendendo da sola un lungo viaggio in autobus; per un anno vive in provincia di Milano lavorando come barista. La vita di Milano però la disillude, riallaccia quindi dei rapporti con una connazionale che vive in Basilicata e che la convince a trasferirsi e a provare il mestiere di badante. “La qualità della vita a Milano”, racconta, “è molto più bassa che al sud; ammetto che avevo un’idea stereotipata dell’Italia prima di viverci ma sono rimasta davvero delusa da quello stile di vita che non teneva conto di ció che è davvero importante; gli stipendi sono alti e ho trovato cose a Milano che a Opole, la mia città, nemmeno mi immaginavo, però troppi milanesi vivono in modo frenetico e superficiale”. L’arrivo non è stato semplice: Malgorzata sorride ricordando il suo primo approccio con il dialetto lucano e le lunghe attese per ottenere documenti ma sostiene di amareggiarsi quando pensa che in Italia la figura dell’anziano è diversa da quella della sua cultura; in Polonia l’anziano è colui che detiene saggezza, “in Italia molto spesso è solo un vecchio o un peso, anche se al sud la situazione mi è apparsa diversa: la famiglia è meno disgregata e ancora si conservano certi valori che il mio popolo condivide”. A Rionero lavora per 8 ore al giorno, ha le domeniche e i festivi liberi e guadagna 780 euro al mese lavorando per una sola famiglia: pulisce, cucina, spesso si occupa della spesa e, soprattutto, assiste un anziano che ormai conosce bene e che accompagna ovunque, anche dal medico. La donna afferma di aver instaurato un rapporto positivo con la famiglia che la ospita anche se dice che le piacerebbe tornare un giorno in Polonia (dove vive suo marito), a meno che non trovi in Italia un nuovo lavoro che le permetta di applicare le sue conoscenze. Il suo è un esempio di migrazione di scopo, cioè di un trasferimento temporaneo volto al raggiungimento di un obiettivo. Nel frattempo studia italiano e ha anche seguito un corso; prima di trasferirsi in Italia conosceva già un poco la lingua per averla ascoltata in televisione o attraverso le canzoni italiane che passava la radio. I soldi che guadagna li conserva per un eventuale progetto futuro: se torna in Polonia sogna di costruire una casa nuova. Olga, invece, ha 50 anni ed è diplomata, assiste a un solo anziano ma vive con la sua famiglia; Olga è partita da sola dalla Romania circa 10 anni fa; appena arrivata si occupava di varie famiglie e svolgeva diverse attivitá: puliva, cucinava e assisteva. In seguito è stata raggiunta dalla sua famiglia (suo marito, sua madre e i due figli) ed è dunque passata a un’attivitá in monocomittenza per dedicarsi alla propria casa. La vicenda di Olga è un esempio di migrazione di trasferimento, cioè di una migrazione che prevede il coinvolgimento del gruppo familiare.

Anche per la donna rumena il primo impatto è stato duro: gli anziani per cui lavorava la avvertivano quasi tutti come una forzatura ma era costretta a impegnarsi mandando 600 euro circa in Romania ogni mese. Inoltre, sentiva la mancanza della sua famiglia che poteva vedere una sola volta all’anno, nonostante le lunghe telefonate quotidiane. Oggi è soddisfatta della scelta di vivere in Italia e ha anche agito per ottenere la residenza; in passato si preoccupava per i figli, in etá scolare, poiché temeva che non si sarebbero adattati o che sarebbero stati vittime di razzismo, ma vedere che i figli di altri stranieri si erano integrati bene le dava speranza. Inoltre, la incoraggiava l’assenza di gang etniche che in molte cittá italiane sono formate da adolescenti di seconda o terza generazione con problemi di adattamento o disillusi da famiglie che hanno ricongiunto in Italia; spesso questi ultimi bambini o adolescenti, dopo aver avuto per anni una certa percezione dei propri genitori (normalmente positiva) ricavata da brevi visite, nel momento in cui iniziano a viverci insieme ne restano delusi. Olga oggi sogna di fare un corso di mediazione culturale per aiutare coloro che si trovano nella sua stessa situazione e pensa di offrire la propria esperienza affiancando, ad esempio, le badanti appena arrivate. Sia Malgorzata sia Olga cercano di creare reti etniche proponendo una socializzazione propria del paese di origine: il tempo libero lo trascorrono prevalentemente con persone della stessa provenienza mantenendo riti e tradizioni. Malgorzata, seguendo l’esempio della connazionale che l’aveva convinta a trasferirsi in Basilicata, cerca di inserire donne provenienti dalla sua terra.

Le badanti sono autodidatte: imparano l’italiano da radio e tv, spesso apprendono come affrontare un problema sanitario dal medico di base e acquisiscono professionalità sul campo. Fanno pratica nella comunicazione con l’assistito scambiando vocaboli e confrontando usanze e culture. Apprendono a far accettare la propria presenza nei momenti più delicati, a mediare in caso di conflitto con i familiari e a permettere agli anziani di socializzare. Addirittura diventano referenti del medico di base o dello specialista. Alle badanti si affidano le persone più vulnerabili e in molti casi anche la gestione della casa, dunque mansioni che implicano investimenti relazionali ed emotivi molto forti. Gli assistiti, in prevalenza di sesso femminile, valutano positivamente le badanti affermando che sono una soluzione in una società che tende all’emarginazione degli anziani; per di piú, questi ultimi sostengono che sono una compagnia rassicurante. In alcuni casi si intrecciano dei rapporti talmente positivi che le badanti si fermano sul posto di lavoro oltre il dovuto, come capita a Olga: “se finisce il mio turno ma non ho ancora portato a termine qualcosa mi fermo a completarlo, ho un buon rapporto con la famiglia per la quale lavoro e non mi infastidisce poter aiutare. Il nostro è uno scambio: se io ho bisogno di qualcosa posso far affidamento su di loro. Mi sento come un membro della famiglia, partecipo proprio alla vita domestica ad esempio unendomi a loro per i pasti, andando ai compleanni e permettendo alla mia famiglia di interagire con i miei datori di lavoro”.

Olga racconta anche di un anziano per il quale lavorava i primi tempi: “ero appena arrivata in Italia e non conoscevo quasi nessuno; quando il mio assistito se la sentiva andavamo a fare passaggiate, mi raccontava della sua gioventú ed era estremamente curioso sui fatti della mia cultura: si era instaurato un vero rapporto d’amicizia; fra l’altro, ho sentito dire da mie amiche o conoscenti che svolgono lo stesso lavoro che molti anziani hanno ritrovato vitalitá grazie alla presenza incoraggiante delle donne che si prendono cura di loro: qualcuna si é persino sposata con il proprio assistito”. Le badanti sono dunque una risorsa non solo economica ma anche umana.

Il loro arrivo in massa è anche una risposta alle trasformazioni della famiglia: con l’entrata delle donne nel mercato del lavoro è venuta meno l’assistenza del sesso femminile all’interno delle mura domestiche; erano le madri e le figlie le badanti naturali del passato. Con il calo delle nascite e la mobilità geografica dei figli si è ridotto il walfare familiare creando un nuovo welfare pubblico con un abbassamento dei costi generale. Inoltre, aumenta il numero di anziani non autosufficienti. Costanzo Ranci, professore di economia al Politecnico di Milano, afferma che la badante è l’unica soluzione per gli anziani che appartengono al ceto medio; i più poveri si accontentano dell’assistenza comunale e i più ricchi possono pagarsi la sanità privata. La Basilicata, tuttavia, si trova agli ultimi posti con la Valle d’Aosta se si considera la presenza regionale di badanti pari allo 0,02%. La spiegazione sociale è che comunque in Lucania si mantiene attivo il ruolo della famiglia come avveniva in passato. Ci sono ancora le nonne di un tempo e molte madri sono casalinghe, soprattutto nei paesi è facile trovare situazioni di questo tipo. Almeno per ora non risultano esistere troppe disgregazioni familiari corrosive poiché la Lucania è una regione tradizionalista: forse è anche questo uno degli aspetti che spinge lavoratori stranieri a volerci vivere perché vedono riflessi nelle persone quegli stessi valori che caratterizzano le loro culture di provenienza. (A.R.)

FONTI:

  • Interviste e resoconti sul campo
  • www.censis.it
  • www.corriere.it
  • www.agcom.it/sondaggi/sondaggi_index.htm
  • Dossier Statistico Immigrazione, Caritas Diocesana Romana
  • www.qualificare.it
  • Metropoli, Corriere della Sera, 22/02/2009
  • Metropoli, Corriere della Sera, 08/03/2009
  • www.italiannetwork.it
  • www.stranierinitalia.it


Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player