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VIAGGIO IN UN MONDO MAGICO

24 febbraio 2003

La Lucania nelle ricerche di Ernesto De Martino

© 2013 - pinna_capro.jpg

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(ACR) - Le ricerche antropologiche condotte da Ernesto De Martino in Basilicata nel secondo dopoguerra costituiscono l'oggetto di studio della tesi di laurea di Angelica Giannace discussa presso l'Università degli Studi di Pisa. Attraverso un'analisi dei viaggi compiuti dallo studioso l'autrice delinea i tratti caratteristici delle usanze e delle credenze contadine che così fortemente permeavano la società rurale del tempo nella regione. Gli intenti dell'analisi sono stati quelli di una ricostruzione storica delle spedizioni demartiniane congiunti al tentativo di chiarire gli intenti e gli obiettivi della ricerca etnografica. Ernesto de Martino "scopre" la Basilicata tra il 1949 ed il 1951 quando, ospite a più riprese di Scotellaro a Tricarico, grazie al sindaco-poeta si accosta al mondo contadino nel suo intreccio di miseria e di espressioni culturali. E' fra i contadini del sud d'Italia che lo studioso napoletano sente emergere la sua "missione" e dove prenderà forma la sua etnologia storicistica. A rafforzare il suo interesse per le classi subalterne meridionali contribuirono anche le pagine di Carlo Levi che segnarono l'atto di nascita di una nuova sensibilità meridionalistica. "Cristo si è fermato ad Eboli" venne utilizzato come testo etnografico da cui trarre spunto per attingere materiali che egli riteneva attinenti ad una ricerca già iniziata su altri terreni. Dall'ideazione di un progetto e dai riscontri sul territorio che un romanzo autobiografico mise in evidenza prese vita l'idea di una vera e propria "spedizione etnologica" in Lucania. E' dell'estate del 1952 il primo viaggio in Lucania, seguito a breve distanza da un altro nell'ottobre dello stesso anno, dove vennero meglio definiti i caratteri del suo metodo di ricerca etnografico attento a porre in rilievo un mondo fatto di "miseria ma anche di umana dignità". I centri di interesse della ricerca spaziano dai canti e balli popolari alle tradizioni religiose contadine ma è soprattutto sulla magia che si accentrò la sua curiosità di studioso allo scopo di determinare la struttura delle pratiche magiche, la loro funzione psicologica e le condizioni esistenziali che ne favorirono il perdurare. Il tema della magia costituisce, infatti, il punto fondamentale del pensiero e dell'opera demartiniana, importante al tal punto da essere considerata una dei tratti distintivi della cultura della terra. Secondo De Martino la magia è una creazione culturale dell'uomo attraverso la quale egli intende difendere la propria personalità non ancora rafforzata. Tutta la civiltà contadina appare, infatti, attraversata dal concetto di una dipendenza soprannaturale del mondo e della storia in ogni momento della vita. Cerimonie e tradizioni di ordine magico accompagnano e sottendono ogni momento o circostanza della vita: dalla nascita alla morte, dalla caccia o dal raccolto, alla cura delle malattie. Dipendenza dal soprannaturale che assume in qualche modo due accezioni: l'una di riconoscimento di dipendenza da un mistero che implica quindi anche accettazione, l'altra di paura dell'ignoto che va tenuto comunque sotto controllo, altrimenti se gli accadimenti della vita non dovessero andare come si vuole si possono sempre modificare tramite il ricorso ai riti propiziatori. Non si può comunque parlare di "mondo magico" se non si considerano le situazioni in cui avvengono questi rituali che hanno il solo scopo di proteggere le persone dai pericoli e dalle angosce di un'esistenza difficile. Quell'angoscia sempre costretta nell'anima si manifestava improvvisamente nei momenti critici dell'esistenza "davanti alla morte, davanti alle forze della natura, davanti alla fame, alla solitudine notturna", come annotava De Martino nei suoi studi. In una società come quella contadina lucana perennemente minacciata dalla siccità, dalle frane, dai terremoti, ossessionata dal pensiero della morte, il ricorso alla magia diventava il modo, se non più efficace sul piano pratico ma sicuramente più rassicurante, di esorcizzare la paura. I riti magici lucani sono quindi un tentativo di protezione nei confronti delle difficoltà quotidiane e da tutto ciò che viene percepito come qualcosa che esiste indipendentemente dalla propria volontà. E il fatto che non sempre occorra un mago per compiere i riti conferma il fatto che si tratta di un modo di reagire per cercare di dare una risposta la più immediata possibile alle proprie esigenze e ai propri bisogni. La spiegazione della magia sta, in ultima analisi, nella funzione storica che essa assolve. E' proprio in questa regione periferica e dimenticata che De Martino porta alla luce l'intatto patrimonio "magico-pagano", ma anche "cristiano-pagano", ed è anche grazie ai suoi studi che la Lucania da regione periferica e dimenticata è diventata l'emblema del mondo contadino e si è venuta a trovare al centro di compositi interessi culturali. (V. S.)

Redazione Consiglio Informa

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