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I RACCONTI DELL'ANIMA DI MICHELE CASILLO
27 marzo 2003
Il disagio dell’autore espresso nei suoi scritti
(ACR) - Michele Casillo è nato a Potenza nel 1948. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, si è iscritto alla facoltà di sociologia. Nel 1991 ha pubblicato il suo primo racconto dal titolo "Foglie", cui ha fatto seguito "Senza tempo". Ha partecipato a vari concorsi nazionali di poesia e narrativa, conseguendo vari premi, tra cui il prestigioso "Scripta manent". Il disagio esistenziale dell'uomo è al centro dei suoi racconti: l'uomo con i dubbi e le sofferenze spirituali. Protagonista, quindi, non è l'individuo con le sue certezze, ma un essere fragile, sempre alla ricerca di verità e di risposte che non riceverà mai. Nell'opera di Casillo riaffiora, in modo prepotente, il periodo dell'infanzia e il rapporto tormentato con i genitori, soprattutto col padre. In uno dei racconti l'autore dialoga col padre, al quale rammenta di non essere riuscito a comprendere il suo dolore fisico e psicologico. Quella rappresentata dal Casillo è un'infanzia per niente spensierata, ma vissuta in solitudine e con continui sensi di colpa. La difficoltà di rapportarsi agli altri e di dialogare in maniera autentica è uno dei temi più ricorrenti. L'autore lotta sempre con sè stesso, nella speranza di essere ascoltato e capito, come Charlie Brown che cerca di farsi ascoltare da Lucy, ma i suoi tentativi resteranno per sempre vani. Nei racconti emerge soprattutto l'incomunicabilità dell'uomo moderno, incapace di ascoltare gli altri, di entrare in comunione col proprio simile e di empatizzare i problemi altrui. Il mondo che viene rappresentato è caratterizzato dall'apparenza e dalla superficialità, che rendono difficile la conoscenza dell'altro, anche perché è difficile conoscere sé stessi. L'autore si sofferma soprattutto sulla mancanza di dialogo profondo tra l'uomo e la donna, per rapporti resi difficili da sensibilità differenti e modi di concepire la realtà'. Uomini e donne che "s'incontrano" senza mai "confrontarsi", accecati dalle proprie aspirazioni ed ansie quotidiane. Casillo sottolinea nei suoi racconti l'inutilità della "chiacchiera" fine a sé stessa, alla quale si ricorre soltanto per impiegare il tempo, per riempire di voci gli ingombranti vuoti dell'esistenza. Man mano che si procede nella lettura, riaffiora sempre il male oscuro che attanaglia la vita delle persone sensibili, pur nella consapevolezza che solo attraverso la sofferenza "si diventa grandi e capaci di partire per alte mete". Sono racconti autobiografici quelli di Michele Casillo, il quale usa lo pseudonimo di Roberto per raccontare gli eventi dolorosi della vita: le incomprensioni, la separazione, la difficoltà di relazione, la morte. Per l'autore la conoscenza dell'altro è fondamentale per superare l'incomunicabilità, anche se conoscersi comporta la necessità di svelarsi, di mettersi a nudo; e tutto ciò certamente disorienta e fa paura. Ma è solo attraverso la conoscenza che è possibile comprendere l'altro e non abbandonarlo alla solitudine e alla disperazione. Nonostante tutto, quello che trapela dall'opera di Casillo è un messaggio di speranza, con il quale ci invita a vivere, morire, ricostruirci e risorgere. (M. V.)