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L'INDOTTO FIAT
03 marzo 2003
Realtà produttiva e prospettive di sviluppo per la zona di Melfi
(ACR) - I riflessi economici provocati dall'insediamento Fiat a Melfi costituiscono l'analisi dello studio contenuto nella tesi di laurea di Elio Cilento discussa presso l'Università degli Studi "G. D'Annunzio" di Chieti. La ricerca pone in rilievo in maniera particolare il complesso rapporto venutosi a creare tra lo stabilimento Fiat e la rete di aziende fornitrici in seguito al mutato sistema di produzione adottato nella fabbrica lucana. La scelta della Fiat di costruire l'impianto di Melfi matura tra la fine del 1989 e l'inizio del 1990 quando l'economia del nord si trova all'apice di un lungo ciclo espansivo; la decisione non viene presa nella previsione di un forte incremento delle vendite ma nasce al contrario dalla consapevolezza che la capacità dell'azienda di competere vittoriosamente sui mercati si va affievolendo e che l'organizzazione produttiva così come è delineata negli altri stabilimenti del gruppo non permette un livello stabile di redditività. L'insediamento di Melfi, già in fase di progettazione, si configura per la scelta di nuovi modelli organizzativi che prevedono la costruzione a diretto contatto con il colosso Fiat di fabbriche fornitrici di primo e secondo livello per poter garantire il massimo di flessibilità produttiva. Questa nuova struttura localizzativa si concretizza in un insieme di benefici a vantaggio dei fornitori: semplificazione dell'attività amministrativa, eliminazione dei costi di trasporto, possibilità di accesso a servizi centralizzati importanti come la manutenzione e in un miglioramento complessivo della propria qualificazione aziendale e produttiva. Diverse aziende del comprensorio, infatti, si occupano non solo di fornire lo stabilimento Fiat ma anche le altre realtà produttive del gruppo torinese. Per questo motivo la posizione baricentrica di Melfi assume un'importanza determinante all'interno di un sistema operativo che caratterizza quest'area come una delle più importanti realtà produttive del maggior gruppo industriale italiano. La strategia produttiva interaziendale varata dalle aziende dell'indotto lascia poi agli imprenditori anche la possibilità di continuare ad operare liberamente sul mercato, con la possibilità di adottare rapporti anche con altre aziende del settore automobilistico. L'impegno quasi esclusivo diretto all'innovazione del processo produttivo se da un lato rafforza la loro competitività sul mercato internazionale dell'auto dall'altro però limita la possibilità di aprire nuove opportunità di dialogo con il mondo imprenditoriale locale. La ristrutturazione organizzativa consente solo ad alcune imprese della zona di servirsi di fabbriche vicine per l'approvvigionamento di materiali presenti in loco. Questo rende però più agevole lo sviluppo del difficile processo di integrazione fra le varie realtà produttive della zona che guidate e indirizzate dalla Fiat tendono a coinvolgere in maniera sempre più ampia l'insieme del sistema di subfornitura. La diversità produttiva ed organizzativa del sistema di fornitura insediatosi in quest'area del territorio lucano produce però nel breve periodo un difficile processo di nascita di imprenditorialità indotta nel melfese, almeno per ciò che riguarda i settori delle forniture di primo livello. Il settore nel quale si possono innestare nuove opportunità imprenditoriali locali, a giudizio dell'autore dello studio, è quello dei servizi industriali come ad esempio la pulizia e la manutenzione degli impianti, piccole riparazioni e costruzioni metalliche, in quanto non essendo inseriti nell'area di produzione, non subiscono i vincoli logistici della rete di fornitura di componenti, né necessitano di particolari conoscenze produttive ed organizzative. In particolare, la fornitura di servizi industriali potrebbe essere il settore più interessante da valutare in funzione di uno sviluppo indotto regionale. La loro struttura organizzativa implica una minore capacità occupazionale ma potrebbe comportare un maggiore utilizzo da parte delle imprese che costituiscono la complessa rete di fornitori della Fiat. Nel medio periodo invece se si attiveranno opportune politiche di incentivazione ed assistenza tecnica potranno sorgere imprese locali di subfornitura di secondo e terzo livello con la produzione di componenti molto semplici destinati ai fornitori primari. L'altro aspetto suscettibile di una reale crescita, secondo lo studio, è la costituzione di una nuova imprenditoria locale che sappia utilizzare le competenze presenti nel tessuto locale, a questo però deve far seguito la volontà della grande impresa esterna di sostenere in maniera stabile la domanda di beni. La formazione di un nucleo di piccole imprese legate all'indotto deve costituire, questo l'auspicio dell'estensore dello studio, una favorevole opportunità per lo sviluppo di nuove capacità imprenditoriali. Il grande insediamento deve costituire, in conclusione, la possibilità di un nuovo mercato di sbocco per le materie prime, per i semilavorati, i macchinari o i servizi di cui ha bisogno ma soprattutto deve creare nella struttura sociale dell'area arretrata la capacità di percepire quel mercato di sbocco come un'occasione di profitto. (V. S.)